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venerdì 31 marzo 2017

ABBIAMO SEMPRE VISSUTO NEL CASTELLO di Shirley Jackson

Non sono molto a mio agio con questo genere di letteratura. Quindi per avvicinarmi e prendere confidenza sto facendo dei piccoli passi (come questo piccolo libro). Soprattutto in previsione di ottobre, mese in cui tutte le mie letture saranno di questo genere, e anche peggio, per festeggiare alla fine Halloween.
Mi sono convinta di leggere Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson forte del fatto che non l'avrei letto da sola (perché in queste circostanze ho davvero bisogno di sostegno), ma con il gruppo di lettura di Federica Frezza, su Youtube come Prismatic310 (domenica sera ci sarà la live a riguardo).

La diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo, nella persona del cugino Charles, si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia.
Ma il malessere ci invade via via, disorientandoci.
Anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male - un Male tanto più allarmante di quanto non circoscritto ai "cattivi", ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.

Il romanzo L'incendiaria di Stephen King si apre con la dedica: "A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce".
E sembra proprio così. La narrazione appare discreta, delicata e sottotono. Una storia che comincia con toni sommessi e tranquilli, per poi scivolare nell'inquietudine e nell'angoscia. Il fatto che tutto si svolga all'interno della casa da anche un certo senso di claustrofobia.

La scrittura di Shirley Jackson è diretta, senza fronzoli, asciutta, ma che sa trasmettere forti emozioni, senza clamore, senza ostentare, senza appunto alzare la voce.
La prima metà è scorrevole, si legge in fretta e avidamente; mentre la seconda metà trasmette un certo senso di panico e angoscia e mi sono ritrovata a centellinare le pagine che mi mancavano, per non finirlo troppo in fretta, ma anche perché avevo bisogno di fare delle pause. Sì, ve l'ho già detto, sono una fifona e mi lascio impressionare facilmente.

La protagonista, Mary Katherine, è un personaggio curioso e sensibile, con il quale si entra in empatia sin dalle prime pagine. Ha una serie di credenze e superstizioni che sono veramente affascinanti e centrali per lo svolgersi della storia. In più è così protettiva nei confronti della sorella maggiore Constance, capendo i suoi sentimenti e le sue preoccupazioni guardando un semplice gesto, che appare veramente tenera e servizievole. La complicità tra le due sorelle è incredibile e quasi palpabile, possono capirsi solo con uno sguardo, e questo le rilega in un mondo tutto loro "la luna" dove si ritrovano sempre e sono tranquille.
Grazie anche ai siparietti simpatici di zio Julian le situazioni acquistano una parvenza di comicità, ma il grande terribile segreto, che accomuna i tre abitanti della casa, aleggia costantemente in tutto il romanzo e non permette mai di lasciarsi andare a vere e proprie risate, ma più che altro a sorrisi maliziosi.
Il personaggio di Charles, il cugino, è veramente odioso e fastidioso; arriva all'improvviso, si comporta da padrone e a te lettore viene solo da chiederti: "ma questo cosa cavolo vuole?".

In tutto il libro non ci sono dei veri personaggi buoni o cattivi. Ognuno di loro, anche quelli che compaiono solo una volta, sono ambigui e c'è un continuo alternarsi di ruoli.
Il romanzo gioca costantemente sul concetto di male, quella cattiveria che è dentro ognuno di noi, che può portarci a commettere atti indicibili se solo la lasciamo andare.
Tutti i personaggi a un certo punto commettono degli atti cattivi, sleali e vili, per poi tentare di tornare sui propri passi e sistemare le cose. Il fatto che a tutti è concessa una seconda possibilità è fondamentale, non dobbiamo limitare il nostro giudizio a una sola azione commessa da qualcuno, ma guardare oltre e permettergli di migliorare la situazione, anche a modo suo.

4 commenti:

  1. Buongiorno Dany. Questa che presenti qui sembra una lettura molto interessante, con personaggi ambigui (quelli né bianchi né neri, un po' grigi come piacciono a me) e una sottile atmosfera di angoscia. Anche per me leggere qualcosa di questo genere sarebbe uscire un po' dalla mia "comfort zone", dovrei provarci. Le edizioni Adelphi mi piacciono moltissimo, sono proprio raffinate.
    Buon weekend da Eva.

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    1. Questo libro per me è anni luce dalla mia "confort zone", ma mi è piaciuto molto e questo mi spingerà a provare qualcos'altro di questo genere.
      Oltre all'eleganza, Adelphi ha anche prodotti eccezionali in quanto scelte editoriali, infatti sono suoi alcuni dei romanzi migliori in circolazione.
      Buon weekend a te cara Eva

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  2. Dany, questo libro non è proprio il mio genere, però, vedo che molti si sono avvicinati ad esso e la tua recensione mi ha davvero incuriosita. Strano, ma lo inserirò nella mia lista di libri da comprare :)

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    1. Guarda, se sei una che si spaventa con poco come me, con questo libro puoi andare sul sicuro. Non spaventa, ma crea solo un breve stato di imquietudine.
      È uno dei più tranquilli di questo genere.
      Prova a leggerlo e poi fammi sapere :)

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