Pagine

martedì 18 marzo 2014

MADAME BOVARY di Gustave Flaubert

Questo classico di Flaubert, insieme a "Anna Karenina" di Lev Tolstoj e "Effi Briest" di Theodor Fontane, fa parte della "Trilogia sul matrimonio del XIX secolo", nei quali gli autori si sforzano di interpretare il punto di vista femminile riguardo il matrimonio. Credo che qui il termine su cui focalizzarsi sia "si sforzano". Senza nulla togliere a questi tre grandissimi scrittori, bisogna ammettere che sono uomini, e come tali non molto inclini a comprendere la donna in tutta la sua interezza e complessità, ma soprattutto non si sono concentrati tanto sul matrimonio, quanto più sull'adulterio compiuto dalle tre donne.

Emma, insoddisfatta del suo matrimonio con il medico di campagna Charles Bovary e della gretta vita di provincia, cerca l’evasione nelle letture e nelle avventure sentimentali. Ma nemmeno lei sa concepire l’altra vita che desidera, e quando le sue aspirazioni vaghe e i suoi fragili aneliti la travolgeranno, non saprà innalzarsi all'altezza della tragedia che la colpisce. Madame Bovary, uscito dapprima a puntate e censurato, nel 1856 subì un epocale processo per “oltraggio alla morale pubblica e religiosa e ai buoni costumi”. Oggi che l’alone di morbosità attorno alle vicende narrate si è dissolto, vi risplende la perfezione dello stile: Flaubert apre la strada al romanzo contemporaneo.
Un romanzo ricco e pieno come solo i classici sanno essere. Ricco nel linguaggio e nelle espressioni, nella caratterizzazione dei personaggi. Pieno di descrizioni, sentimenti, atmosfere, pensieri, riflessioni e cose non dette, perché i dialoghi sono pochi, ma significativi e studiati. Per me è normale, con questo genere di libri, procedere con calma nella lettura, ma soprattutto attentamente per assaporare ogni singola parola che mi passa sotto gli occhi.
La prima parte si può riassumere in poche parole: Charles si sposa, incontra Emma, rimane vedovo e sposa Emma. Tutto molto veloce e immediato, ma poi comincia il vero romanzo, il succo della storia, la vita di Emma e di tutto ciò che le ruota intorno.

Flaubert mette in scena dei personaggi deboli, lamentosi, meschini, cattivi e opportunisti, che non si smentiscono dall'inizio alla fine, ma non per questo meno belli, interessanti e coinvolgenti da leggere. Essi cozzano in modo eccelso con la società cattolica, pudica e con radici molto profonde nella religione e in tutti i suoi dogmi, che circonda a tuttotondo il mondo dei Bovary e, più in generale, la Francia di quel periodo. Il parroco del paese è un personaggio che sembra marginale, ma è sempre presente nei momenti cruciali della storia. Sembra quasi che l'autore voglia sottolineare l'inutilità di questa figura in queste importanti situazioni: egli non ascolta veramente i tormenti di Emma e si limita a darle dei consigli banali e poco incisivi.
Infatti Flaubert è considerato l'iniziatore del "Naturalismo" - corrente letteraria che si propone di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi metodi delle scienze naturali, quindi molto lontana dalla religione (se volete saperne di più wikipedia/Naturalismo) - ed essendo il romanzo basato su alcune esperienze vissute direttamente dallo scrittore, è normale che abbia inserito molto di suo nelle pagine, come ad esempio i suoi pensieri e le sue convinzioni.

Come specificato all'inizio, Madame Bovary fa parte della "Trilogia sul matrimonio del XIX secolo". Collaborando con altre due blogger abbiamo deciso di leggere un romanzo a testa e di farne una recensione, così da potervi presentare delle riflessioni su questi tre grandissimi classici e dare a voi lettori la possibilità di confrontarli (i link alle recensioni li trovate alla fine di questo post).
A mio parere sarebbe meglio ribattezzarla la "Trilogia del tradimento del XIX secolo" perché di questo parlano i tre autori: tradimento. Ognuno a suo modo espone le diverse sfaccettature che caratterizzano l'adulterio da parte di una donna. Diversi sono i motivi che stanno alla base, le scelte prese dalle tre protagoniste e gli ostacoli trovati nel loro percorso, anche le conseguenze da sopportare non sono simili, ma una cosa le accomuna più di tutto ed è il finale tragico e sofferto al quale, in un modo o nell'altro, tutte e tre vanno incontro.

Emma, intrappolata in un matrimonio piatto e sterile, tradisce il marito Charles più per noia che per altro, così ossessionata a trovare quella passione che le manca nella vita e che riesce a scoprire solo nei suoi amati romanzi. Appare come un'anima inquieta, frustrata sentimentalmente e socialmente, nulla riesce a renderla felice e si stanca facilmente di tutto, è un personaggio con il quale non è semplice empatizzare. Perennemente in fuga dalla banalità e dall'anonimato, si lancia tra le braccia di uomini sbagliati solo per cercare di emanciparsi e sfuggire definitivamente dalla quotidianità di Yonville.

Purtroppo è la vittima inconsapevole di due uomini pessimi. Lèon, il primo, giovane e poco coraggioso la lascia perché lei è sposata e lui non sopporta più di amarla senza sapere di essere corrisposto. Allora Emma si concede una lunga relazione con Rodolphe: un arrogante "Don Giovanni" che si diverte soprattutto a conquistare le donne. Dopo averla fatta cedere al suo breve corteggiamento, egli giocare un po' con i suoi sentimenti, per poi abbandonarla miseramente, con scuse tristi e poco credibili.
Dopo un lungo periodo di disperazione, in cui Emma trascorre tutto il giorno a letto e vorrebbe morire, rientra in gioco Lèon; ora cresciuto, ma sempre superficiale e immaturo nei suoi sentimenti verso Madame Bovary e quindi poco convinto dell'amore che prova per lei.

Il finale non è lieto, ma è forte incisivo e significativo. La fine di Emma è tragica, sofferta, tormentata e alimenta, di conseguenza, la tragedia insita in tutto il romanzo. Da quel momento le cose, che prima non andavano bene, peggiorano incredibilmente e Flaubert descrive e sottolinea la cattiveria di tutti i suoi personaggi, anche di quelli che non ti saresti mai aspettato.
Assolutamente da leggere, magari seguito anche dagli altri due della trilogia, le cui recensioni potete trovare qui:

7 commenti:

  1. Comprato qualche giorno fa!Sarà la mia prossima lettura :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dopo che lo avrai letto, fammi sapere cosa ne pensi!!! ;-)

      Elimina
  2. Recensione puntuale e piacevole, mi piace molto più la tua lettura che il romanzo in sé! Infatti, sarà che ho amato tantissimo Anna Karenina e la sua protagonista, ma questa Emma, completamente diversa, è uno dei personaggi meno amati fra tutti quelli che ho incontrato nelle mie letture. Trovo che fra Anna ed Emma esista una profonda differenza: la prima soffre la sua condizione di moglie intrappolata e di donna lacerata da una passione che vorrebbe reprimere e Tolstoj ce lo fa percepire in maniera dolorosissima; la seconda alimenta da sola la propria indole adulterina, pensando di poter essere la pulzella protagonista di qualche romanzo cavalleresco e romantico. Insomma, Anna cerca, invano, di resistere, Emma si adagia nelle sue fantasie... ma, d'altronde, era proprio questo che Flaubert voleva dire, accusando la società romantica di alimentare sogni che la vita reale è destinata a soffocare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie e sono d'accordo con te sul messaggio che voleva trasmettere Flaubert. Emma è un personaggio difficile da amare, quasi fastidioso e snervante in alcuni punti, ma quello che ho apprezzato di più è che c'è poco romanticismo in tutta la storia e risulta molto realistica.
      Anch'io ho adorato Anna, l'ho trovata forte, indipendente e convinta dei suoi sentimenti. Sono due donne all'opposto, con le loro differenze e le loro debolezze, ma belle e coinvolgenti ognuna a loro modo.

      Elimina
  3. Complimenti per le vostre rispettive recensioni! Non ho letto "Effy" ma Flaubert e' sicuramente uno dei miei preferiti di sempre.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille, sono contenta che ti siano piaciute.

      Elimina