venerdì 14 ottobre 2016

IL MERCANTE DI VENEZIA di William Shakespeare

A quanto pare a Shakespeare piaceva molto il nostro bel paese, o almeno lo considerava adatto per ambientare le sua opere, perché dopo Otello, Romeo e Giulietta, in parte Antonio e Cleopatra e in un certo modo anche La tempesta, torniamo ancora in Italia, e più precisamente a Venezia, con "Il mercante di Venezia", opera di settembre per la #MaratonaShakespeariana.

Tragicommedia in cinque atti, ambientata a Venezia.
Bassanio, giovane gentiluomo veneziano, vorrebbe la mano di Porzia, ricca ereditiera di Belmonte, ma per corteggiarla ha bisogno di 3000 ducati, che chiede in prestito al suo caro amico Antonio, il mercante di Venezia. Purtroppo al momento Antonio ha tutto il denaro investito in traffici marittimi e non può fare il prestito all'amico, ma decide di garantire per lui presso Shylock il ricco usuraio ebreo. Shylock accorda il prestito a Bassanio, ma in caso di mancato pagamento l'ebreo vuole una libbra di carne di Antonio.
Bassanio allora si reca a Belmonte per corteggiare Porzia. Ma secondo il volere del padre defunto di lei, i pretendenti per ottenere la mano della ragazza devono scegliere lo scrigno giusto, tra tre diversi e contrassegnati da un indovinello. Bassanio, scegliendo il più modesto, ci riesce e sposa Porzia, già precedentemente innamorata di lui.
Intanto Jessica, figlia di Shylock, fugge di casa aiutata dall'amico Lancillotto per sposare il cristiano Lorenzo. Il padre va su tutte le furie, ma si consola alla notizia che tutte le navi di Antonio sono naufragate e quindi non potrà saldare il debito.
Shylock porta Antonio di fronte al Doge e pretende il pagamento con una libbra di carne dal corpo del mercante veneziano. Ma nessuno sa che Porzia e la sua ancella Nerissa, hanno un piano astuto e infallibile per salvare Antonio.

Nel Primo Atto facciamo la conoscenza di due personaggi tristi e malinconici. Da una parte abbiamo Antonio, il mercante, inquieto e triste, ma non sa esattamente perché. In fondo ha tutto: denaro, una posizione, una bella vita agiata; eppure sente di non essere felice del tutto. Dall'altra parte abbiamo Porzia, ricca ereditiera, costretta a sottostare al volere del padre defunto: non può scegliere chi sposare, ma sarà la sorte a farlo.
Per la prima volta non ci sono pene d'amore, sentimenti di vendetta o desiderio di sopraffare gli altri. Ciò che muoverà tutta la storia non è ancora chiaro, ma si scoprirà più avanti.
L'interessante botta e risposta tra Shylock e Antonio, verso la fine dell'Atto, è specchio eloquente dei tempi in cui si svolge la vicenda: Antonio considera deplorevole prestare denaro per interesse, come fa l'usuraio ebreo; ma probabilmente ciò è dovuto al fatto che all'epoca era proibito per legge ai cristiani richiedere il pagamento su un prestito. In questo caso Shylock rappresenta la figura negativa, il cattivo in quanto ebreo e arrogante usuraio, ma in quel periodo purtroppo era uno dei pochissimi lavori concessi agli ebrei; in più lo Stato li tassava pesantemente e quindi erano costretti a chiedere gli interessi.

Il Secondo Atto  è composto da molte e veloci scene diverse. Un Atto molto veloce da leggere, scorrevole e incalzante. Lo scenario di tutta la storia va via via componendosi e il lettore viene a conoscenza anche dell'amore clandestino tra Jessica, figlia dell'ebreo Shylock, e Lorenzo, giovane cristiano veneziano. I due si accordano per scappare e sposarsi, con la collaborazione dell'amico Lancillotto. La fuga fa arrabbiare enormemente Shylock, che vede la figlia come una sua proprietà (alla pari di un oggetto), ma gran parte della collera dell'usuraio è dovuta al fatto che Jessica ha portato via con sé anche del denaro e l'anello della madre defunta. Tutto ciò sottolinea come per l'ebreo sia molto più importante mantenere le sue proprietà e la sua ricchezza, invece della figlia.

Arriviamo all'Atto che si discosta di più dagli altri, quello più tranquillo, allegro e felice, perché nel Terzo Atto abbiamo la scena in cui Bassanio sceglie lo scrigno giusto (quello di piombo) e corona il suo sogno di sposare Porzia (anche lei innamorata di lui). In più c'è anche l'unione tra l'amico di Bassanio, Graziano, e l'ancella di Porzia, Nerissa. Un amore un po' buttato lì quest'ultimo, secondo me, per rendere il tutto ancora più lieto, prima delle rocambolesche vicende finali.
Qui il lettore si accorge anche dei profondi e inespressi sentimenti provati da Antonio nei confronti di Bassanio, quando il mercante manda all'amico una lettere di "addio" chiedendogli di poterlo rivedere per l'ultima volta prima di morire.

Il mio preferito è indubbiamente il Quarto Atto, in cui Porzia e Nerissa si travestono da uomini (avvocato la prima e scrivano la seconda) per recarsi a Venezia e aiutare Bassanio, inconsapevole del travestimento, a salvare la vita di Antonio. E Porzia lo fa architettando lei stessa un piano molto astuto e intelligente.
Mi piace perché in questo caso Porzia non è una donna in balia degli eventi e costretta a sottostare al volere di un uomo. Ha la sua personalità, il suo carattere e decide per il suo futuro. Così è in grado di agire autonomamente per salvare suo marito e l'amico Antonio.

Posso essere sincera con voi? Il Quinto Atto non mi è piaciuto, l'ho trovato superfluo. Un'unica scena messa lì per fare numero e allungare un po' il brodo. E tutta la storia degli anelli che Porzia e Nerissa hanno donato ai rispettivi mariti, i quali non li considerano importanti e li hanno regalati all'avvocato e allo scrivano, l'ho trovata tediosa e mi ha annoiata. Una serie infinita di recriminazioni e minacce, per poi liquidare tutto con "Non preoccupatevi...eravamo noi travestite!!". Non potevano semplicemente dirlo subito? Se volevano farsi una litigata, non potevano scegliere una motivazione più interessante?


"Il mercante di Venezia" è un'opera difficile da collocare in un determinato genere: non è proprio una tragedia, perché ha un lieto fine, ma non è nemmeno una commedia, per mancanza di allegria e leggerezza. Diciamo che è un buon esempio di tragicommedia infarcita di un po' di umorismo nero.
Il motore che muove tutta l'opera non è un amore tormentato, un sentimento di rancore  e vendetta, oppure una smania di potere e conquista. In questo caso il nodo cruciale della vicenda sono i soldi, tutto ruota intorno al concetto del vile denaro e di quanto questo possa corrompere. Per questo non esiste un solo personaggio negativo, un vero cattivo (e nemmeno un personaggio totalmente buono e positivo). Shakespeare approfondisce di più l'animo umano, mostrando come non tutto sia bianco o nero, ma ci siano un'infinità di sfumature nella personalità e nel carattere di ogni personaggio.

Ho notato, e nel gruppo della #MaratonaShakespeariana potrete notare che non sono stata l'unica, che ciò che rendeva Antonio così malinconico è presumibilmente l'amore omosessuale e impossibile da esprimere per Bassanio. Potrebbe sembrare la motivazione più plausibile, anche perché consapevole di questo amore non corrisposto, perché Bassanio è indubbiamente innamorato di Porzia, Antonio è disposto a sacrificare la sua vita per il bene e la felicità dell'amico

Il personaggio che rimane più impresso è sicuramente Shylock, il ricco usuraio ebreo a cui Bassanio e Antonio si rivolgono per avere del denaro in prestito. Purtroppo, per gran parte della Storia, questo personaggio fu visto e considerato in modo negativo. Infatti, il luogo comune per cui gli ebrei erano ottimi usurai è rimarcato in quest'opera teatrale, che viene anche accusata di antisemitismo. In tutta la narrazione c'è una forte presenza di atteggiamenti persecutori verso gli ebrei; anche se forse questa non era l'intenzione di Shakespeare, ma rispecchiava solo il contesto storico in cui viveva.
La situazione degli ebrei in quel periodo è presto nota: cacciati dalla Gran Bretagna nel 1290 da Edoardo I, poterono tornare sull'isola solo nel 1656 (molto dopo gli scritti di Shakespeare). A Venezia e dintorni, invece, gli ebrei erano costretti a vivere in ghetti sorvegliati da guardie cristiane e a portare un copricapo rosso, in moda da essere facilmente riconoscibili. In più, nel teatro elisabettiano, essi erano rappresentati con nasi adunchi, parrucche scarlatte e definiti "avidi usurai".
Un piccolo, ma importante e incisivo, mattone (secondo me) che andrà a formare e rendere più stabile quella terribile macchina di propaganda negativa attuata nel Novecento durante il nazismo. Basti pensare che la Germania nazista usò anche il personaggio di Shylock per incrementare la loro ideologia e i pregiudizi di tutta la nazione, trasmettendo l'opera via radio immediatamente dopo la Notte dei Cristalli.

2 commenti:

  1. Ciao Dany, hai fatto una bellissima recensione e analisi di questo grande classico della drammaturgia, complimenti! Buona serata :-)

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