Nel Giro d'Italia Letterario, non è stato difficile scegliere un libro per la tappa del Friuli Venezia Giulia. Purtroppo avevamo pochi titoli tra cui decidere: solo due o tre; e quindi "Senilità" di Italo Svevo è stata quasi una scelta "obbligata". Alcuni si sono opposti (diciamolo: Svevo non piace a tutti!!) e così ci siamo ritrovate solo in tre (impavide) lettrici questa volta.
Emilio Brentani, rassegnato a un'esistenza grigia, incontra l'esuberante Angiolina e se ne innamora. Ma la ragazza mal sopporta l'indole introversa dell'ormai maturo spasimante e lo tradisce. Emilio rientrerà nell'arida inerzia della senilità.
In una Trieste allietata dai clamori del Carnevale, è la storia di un "eroe esistenziale" la cui protesta sociale, il cui non ritenersi figlio dei tempi si arrendono all'amore per una donna, miscuglio irresistibile di sensualità e devozione, di grazia e sfacciata volgarità, di egoismo e pietà.
"Senilità" è il secondo libro di Svevo, che segue "Una vita" e precede "La coscienza di Zeno". Pubblicato per la prima volta del 1898 con scarso successo, fu salutato come un capolavoro nel 1927, dopo che Joyce ebbe dichiarato pubblicamente il suo grande apprezzamento per questo libro.
Sembra strano, dato il nome del mio blog, ma non ho preso nessun appunto mentre leggevo "Senilità". Errore mio. Avrei dovuto scrivere qualcosa sul mio quaderno durante la lettura, per evitare di trovarmi nella spiacevole situazione in cui sono ora: cioè che non ricordo molto di questo libro, tranne che è stato difficile portarlo a termine. Per me, questa non è una novità. Ho un brutto rapporto con Svevo (e pensare che l'ho portato anche all'esame di maturità). Non sono mai riuscita a finire "La coscienza di Zeno", ma che dico finire?? Almeno fossi riuscita ad arrivare a metà... purtroppo le due volte che ho provato a leggerlo, non sono mai riuscita a superare pagina 123.
Provata, stanca, ma soddisfatta di essere arrivata alla fine di "Senilità", purtroppo però il mio rapporto con Svevo non è cambiato: mi risulta difficile quello che scrive, come lo scrive e perché lo scrive. Continuo a trovarlo estremamente psicologico e riflessivo nei suoi ragionamenti, al punto da percepirlo complesso e poco chiaro.
Emilio è un personaggio rigido, infelice e quasi antipatico. Intrappolato nel ricordo e nel rimpianto di ciò che non ha ottenuto dalla vita, risulta un povero inetto, logorato dalla sua costante "non vita" che lo rilega al passato e lo rende triste. Ma di tutto ciò egli sembra non rendersene conto, perché la maggior parte delle volte pecca di arroganza e risulta molto esigente verso gli altri, soprattutto verso Angiolina. Quest'ultima, invece, è una donna briosa, sfacciata, al passo coi tempi e piena di vita. Le due personalità, così diverse, cozzano tra di loro in modo prevedibile e Angiolina non riuscirà a resistere al fianco di Emilio molto a lungo.
Un personaggio molto simpatico e interessante è Stefano, amico di Emilio, è l'unico di cui mi sia piaciuto leggere. Ha spessore ed è anche divertente, il che non guasta in un libro del genere, perché se trovi qualcuno che ogni tanto ti fa ridere e alleggerisce la situazione, ti stimola a continuare la lettura.
Personalmente ho trovato più interessante la storia della sorella di Emilio, la poverina precipita nel delirio e poi nella morte a causa di un amore non corrisposto. Sebbene non approfondita e trattata solo superficialmente (perché non è la protagonista) il suo scopo è quello di evidenziare, in un modo un po' stereotipato, le diverse reazioni che i due sessi possono avere di fronte a un amore finito.
Non ho molto altro da dire. Forse non sono abbastanza profonda e per questo non sarò mai affine al caro e vecchio Svevo. Quindi vi lascio con le parole di qualcuno che probabilmente lo comprende molto meglio di me e che vi spiega in poche righe il significato del titolo, che racchiude in sé il senso di tutto il romanzo.
In una Trieste allietata dai clamori del Carnevale, è la storia di un "eroe esistenziale" la cui protesta sociale, il cui non ritenersi figlio dei tempi si arrendono all'amore per una donna, miscuglio irresistibile di sensualità e devozione, di grazia e sfacciata volgarità, di egoismo e pietà.
"Senilità" è il secondo libro di Svevo, che segue "Una vita" e precede "La coscienza di Zeno". Pubblicato per la prima volta del 1898 con scarso successo, fu salutato come un capolavoro nel 1927, dopo che Joyce ebbe dichiarato pubblicamente il suo grande apprezzamento per questo libro.
Sembra strano, dato il nome del mio blog, ma non ho preso nessun appunto mentre leggevo "Senilità". Errore mio. Avrei dovuto scrivere qualcosa sul mio quaderno durante la lettura, per evitare di trovarmi nella spiacevole situazione in cui sono ora: cioè che non ricordo molto di questo libro, tranne che è stato difficile portarlo a termine. Per me, questa non è una novità. Ho un brutto rapporto con Svevo (e pensare che l'ho portato anche all'esame di maturità). Non sono mai riuscita a finire "La coscienza di Zeno", ma che dico finire?? Almeno fossi riuscita ad arrivare a metà... purtroppo le due volte che ho provato a leggerlo, non sono mai riuscita a superare pagina 123.
Provata, stanca, ma soddisfatta di essere arrivata alla fine di "Senilità", purtroppo però il mio rapporto con Svevo non è cambiato: mi risulta difficile quello che scrive, come lo scrive e perché lo scrive. Continuo a trovarlo estremamente psicologico e riflessivo nei suoi ragionamenti, al punto da percepirlo complesso e poco chiaro.
Emilio è un personaggio rigido, infelice e quasi antipatico. Intrappolato nel ricordo e nel rimpianto di ciò che non ha ottenuto dalla vita, risulta un povero inetto, logorato dalla sua costante "non vita" che lo rilega al passato e lo rende triste. Ma di tutto ciò egli sembra non rendersene conto, perché la maggior parte delle volte pecca di arroganza e risulta molto esigente verso gli altri, soprattutto verso Angiolina. Quest'ultima, invece, è una donna briosa, sfacciata, al passo coi tempi e piena di vita. Le due personalità, così diverse, cozzano tra di loro in modo prevedibile e Angiolina non riuscirà a resistere al fianco di Emilio molto a lungo.
Un personaggio molto simpatico e interessante è Stefano, amico di Emilio, è l'unico di cui mi sia piaciuto leggere. Ha spessore ed è anche divertente, il che non guasta in un libro del genere, perché se trovi qualcuno che ogni tanto ti fa ridere e alleggerisce la situazione, ti stimola a continuare la lettura.
Personalmente ho trovato più interessante la storia della sorella di Emilio, la poverina precipita nel delirio e poi nella morte a causa di un amore non corrisposto. Sebbene non approfondita e trattata solo superficialmente (perché non è la protagonista) il suo scopo è quello di evidenziare, in un modo un po' stereotipato, le diverse reazioni che i due sessi possono avere di fronte a un amore finito.
Non ho molto altro da dire. Forse non sono abbastanza profonda e per questo non sarò mai affine al caro e vecchio Svevo. Quindi vi lascio con le parole di qualcuno che probabilmente lo comprende molto meglio di me e che vi spiega in poche righe il significato del titolo, che racchiude in sé il senso di tutto il romanzo.
"Senilità, l'oscura parola che dà il titolo al romanzo, sta per "malattia dell'anima", inerzia esistenziale che paralizza ogni libero incontro con le cose della vita. Nell'emozionante indagine letteraria e umana di Svevo, le esistenze virtuali del protagonista Emilio Brentani si stagliano sul palcoscenico della realtà come figure grottesche di inquietante drammaticità, che prendono corpo, si animano e muoiono attraverso la brillantezza accecante di un sogno d'amore mancato."
Non ho letto questo libro e per me è ancora una grave lacuna (avrei voluto approfittare del "Giro d'Italia letterario" per colmarla, ma ne ho avuto il modo), però La coscienza di Zeno mi piace molto e spero di confermare con questo altro romanzo le mie impressioni su Svevo. Certo, non si può dire che i suoi personaggi risultino simpatici e i loro comportamenti condivisibili, ma è proprio sul crollo dell'eroe ideale e sull'imporsi dell'intero che si basa la narrativa di questo autore... deve intrigare il tema per poterlo apprezzare! ;)
RispondiEliminaSe devo essere sincera, quelle prime 100 pagine de La coscienza di Zeno, mi piacevano ed erano interessanti, ma non so perché non sono mai riuscita ad andare avanti. Però se dici che ne vale la pena, ci riproverò, magari è la volta buona. =D
EliminaQuesto è uno dei molti - troppi - classici (soprattutto italiani?) di cui apprezzo molto più il significato rispetto al significante.
RispondiEliminaIn una frase hai racchiuso anche il mio pensiero. :)
Elimina"Svevo non piace a tutti" Alzo la mano.
RispondiEliminaIo La coscienza di Zeno sono riuscita a finirlo, ma trascinando la lettura per un intero anno scolastico.
Eh.
Prima o poi lo finirò anch'io...speriamo :)
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