venerdì 27 gennaio 2012

IL BAMBINO SENZA NOME di Mark Kurzem

Oggi è il "Giorno della Memoria"; un giorno importante per tutti; un giorno per poter ricordare le innumerevoli vittime dell'Olocausto, un ricordo ancora vivo nella società ed un orribile pagina della nostra storia. Avrei potuto scegliere un classico come "Il diario di Anna Frank" per questa occasione, ma è un libro che tutti hanno letto (e se non è così, vi consiglio di farlo al più presto), quindi ne ho scelto un altro.

Un giorno il padre di Mark, Alex, bussa alla porta con un segreto da confessare, con lui ha una logora valigia in cui sono racchiusi, da decenni, i brandelli di quel segreto (documenti, lettere,fotografie). Ota tocca a Mark aiutare il padre a ricostruire la sua storia: l'epopea di un bambino bielorusso ebreo di 5 anni scampato allo sterminio della sua famiglia; catturato da un'unità lettone filonazista, dopo aver vagato per mesi da solo nei boschi, e portato davanti al plotone di esecuzione, ma una semplice richiesta da bambino gli ha salvato la vita. Le SS adottano quel bambino come loro mascotte, per utilizzarlo per la propaganda. Ora Alex vuole ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere anche il suo nome, perchè quello con cui è cresciuto e con cui si è fatto una vita, Alex Kurzem, non è che un nome falso che gli diedero su un foglio di via.

L'interesse per questo argomento è nato in me durante le scuole medie. In quegli anni, studiando il periodo storico, sono rimasta affascinate dalle tantissime testimonianze dei sopravvissuti; soprattutto si trattavano di racconti di persone che in quel momento erano appena dei bambini o adolescenti. Probabilmente è stato proprio questo motivo a farmi avvicinare all' argomento. Volevo conoscere la storia di queste persone che erano scampate alla morte, avevano sofferto e perso la maggior parte della loro famiglia, avevano sopportato e superato situazioni terribili, che io non potevo nemmeno immaginare... Io...bambina fortunata, nate in un periodo storico tranquillo, nella parte del mondo "giusta"... Non potevo chiudere gli occhi e fare finta di niente.

Questo libro mi è piaciuto molto soprattutto perchè parla di una parte della storia che non conoscevo, e di cui, credo, la maggior parte di noi ne sappia poco o niente. Le nostre conoscenze si concentrano soprattutto sugli avvenimenti accaduti in Germania, Austria, Polonia, Italia, dei campi di concentramento in quelle zone, dei sopravvissuti di quelle nazionalità, e dei loro aguzzini che l'hanno passata liscia, e non, dopo la guerra.
Qui si parla dell'Europa dell'est: della Bielorussia, della Russia, della Lettonia; di quei posti dove, prima ancora del coinvolgimento mondiale nella guerra, si cominciava a fare i primi esperimenti e le prime operazioni di stermineo di massa degli ebrei.

Passo dopo passo Alex racconta al figlio tutto quello che ricorda: la sua infanzia, comunque tranquilla e felice, in una famiglia di nazzisti, l'unica famiglia di cui si ricorda e a cui è ancora legato; della sua vita in Lettonia fino alla fine della guerra, dopo la quale è andato a vivere in Australia; ma soprattutto del senso di colpa che sente nei confronti del suo popolo per non aver mai detto a nessuno di essere ebreo. Un povero bambino costretto a mentire senza sapere il motivo, perchè lui per primo non capisce cosa ci sia di male nell'essere ebrei.
Mark scoprirà molte cose sul passato sconvolgente del padre e lo aiuterà a ricostruire tutto un tassello alla volta.

Leggendolo a me è sembrato di essere li, in quei posti, a tenere per mano Alex mentre riscopriva i luoghi e le persone della sua infanzia. Una storia vera, ben scritta, coinvolgente, istruttiva ed a tratti commovente. Un romanzo da leggere tutto d'un fiato ed assolutamente adatto alla giornata di oggi.
Per non dimenticare MAI ed evitare che la storia si ripeta!!!!!

VOTO: 8.5/10

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