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venerdì 19 maggio 2017

#IlMaggioDeiLibri: La #legalità di leggere

Questa settimana del Il Maggio Dei Libri noi lo dedichiamo alla #legalità. Un argomento che mi ha messo in seria difficoltà, perché non riuscivo a trovare un tema valido di cui parlarvi nel post.
Ad un certo punto ho fatto l'associazione più semplice che mi è venuta con il concetto di legalità, ovvero l'illegalità.
Grazie ai libri, noi possiamo venire a conoscenza di alcuni aspetti della vita, oscuri e sordidi, senza per forza farne esperienza in prima persona. Situazioni che nella vita reale sarebbero illegali, da molti punti di vista, ma che noi possiamo leggerne e venire a conoscenza di queste realtà, attraverso uno strumento del tutto legale: il libro.
Gli argomenti a riguardo sono dei più disparati: dal crimine organizzato e non all'omicidio; dalla mafia allo spaccio e all'uso di sostanze stupefacenti; dalle violenze, nel senso più ampio del termine, alle truffe; fino ad arrivare a genocidi di massa, come quello compiuto dai nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, per citarne solo uno.


Io non leggo molto libri con all'interno questi argomenti, o meglio, che non trattano in senso stretto questo preciso argomento. O almeno non in questo periodo della mia vita.
C'è stato però un periodo, durante l'adolescenza, in cui ero incuriosita dalle droghe e da tutto il mondo che ne ruotava intorno e, piuttosto di fare esperienza diretta sul campo, mi sono messa a leggere.
La mia era una curiosità più rivolta all'informarmi su queste sostanze, i loro effetti e ciò che comportavano, più che un vero e proprio interesse a provarle. Così mi sono ritrovata a leggere, più che altro, storie vere di persone che in questo tunnel, devastante e pericoloso, c'erano cadute e faticavano a uscirne.

Il primo libro affrontato fu Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Christiane F pubblicato nel 1978. Sì, faccio parte di quella generazione per cui questo libro era ancora un cult, una lettura quasi obbligatoria che bisognava fare a una certa età.
La testimonianza di Christiane, raccontata a due giornalisti del settimanale "Stern", racconta di come abbia cominciato piccolissima, negli anni Settanta a dodici anni, ad avvicinarsi alle prime droghe: hashish, Lsd, efedrina e mandrax. E in breve tempo, a quattordici anni, si sia ritrovata a prostituirsi, per le strade di Berlino, per procurarsi le dosi di eroina. Christiane in questo periodo contrae anche l'epatite, con cui conviverà tutto il resto della sua vita.
Le vicende dei ragazzi dello zoo di Berlino hanno influenzato diverse generazioni a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, trascinando l'effetto anche fino agli anni Novanta. Diventando la testimonianza di un'epoca buia, in cui la tossicodipendenza cominciava ad essere argomento di discussione, e denunciando l'indifferenza della società verso un dramma sociale ancora oggi attuale.
Un racconto crudo, incisivo e scioccante, che rimane impresso nella mente per sempre. La storia di una discesa precipitosa nel tunnel della droga, dal quale la ragazza non ci uscirà mai veramente. Sebbene la fine del libro lasci intendere che lei sia determinata ad abbandonare questo stile di vita, la pubblicazione di qualche anno fa (2015) del seguito Christiane F. La mia seconda vita, dimostra, trentacinque anni dopo, come Christiane non sia mai riuscita a staccarsi da questo mondo. Tra la disintossicazione e la ricaduta, racconta come la sua vita sia stata caratterizzata soprattutto da solitudine e una grande disperazione (questo libro lo devo assolutamente recuperare).
Dal primo libro è stato tratto anche un film nel 1981, che racconta soprattutto degli anni in cui Christiane era dipendente dall'eroina e si prostituisce, tralasciando completamente gli anni precedenti con le droghe leggere e anche alcuni personaggi fondamentali nel libro.

È stato in un pomeriggio trascorso in biblioteca, dopo la scuola, che mi sono imbattuta in Alice: i giorni della droga. Il diario reale di un'adolescente americana, pubblicato nel 1971, di cui non si conosce mai il nome, che racconta quelle scelte sbagliate che ci si trova davanti a una certa età, alcune più sbagliate e distruttive di altre. Alice è solo un nome fittizio, che fa riferimento all'Alice del paese delle meraviglie di Lewis Carroll, che cade nella tana del bianconiglio. E così la giovane ragazza di questo diario, precipita in una spirale fatta di droga, solitudine e devastazione.
Racconta come la ragazza venga a contatto con le prime droghe, provando dell'Lsd a una festa con gli amici, e di come ben presto diventi dipendente da esse; arrivando ad abbandonare la scuola e a frequentare compagnie sbagliate. E queste compagnie sono la causa dello strano comportamento della ragazza secondo i genitori, che non vedono e non capiscono cosa stia succedendo alla figlia.
Anche questa è una storia che scuote nel profondo, che colpisce e impressiona, ma con un finale veramente improvviso che assomiglia a un forte pugno nello stomaco. A distanza di molti anni, ancora me lo ricordo vividamente.
Il libro è stato presentato all'epoca come il vero diario di una ragazza americana, rimasta anonima, ma anni dopo, tramite una ricerca sul copyright, si è scoperto che era depositato da Beatrice Sparks, una psicologa statunitense. Nel 1979, la Sparks dichiarò che Alice: i giorni della droga era davvero basato su due diari di una ragazza che era stata sua paziente, ma che a essi aveva aggiunto alcuni avvenimenti romanzati sulla base delle esperienze di altri ragazzi dall'adolescenza disturbata.
Per i temi trattati al suo interno, oltre che di tossicodipendenza si parla sessualità e violenza in modo esplicito, il libro ha suscitato molto clamore dopo la sua pubblicazione e i genitori conservatori hanno intentato molte cause per bandire il libro dalle biblioteche scolastiche. Ancora oggi è nella top 10 dei libri più censurati negli Stati Uniti.

Gli anni in cui si svolgono le vicende di questi due libri sono più o meno gli stessi, gli anni Settanta, ma in due parti del mondo completamente diverse, una nella povera e degradata Berlino Est e l'altra negli Stati Uniti ricchi e scintillanti.
Due testimonianze reali che denunciano il dramma di una situazione sociale, che a tutt'oggi non ha una soluzione. Le droghe sono cambiate oggi, ma la disperazione, la sofferenza e la solitudine in cui precipitano queste due ragazze sono ancora attuali e ci sono ancora tantissimi giovani tossicodipendenti che si ritrovano in questa situazione, senza sapere come uscirne.


Il calendario delle pubblicazioni delle altre blogger e vlogger che partecipano al progetto:

2 commenti:

  1. Non so se sia una questione generazionale (dubito, vista la vicinanza d'età!) ma io non ho letto il libro cult di Christiane F.; nemmeno il secondo, in realtà.
    Sul tema della legalità/illegalità penso innanzitutto a Jean-Claude Izzo - notevolissimo ne Il sole dei morenti - ma anche a una lettura abbastanza recente, Le volpi pallide di Yannick Haenel.

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    1. Siamo abbastanza vicine di età, ma la mia generazione è stata una delle ultime a leggere "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino", alla fine degli anni Novanta il fenomeno stava scemando e comunque in pochi affrontavano ancora questo libro cult. A te che hai vissuto l'adolescenza negli anni 2000 non è arrivato e all'epoca era già stato dimenticato dai più.

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