Il secondo giorno alla fiera della piccola e media editoria, Più Libri Più Liberi, a Roma è cominciata con una colazione organizzata da La Nuova frontiera editore, con alcuni blogger, per incontrato Afonso Cruz, autore del romanzo La bambola di Kokoschka, e poter fare quattro chiacchiere insieme.
In una Dresda devastata dai bombardamenti, s'intersecano e si fondono le vite di Isaac Dresner, giovane ebreo tedesco che si è rifugiato nello scantinato di un negozio di uccelli per sfuggire alle persecuzioni naziste; di Bonifaz Vogel, il proprietario del negozio e della pittrice Tsilia Kacev, che con il suo vestito verde e il cuore infreddolito, attraversa la via di entrambi come l'ombra leggera di un passero.
In questo triangolo fa irruzione Mathias Popa, autore de "La bambola di Kokoschka", che racconta la storia del pittore Oskar Kokoschka e della sua bambola fatta a immagine e somiglianza dell'amata Alma Mahler.
Afonso Cruz classe 1971 scrittore, illustratore, cineasta e musicista portoghese. Nel 2012 vince con questo libro il Premio dell'Unione Europea per la letteratura; e nello stesso anno esce anche "Gesù beveva birra".
Un romanzo importante per i temi trattati e impegnativo. Nonostante la grande ironia di Afonso Cruz e la sua notevole inventiva, non è certo un romanzo da prendere alla leggera, ma da leggere con calma e attenzione in modo che penetri bene sottopelle. Io azzarderei anche una rilettura per poterlo apprezzare meglio e comprenderlo di più.
In una Dresda devastata dai bombardamenti, s'intersecano e si fondono le vite di Isaac Dresner, giovane ebreo tedesco che si è rifugiato nello scantinato di un negozio di uccelli per sfuggire alle persecuzioni naziste; di Bonifaz Vogel, il proprietario del negozio e della pittrice Tsilia Kacev, che con il suo vestito verde e il cuore infreddolito, attraversa la via di entrambi come l'ombra leggera di un passero.
In questo triangolo fa irruzione Mathias Popa, autore de "La bambola di Kokoschka", che racconta la storia del pittore Oskar Kokoschka e della sua bambola fatta a immagine e somiglianza dell'amata Alma Mahler.
Afonso Cruz classe 1971 scrittore, illustratore, cineasta e musicista portoghese. Nel 2012 vince con questo libro il Premio dell'Unione Europea per la letteratura; e nello stesso anno esce anche "Gesù beveva birra".
Un romanzo importante per i temi trattati e impegnativo. Nonostante la grande ironia di Afonso Cruz e la sua notevole inventiva, non è certo un romanzo da prendere alla leggera, ma da leggere con calma e attenzione in modo che penetri bene sottopelle. Io azzarderei anche una rilettura per poterlo apprezzare meglio e comprenderlo di più.
La colazione con Afonso Cruz |
Lo scrittore ci ha raccontato che ha deciso di ambientare la sua storia a Dresda, perché è un ottimo esempio di manicheismo: i due principi assoluti di bene e male, buono e cattivo, sempre in costante contrasto tra loro è ben rappresentata da questa città che durante la Seconda Guerra Mondiale è stata scenario di terribili bombardamenti. Bombardamenti che provenivano da entrambi gli schieramenti, sia dai buoni che dai cattivi.
Nonostante i cattivi (in questo caso i tedeschi) venissero bombardati dai buoni, i cittadini di Dresda decisero comunque di schierarsi dalla parte dei buoni.
Nella prima parte del romanzo, la bambola ha un significato metaforico: rappresenta l'incoscienza dei tedeschi durante la guerra. Alcuni di loro non erano consapevoli di ciò che accadeva veramente, proprio come delle bambole.
Il concetto di libertà aleggia per tutto il romanzo, ritornando spesso in modo preponderante. Cruz ci spiega come lui la intendesse una libertà nel concetto platonico, cioè la libertà può diventare vizio senza giustizia e controllo.
Il concetto di libertà è relativo: noi siamo liberi quando di fronte a noi abbiamo un ventaglio abbastanza vasto di scelte. Siamo liberi fino a un attimo prima di scegliere, ma una volta fatta una scelta non si può più tornare indietro e questo limita la nostra libertà.
Ma comunque resta un concetto difficile da spiegare perché troppo immenso e sfaccettato.
Afonso Cruz |
Il suo modo di essere lettore è indubbiamente cambiata da quando è scrittore. L'essere anche uno scrittore lo porta ad analizzare di più ciò che legge, perdendo così un po' di spontaneità (questo gli accade anche con i film da quando fa cortometraggi).
Quando legge vuole commuoversi, ma anche ridere e questo vuole farlo anche quando scrive, vuole tramettere questo al lettore; e il concetto della perdita, presente ne "La bambola di Kokoschka", lo commuove molto.
Cruz è consapevole anche del fatto che come noi cambiamo, anche i libri cambiano,:lo stesso libro letto in momenti diversi della propria vita può suscitare sensazioni e sentimenti diversi.
Inevitabilmente, come scrittore, è stato influenzato da autori suoi conterranei. Anche se è cresciuto con molti scrittori portoghesi, preferisce non pensare alla letteratura come "nazione", ma adottare una visione più ampia, più punti di vista, una frammentazione, per poter comprendere il tutto in un quadro più completo e generale, come faceva anche Fernando Pessoa.
Nessun commento:
Posta un commento