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venerdì 23 marzo 2012

ZIA MAME di Patrick Dennis

Questo è un libro uscito nel 1955, guadagnandosi una recensione molto scettica sulle pagine letterarie del "New York Times".  I lettori manifestarono un clamoroso dissenso rispetto all'opinione dell'autorevole organo di stampa, infatti venti giorni dopo, "Zia Mame" conquistò il primo posto nella classifica dei libri più venduti stilata dal giornale, mantenendo tale posizione per due anni.

Il piccolo Patrick, di dieci anni, rimane orfano e viene affidato alla sorella di suo padre, la zia Mame. Educato in modo rigido e conservatore, Patrick viene catapultato nel mondo estremamente appariscente e privo di regole della zia, popolato da personaggi frivoli e chiassosi, nella New York di fine anni venti.
Dopo il primo periodo caotico e divertente in cui zia e nipote si conoscono e lui impara a vivere secondo i ritmi di Mame, tutto cambia e Patrick viene mandato a studiare in un collegio, ma continua a trascorrere le vacanze nel lussuoso appartamento della strana zia a Manhattan. In questo modo è comunque partecipe delle molte avventure della zia: il suo matrimonio felice, ma breve; la stesura di un libro; l'aiuto offerto a una giovane incinta; la ricerca di un lavoro (perché la crisi del '29 colpirà anche lei); e l'adozione di alcuni orfani.
Patrick cerca di raccontare la sua adolescenza in compagnia di questa donna impertinente, sfacciata ed assolutamente allergica a qualsiasi forma di riverenza bigotta; uno spirito libero che lui accetta così com'è, senza mai giudicarla.

Si tratta di una lettura piacevole e leggera, ma che sicuramente non rientra tra i miei libri preferiti. Nel commento sul retro della copertina, Rosalind Russell scrive che il personaggio di Mame ha molto in comune con altre eroine della letteratura come Lorelei Lee, Blanche DuBois e Scarlett O'Hara. Credo che sia stato questo a spingermi a leggere il libro, ho pensato: "Se questa zia Mame è incredibile anche solo la metà di Rossella in Via col vento, allora vale la pena di leggerlo". Il paragone si è letteralmente sgretolato tra le mie mani mentre leggevo il romanzo. Zia Mame è lontana anni luce da Rossella e da molte altre protagoniste della letteratura che a me piacciono.
Questa zia viene descritta come una donna con un feroce senso dell'umorismo e il libro promette di essere molto ironico e divertente. Io non ho riscontrato niente di tutto questo; alcuni avvenimenti sono simpatico, ma niente di più. Non l'ho trovato divertente, anzi a volte è anche noioso, ma forse è un umorismo che non mi appartiene e quindi non lo capisco...mah.

Ho trovato zia Mame una donna svampita, egocentrica e molto frivola, a volte stupida e con poca personalità ; è un personaggio che mi ha molto infastidito in alcune scene e innervosito in altre. Facevo fatica a sopportare i momenti in cui questo povero bambino, Patrick, è costretto a sopportare le sciocchezze della zia, senza essere ascoltato o preso in considerazione. Non mi piace il modo in  cui Mame prende il sopravvento in tutte le situazioni e il nipote, ormai adulto alla fine del libro, non riesca mai, o meglio, non provi mai a "contenerla".

Una cosa che mi succede poche volte è trovarmi a chiedere: ma dove vuole arrivare questo libro? Cosa che mi è capitata leggendo questo romanzo. Mi è sembrata solo una lunga descrizione di situazioni vissute dai due protagonisti, ma che non arrivava mai da nessuna parte, mai ad uno scopo. Una serie di avvenimenti messi semplicemente in ordine cronologico. Arrivata a metà libro ho pensato: "Ok, hai una zia strana...e allora?!? Dimmi qualcosa di più!!".

Mi dispiace perché sembra che mi stia accanendo su questo romanzo, ma purtroppo non mi è piaciuto. Ripeto: forse è un problema mio; ma dubito che gli darò una seconda possibilità. Finirà in fondo alla mia libreria e tanti saluti.

VOTO: 6/10

venerdì 16 marzo 2012

IL LINGUAGGIO SEGRETO DEI FIORI di Vanessa Diffenbaugh

Questo è stato l'evento editoriale del 2011, subito in cima alla classifica dei libri più venduti. Per questo ero un po' scettica (non mi fido mai di queste cose), ne avevo sentito parlare fino alla nausea e quasi non volevo leggerlo, ma poi mi è stato prestato da un'amica e ho deciso di dargli una possibilità...

Victoria non ha avuto una vita facile: abbandonata nella culla, ha passato l'infanzia saltando da una famiglia adottiva ad un'altra; fino all'incontro, drammatico e sconvolgente, con Elizabeth, l'unica madre che abbia mai avuto e la donna che le ha insegnato il linguaggio dei fiori. La ragazza ha paura del contatto fisico, di amare e lasciarsi amare, e delle parole, per questo usa i fiori per esprimere le sue emozioni. Ora Victoria ha diciotto anni e, dopo un inizio turbolento, lavora come fiorista con molto successo, i suoi fiori sono i più richiesti della città, regalano felicità e curano l'anima. Purtroppo non riesce ad usare questo dono su di lei; non ha ancora trovato il fiore in grado di rimarginare le sue ferite e di sollevarla da una colpa che le pesa sul cuore da troppi anni. L'incontro con un ragazzo misterioso, che sembra sapere tutto di lei e del linguaggio dei fiori, sarà una svolta. Il suo passato tornerà a tormentarla, sarà sopraffatta dai sensi di colpa e dalla paura, sentimento che ha sempre dominato la sua vita. Ma sarà proprio questo ragazzo che l'aiuterà a fare pace col suo passato e a darle un futuro più roseo, ma non sarà facile.

Alla fine del libro c'è "il dizionario dei fiori di Victoria" e la prima cosa che ho fatto è stata andare a vedere i significati dei miei fiori preferiti, accusando un duro colpo. I miei fiori sono: la rosa bianca, la lavanda, la peonia e l'ortensia; rispettivamente significano: "un cuore che non conosce l'amore", "diffidenza", "rabbia" e "distacco". Una tragedia!! Dei significati terribili e orrendi. Per fortuna mi riscatto con il narciso (nuovi inizi) e l'orchidea (raffinata bellezza). Nonostante questo, il romanzo mi è piaciuto.
I capitoli si alternano raccontando la vita attuale di Victoria e il periodo trascorso con Elizabeth, otto anni prima; ma sono abbastanza corti per non perdere il filo delle due storie e farle scorrere parallelamente in modo fluido e appassionante.

Una cosa che mi ha innervosito non poco, è la quantità di cose non dette dai personaggi, e soprattutto dalla protagonista. Un'infinità di emozioni non espresse a causa della paura. Questo libro è pieno di momenti in cui basterebbe parlare chiaramente, e senza timore di quello che si prova, per chiarire le situazioni ed evitare equivoci che complicano la vita. Posso capire che, giustamente, queste situazioni servano alla trame; che senso avrebbe leggere un libro in cui tutti riescono a dirsi quello che pensano, e non esiste nessun problema o conflitto (punto cruciale di un romanzo). Verissimo...ma ciò non toglie che io soffro molto nel leggere queste parti, e il nervosismo non mi abbandona fino alla fine del libro, quando tutto si risolve.

Victoria, la protagonista, è estremamente negativa e impaurita da qualsiasi cosa; lei più di tutti fa fatica a parlare dei suoi sentimenti e delle sue emozioni (soprattutto negative), per questo usa i fiori come strumento di comunicazione, anche se gli altri non lo capiscono come linguaggio. Personaggio molto complicato e difficile, lei non affronta i problemi, ma fugge, scappa da tutto e da tutti. Il suo passato, l'abbandono quando era in fasce, l'affidamento da una famiglia ad un'altra, senza mai essere voluta, senza mai essere amata, l'ha portata a pensare di essere indegna dell'amore degli altri. Tutto questo l'ha costretta in un circolo vizioso, ripetendo sempre lo stesso meccanismo di difesa: scappare. Infatti, anche quando diventa madre, non cambia il suo modo di essere. Nemmeno la maternità riesce a scalfire subito la sua corazza, costruita con tanta difficoltà. Non è una storia in cui "nasce un bambino, che bello, sono una persona nuova, da ora in poi andrà tutto bene". No!! Victoria ha bisogno di fare un lungo viaggio per essere una persona nuova, mettersi in gioco e lasciarsi amare da quella piccola creatura. Un percorso talmente difficile e lungo che, prima che sia completo, finiscono le pagine del libro. Questa parte l'ho trovata molto realistica.
Affascinante, per me, è stato il rapporto iniziale che ha con Grant, il ragazzo misterioso; l'unico che conosce il linguaggio dei fiori, oltre a lei, e le risponde con essi, mandandole messaggi che arrivano al suo cuore.

Le vicende tormentate di Victoria ti fanno capire che nessuno è perfetto, tutti commettono errori nella vita, ai quali si può sempre rimediare in un modo o nell'altro, se lo si vuole veramente. Potremmo stupirci scoprendo quanto le persone siano più disposte a perdonarci di quanto immaginiamo.

VOTO: 8.5/10

lunedì 12 marzo 2012

GLI INCUBI DI HAZEL di Leander Deeny

Un bellissimo libro per i giovani (dai 9 anni in su); con delle simpatiche illustrazioni all'inizio di ogni capitolo, tutte nello stile della copertina, che potrebbero forse inquietare i più piccoli, ma non abbiate paura perché la storia non vi spaventerà.

Hazel è una bambina di dieci anni, costretta a trascorrere tre settimane estive dalla zia Eugenia, mentre i suoi genitori sono in Egitto. La zia è scontrosa, cattiva e offensiva con la piccola Hazel; il cugino Isambard è riservato, taciturno e un po' strano; in più, basta uno sguardo alla vecchia casa in rovina per scoraggiare la bambina. Dopo la prima inquietante giornata, Isambard presenta a Hazel i suoi particolari "animali domestici": un cane con la testa di legno, delle papere che fumano sigarette e due maiali gemelli siamesi. Questo porta i due cugini ad avvicinarsi di più, ma dopo l'ennesima cattiveria della zia, Hazel decide di scappare nel bosco. Proprio qui incontra dei mostri strani e terrificanti (il pitospino, il gorillopardo e lo struzzorana), che diventano suoi amici e l'aiutano a vendicarsi della zia Eugenia. Inizia così un'avventura in cui niente è come sembra e la realtà può diventare più stupefacente della fantasia.

Questo è il primo romanzo di Leander Deeny, con il quale ha ottenuto uno strepitoso successo internazionale (più di 50.000 copie vendute). Bisogna dirlo: è tutto meritato!! La storia è semplice e scorre bene; è avvincente e ha una morale, a mio parere, importantissima: mai giudicare gli altri prima di conoscere la storia che hanno alle spalle.
Oggi sembra così facile sputare sentenze su tutto, parlare alle spalle degli altri, giudicarli senza conoscerli fino in fondo; e i bambini lo stanno imparando in fretta. Questo libro ci insegna a non fermarsi alle apparenze, conoscere le persone, comprenderle e accettarle per quello che sono.

La lettera con cui si apre il romanzo all'inizio mi ha un po' scioccato, mi sembrava strano trovarla proprio in un libro per ragazzi; ma alla fine mi ha fatto sorridere perché, anche se in un modo un po' crudo, dice solo la verità. Verità sul mondo di oggi e sulle persone che ci vivono.

Una cosa che mi è piaciuta molto è l'uso di caratteri diversi per i dialoghi dei mostri. Hanno ognuno un proprio stile, che rispecchia il loro modo di parlare e il tono con cui lo fanno. Questo aiuta il lettore a capire chi sta parlando in quel momento, senza che l'autore debba specificarlo ogni volta.

Con questa storia si può insegnare ai nostri bambini a non aver paura, ad affrontare le cose che ci spaventano; ma soprattutto a non aver paura di libri come questo, perché quando si chiudono i mostri restano all'interno delle pagine.

VOTO: 8/10

martedì 6 marzo 2012

LO ZEN E LA CERIMONIA DEL Tè di Kakuzo Okakura

Questo libro è un piccolo gioiello (solo 99 pagine), una piccola perla della cultura orientale. Scritto con maestria e semplicità per noi occidentali, che vogliamo capire un po' di più di questo mondo così lontano, e così magico ai nostri occhi, che è l'Oriente.
Impossibile fare un riassunto, non essendo un romanzo, quindi elencherò gli argomenti trattati all'interno.

Si divide in sette capitoli:
-LA TAZZA DELL'UMANITà, origine e filosofia del tè, e alcune incomprensioni tra Oriente e Occidente.

-LE SCUOLE DEL Tè, il tè come opera d'arte, le sue scuole e la sua evoluzione in tre fasi (bollito, sbattuto e infuso).

-TAOISMO E ZEN, il rituale zen da cui deriva la cerimonia del tè correlato con il taoismo che cerca di preservare l'armonia.

-LA STANZA DEL Tè, ovvero la sukiya, la sua separazione dal resto della casa, la sua composizione e il suo arredamento.

-APPREZZARE L'ARTE, per il godimento estetico ci deve essere la giusta disposizione d'animo, e il capolavoro diventa una realtà viva.

-I FIORI, nella gioia e nel dolore i fiori sono i nostri amici fedeli, lo smodato spreco di fiori recisi in occidente, il vero amante dei fiori li va a trovare nei luoghi natii.

-I MAESTRI DEL Tè, i molteplici contributi che i maestri del tè hanno dato all'arte.

Semplicità, purezza, armonia e bellezza sono le parole chiave per questo libro, per la cerimonia del tè e per la cultura orientale in generale.
Interessante come Okakura abbia scoperto il valore della tradizione nipponica, studiando alla Tokyo Imperial University, che proprio a quei tempi era il cuore dell'occidentalizzazione del Giappone. Egli consacrò la sua vita alla missione di tutela della civiltà, dei modi di pensiero e di vita dell'Oriente contro l'Occidente. Uno dei frutti di questa importante missione è proprio questo libro.

"The Book of Tea" fu scritto nel 1906, in inglese per un pubblico occidentale; lo scopo era poter spiegare, attraverso il simbolo del tè, i caratteri dell'orientalità. La cerimonia del tè è un vero e proprio rito, che manifesta l'obbedienza tipicamente giapponese all'autorità degli antenati; e allo stesso tempo la rivolta morale ed estetica contro l'occidentalizzazione.

Il nostro mondo Occidentale, così veloce, caotico, rumoroso...sembra lontano anni luce mentre ci si immerge totalmente in questo libro, cercando di comprendere e di apprendere questo incredibile rito; riuscendo, comunque, a carpire solo un  minuscolo frammento di questa cultura millenaria, ancora sconosciuta per noi.

Curioso come, in questo libro, le persone vengano distinte in due grandi categorie: quelli "senza tè" (ovviamente noi occidentali) e quelli con "troppo tè". Io spero di appartenere alla seconda categoria, se non altro per la quantità incredibile di tè che consumo ogni giorno (litri!!!).
Se sei un appassionato di tè, come lo sono io, questa è una lettura che non ti può mancare. Inoltre è ricca di piccole "leggende" orientali, che sono sempre piacevoli da leggere.
"Il tè non ha l'arroganza del vino, né la supponenza del caffè, e neppure la leziosa innocenza del cacao".
VOTO: 8,5/10

giovedì 1 marzo 2012

L'ORRIBILE KARMA DELLA FORMICA di David Safier

Un simpatico e piccolo libro da leggere per farsi due risate. Sono solo 267 pagine, rilegate da una copertina molto carina...

L'affascinante conduttrice televisiva Kim, ambiziosa e con un brutto carattere, muore. In un attimo perde tutto (marito, figlia, carriera) e finisce al livello più basso della scala della reincarnazione: una formica.
Dopo un comprensibile momento di confusione e panico, tenterà la difficile risalita da insetto a essere umano, passando per una serie di altre forme animali.
Il suo obiettivo: riuscire a rientrare nel corpo di una donna e impedire che il marito finisca tra le braccia della sua ex migliore amica.
Durante l'ardua "risalita" incontrerà un simpatico amico, che le resterà accanto e la aiuterà nell'impresa.


Le pagine, e le avventure della povera Kim, scorrono velocemente tra le mani mentre si legge questo libro; è una lettura leggera e divertente. Si comincia già dal modo in cui muore la protagonista, divertente perché altamente improbabile; per continuare con la sorpresa di Kim nel trovarsi nel corpo di una formica la prima volta, e la seconda...e poi la terza...insomma, ci metterà un po' a capire come funziona la reincarnazione e cominciare la lunga scalata verso la forma umana. Capito il meccanismo, però, le cose si complicano sempre di più, perché passare ai livelli successivi richiede uno sforzo sempre maggiore.

Ho apprezzato molto il personaggio dell'amico, che Kim incontra in una delle sue prime avventure; si tratta di Casanova, proprio Giacomo Girolamo Casanova. Reincarnato in una formica da quasi duecento anni e assolutamente insoddisfatto della vita sessuale di questi insetti; deciderà di aiutare Kim nei suoi buoni propositi per migliorare il suo karma, naturalmente traendone dei vantaggi anche lui, come quando da formiche passano a porcellini d'India e il primo pensiero di Casanova è: "Mi aggiravo sulla Terra come mammifero, e il mio cuore traboccò di gioia, perché da quel momento la mia vita erotica avrebbe certamente avuto il dovuto incremento".

Un'altra cosa che mi è piaciuta molto è la presenza di Buddha che la accompagna durante tutto il percorso; naturalmente, essendo un libro sul karma, non poteva mancare come personaggio. La cosa più bella, e soprattutto molto logica, è la spiegazione che Buddha fornisce a Kim riguardo l'organizzazione della vita dopo la morte: ognuno riceve la vita eterna in cui ha creduto, le anime cristiane vengono gestite da Gesù, quelle dei mussulmani da Maometto, e così via...ma Buddha è responsabile, oltre che dei buddisti, anche di quelli che non credono proprio a niente...Perché? Perché con lui i non credenti non vengono puniti per il loro ateismo. Trovo che questo sia un concetto importante, su cui si dovrebbe riflettere tutti; personalmente condivido totalmente questo modo di vedere l'aldilà.

Non è un libro estrenmamente impegnativo, ma  piacevole da leggere e può portare il lettore a piccole riflessioni sulla propria vita, sulla vita dopo la morte, sulla reincarnazione, sul karma... Potresti trovarti a pensare: cosa farei se mi reincarnassi in una formica?

VOTO: 7,5/10