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venerdì 3 marzo 2017

DICHIARAZIONE DEI SENTIMENTI (e risoluzioni) di Elizabeth Stanton e Lucretia Mott

Dato che a marzo c'è la Festa della Donna, ho deciso di dedicare tutto il mese a letture sulle donne e più precisamente sul femminismo: che cos'è; come è nato; chi coinvolge; e perché è così importante ancora oggi.
È un termine bistrattato, erroneamente a volte coincide con "odiamo tutti gli uomini, le donne vengono prima di tutti e tutto". Ma in realtà femminismo vuol dire semplicemente parità di genere, nessuno è superiore a nessun'altro e si tratta sostanzialmente di lottare perché tutti, minoranze etniche/religiose/di orientamento sessuale comprese, uomini e donne, possano arrivare a una completa parità di diritti.
Importante è capire da dove nasce questa corrente, questo pensiero, e per questo ci viene in aiuto un libricino piccolo, ma potente, che si intitola "Dichiarazione dei sentimenti", pubblicato nella collana Segnavia di Caravan Edizioni.

A casa di Jenny Hunt, durante un tè tra amiche, Elizabeth Stanton, Lucretia Mott e Martha Wright parlarono della condizione della donna in quegli anni. Era il 1848, l'America stava dando vita ai primi tumulti contro la segregazione razziale e le donne cominciavano a muoversi per poter avere più diritti, tra cui quello più importante per l'epoca, e cioè il diritto al voto.
Tra una chiacchiera e una tazza di tè, queste quattro donne nemmeno si accorsero di aver dato il via a un fenomeno che avrebbe rivoluzionato la condizione della donna negli anni a venire e che continua tutt'ora a raggiungere traguardi importantissimi per tutte le donne del mondo.
Prima che scendesse la notte, Elizabeth Stanton e Lucretia Mott misero per iscritto quella che passò alla storia come la "Dichiarazione dei sentimenti": un manifesto, rivolto a tutti gli uomini, che in poche parole dichiarava che le donne si erano stufate di non essere ascoltate e di essere considerate inferiori agli uomini, elencando tutte le situazioni in cui le donne non avevano diritti, ma solo doveri nei confronti degli uomini; per poi mettere per iscritto le loro condizioni e i cambiamenti che avrebbero voluto vedere, ad esempio:

  • che la donna è uguale all'uomo
  • che le donne devono essere messe al corrente delle leggi che le governano
  • che lo stesso grado di virtù, delicatezza e raffinatezza del comportamento richiesto alla donna nella società dovrebbe essere richiesto anche all'uomo, e che le stesse trasgressioni vengano valutate con equa severità nei confronti degli uomini e delle donne
  • che l'uguaglianza dei diritti umani deriva necessariamente dal fatto che la razza umana è una nelle capacità e nelle responsabilità
  • che è dovere delle donne di assicurarsi il proprio sacro diritto al voto elettorale

Divenne il primo manifesto del femminismo americano, specchio di un movimento per i diritti civili e politici delle donne. Fu letto per la prima volta, di fronte a una numerosa folla, dalle due firmatarie in persona il 18 luglio 1848.
Da quel momento il movimento si diffuse molto rapidamente: per la prima volta le donne venivano messe al centro, non più considerata solo figlie, mogli e madri, ma persona dotate di coscienza e autonome, cui spettavano gli stessi diritti degli uomini.

Il movimenti prese il via da donne bianche, del ceto medio, ben informate sugli eventi, intelligenti e coraggiose. Considerate privilegiate rispetto ad una grande fetta del paese che viveva di poco e niente e a persone, prevalentemente nere, che erano ancora considerati schiave dell'uomo bianco. Nonostante questo, loro presero coscienza della loro situazione e combatterono per i diritti delle donne e il suffragio, ma al tempo stesso si impegnarono anche molto per il movimento abolizionista, unendo le forze per poter ottenere di più, potendo contare su un reciproco sostegno.

Il femminismo americano, che nacque da questa dichiarazione, era diverso da quello che contemporaneamente nasceva in Europa. Le quattro amiche, e tutte le abolizioniste e suffragiste statunitensi, avevano formato la loro identità politica sui documenti delle rivoluzionarie francesi e delle rivendicazioniste inglesi, come Mary Astell e Mary Wollstonecraft.
Anche la preponderanza del protestantesimo rendeva la società statunitense molto diversa da quella europea e questo si rifletteva non solo sul lessico e sul simbolico, ma anche sul ruolo concreto delle donne nella società.
Nella Francia del 1848, le donne della corrente del socialismo utopista di Robert Owen e Charles Fourier parlavano del lavoro femminile in termini di diritto e di equità sociale e retributiva, oltre che di parità giuridica, di voto e di divorzio.
Mentre in Europa si sviluppavano i femminismi socialista, utopista e marxista, in America nasceva il femminismo liberale, diventato uno dei principali filoni del femminismo ottocentesco.

Un piccolissimo saggio, che si legge in un ora al massimo, che racchiude una accurata e dettagliata introduzione di Maria Paola Fiorensoli intitolata "Come prendere un tè e fondare il movimento femminista liberale", dove racconta la storia di come è nato tutto: da quel tè tra amiche, fino alla morte delle due donne da cui è partito questo movimento, passando per le vicende in Europa (francesi, inglesi e italiane), per i movimenti abolizionisti di metà Ottocento e per la loro prima Convenzione sui diritti delle donne.
Di seguito all'introduzione, viene riportata l'intera Dichiarazione dei sentimenti e le Risoluzioni scritte e firmate da Elizabeth Stanton, Lucretia Mott, Martha Wright e Mary Ann McClintock.

Quattro semplici donne che hanno dato vita a un movimento che è vivo ancora oggi, considerato dannoso e poco utile solo perché spesso frainteso nelle sue intenzioni e principi. Ma se ci informiamo in modo adeguato e capiamo cosa c'è alle spalle di questo femminismo, capiremo che è indispensabile sorreggere questo modo di pensare ancora oggi, perché tantissima strada è stata fatta da donne coraggiose e forti, ma tanta altra strada è ancora da fare e oggi tocca a noi.

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