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martedì 25 ottobre 2016

IL TERRAZZINO DEI GERANI TIMIDI di Anna Marchesini

Questo romanzo l'avevo regalato circa cinque anni fa a mia madre, a cui era piaciuto molto. Molte volte mi aveva consigliato di leggerlo, ma io non mi ero mai convinta a farlo.
Anna Marchesini era un'attrice, comica, doppiatrice, scrittrice, imitatrice e regista teatrale di grandissimo talento; indimenticabile figura femminile del trio Marchesini/Solenghi/Lopez, che ha arricchito la mia infanzia di risate e divertimento. Impossibile dimenticare la loro parodia de "I Promessi Sposi", perché ancora oggi in casa mia si ripetono battute sentite in quel programma trasmesso dalla Rai nel lontano 1990.
A quasi tre mesi dalla sua scomparsa ho deciso di onorarla come scrittrice, un lato di lei che ancora non conoscevo, e ho preso finalmente in mano la sua prima opera: "Il terrazzino dei gerani timidi".

Per i bambini le esperienze sono tutte prime volte, che si tratti del frullo d'ali di una farfalla che trema tra le dita e poi ruzzola a terra senza vita, o del timore continuo che anche la mamma faccia come quella farfalla.
Attraverso le pagine del suo primo romanzo, Anna Marchesini racconta un'infanzia trascorsa ad affacciarsi sul mondo da un terrazzino che sovrasta il giardino incolto di una vecchia casa disabitata. Un luogo solitario, tutto per sé, con solo i piccioni e poche, sparute piante di gerani a farle compagnia mentre, giorno dopo giorno, la piccola Anna se ne sta seduta a sfogliare libri - diecimila! - e sogni, e osservazioni su ciò che le scorre sotto gli occhi: la gente del quartiere, le suore, il falegname con la gamba di legno, la famiglia. La vita di una provincia italiana degli anni Cinquanta.
Un mondo favoloso dove si ride e si piange e l'inconfondibile sguardo comico dell'attrice si incontra e si salda con una cognizione del dolore intensamente umana.

Di solito sono in difficoltà con libri che non mi raccontano una storia lineare, che non capisco dove vogliano andare a parare. E questo è stato il mio problema durante i primi capitoli di questo libro. Ma poi mi sono detta: "Non ti sta raccontando una storia in modo canonico, ma sta condividendo dei ricordi, quindi devi solo ascoltare." Così ho fatto, mi sono rilassata e ho smesso di analizzare, pensare, riflettere; ed è andata meglio, perché è stato come ascoltare un'amica che mi raccontava un po' della sua vita.
Dopo aver allietato e reso più divertente la mia infanzia, la Marchesini mi ha regalato parte della sua attraverso queste poche pagine ricche di emozioni.

Lo stile è accurato e raffinato, la proprietà di linguaggio di questa straordinaria donna non è da tutti e non risulta per nulla pretenziosa, forzata o un mero esercizio di stile. Alcune parole ricercate e non di uso comune, sparse per ogni pagina, non danno fastidio, non rendono la lettura difficoltosa, ma vanno a comporre una narrazione corposa, affascinante e ricca.
Anna Marchesini dona quella sua vena ironica che la contraddistingue, sottile e incredibilmente penetrante, ma lascia anche qualcos'altro tra le pagine: una sensazione di tristezza, che aleggia per tutto il corso della lettura.
Non ho capito se sia una "tristezza per i vecchi tempi andati", una sorta di nostalgia che affiora mentre ricorda la sua infanzia; oppure una tristezza tipica dell'autrice, una parte molto forte e dominante della sua personalità nonostante fosse un'attrice comica, il classico caso del "pagliaccio triste".

Da subito si capisce che Anna non era certo una bambina come le altre. Molto più matura per la sua età, con un'incredibile capacità di osservazione e di ragionamento tipici di una mente più adulta.
Questa bambina è in grado di perdersi in grandi e importanti riflessioni. Si sofferma su questioni fondamentali per la vita di chiunque: la famiglia, la religione, la vita, la morte, la solitudine e il dolore, in tutte le sue sfaccettature. Arrivando a conclusioni spiazzanti persino per un adulto, che la cambieranno per sempre.
Sicuramente molti ricordi, in quanto tali e per loro natura, vengono manipolati, smussati e visti attraverso gli occhi della persona adulta che li sta riportando su carta, con uno sguardo meno ingenuo di quello di una bambina. Ma le emozioni di cui si circondano e di cui si nutrono sembrano reali e vivide nel cuore e nella mente dell'autrice.

Attraverso particolari minuziosi Anna ci racconta una parte della sua infanzia, soprattutto quella che ruota intorno alla prima Comunione: il vestito, la pettinatura, il catechismo, gli incontri in chiesa, la festa e quello che ne consegue. Ma le pagine sono ricche anche di personaggi che appaiono curiosi agli occhi di una bambina, ma che si rivelano veri e dai tratti ben definiti.
Dal terrazzino di casa sua, tra quei gerani timidi come lei, la piccola Marchesini osserva la sua vita, quella della sua famiglia e delle persone che vede passare in strada. Lo spaccato della provincia di un'Italia che non esiste più, quella vita da quartiere o da piccolo borgo, in cui tutti si conoscono e si salutano, dove il pettegolezzo è all'ordine del giorno, e quando succede qualcosa di importante tutto il vicinato ne è a conoscenza e partecipe.

Il terrazzino dei gerani timidi è un romanzo di crescita, soprattutto interiore. Uno sguardo discreto a un momento di cambiamento, di transito, di passaggio per essere una persona più consapevole. Un cammino che la Marchesini di allora ha fatto guidata dalla curiosità, dalla risolutezza e da innumerevoli libri letti.
Non la ringrazierò mai abbastanza per aver condiviso con me questi importanti, profondi e privati ricordi, che cercherò di custodire gelosamente nel mio cuore.

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