martedì 7 marzo 2017

DOVREMMO ESSERE TUTTI FEMMINISTI di Chimamanda Ngozi Adichie

Domani è la Festa della Donna, 8 marzo, e per l'occasione voglio consigliarvi questo piccolissimo libricino, un libro di appena quaranta pagine, che potrete leggere tranquillamente mentre aspettate che bolla l'acqua per la pasta, ma che al suo interno racchiude un messaggio importantissimo per tutti, perché dovremmo essere TUTTI femministi.

Questo saggio è la versione rivista di un intervento che Chimamanda Ngozi Adichie ha tenuto nel dicembre 2012 alla TEDXEuston Conference, un incontro annuale dedicato all'Africa in cui oratori provenienti da varie discipline pronunciano brevi discorsi con l'obiettivo di scuotere e ispirare un pubblico formato da africani e amici dell'Africa.

Chimamanda Ngozi Adichie è nata in Nigeria nel 1977 e ha studiato negli Stati Uniti. Già vincitrice di importanti premi con L'ibisco viola e Metà di un sole giallo, con Americanah ha conquistato la critica aggiudicandosi il National Book Critics Circle Award 2013 e giungendo tra le finaliste del Baileys Women's Prize for Fiction 2014.

In un discorso fluido, scorrevole, a tratti divertente, e per nulla prolisso o noioso, in cui Adichie cerca di spiegare, e far capire il più chiaramente possibile, cosa voglia dire essere una donna oggi. Attingendo molto spesso alla sua vita privata, portando ad esempio alcuni degli avvenimenti accaduti personalmente. Tre assolutamente eloquenti e significativi:
  • Quando alle elementari prese il voto più alto della classe in un compito e per questo aveva l'opportunità di diventare capoclasse, come aveva promesso la maestra; ma poi, la stessa maestra, le disse che il capoclasse doveva essere un maschio. Lo aveva dato per scontato.
  • Oppure quando, entrando in uno dei migliori alberghi della Nigeria, fu fermata dalla guardia che le chiese come si chiamava l'uomo che aspettava. Perché se una donna nigeriana entra in un albergo da sola, è una prostituta, non può essere assolutamente un'ospite che paga la propria stanza. Se un uomo entra nello stesso albergo, non viene fermato.
  • O ancora come le fu fatto notare che la rabbia non si addice a una donna. Se sei una donna, non ci si aspetta che tu esprima rabbia, perché è minacciosa
Nel suo saggio tocca molti punti importanti, per spiegare come nel nuovo Millennio ancora non si sia arrivati a uno stato di parità tra uomini e donne. Basti pensare alla maggior parte dei posti di potere e di prestigio che sono occupati da uomini, perché più si sale nella scalata al successo e meno donne si trovano.
Di come si sbagli ad insegnare alle ragazze a preoccuparsi di cosa pensano i ragazzi, a spingerle a competere tra loro per un uomo e per chi è la più bella, invece di sostenerle ad essere loro stesse e a competere per essere qualcuno nel mondo. Ci preoccupiamo a insegnare alle ragazze a non essere aggressive, toste o arrabbiate, perché non sta bene. Dall'altra parte però sbagliamo anche a educare i maschi. Con un idea ristretta e stereotipata di virilità, a cui diamo un'importanza spropositata, soffochiamo l'umanità e la sensibilità dell'uomo, che si ritrova rinchiuso in un modo di essere che magari non gli appartiene fino in fondo, invece di lasciarlo libero di esprimersi come vuole.

Ma femministi si nasce o si diventa? Per Chimamanda Ngozi Adichie probabilmente il femminismo è venuto naturale, fin da bambina lo era, da quando il suo migliore amico le disse "Sei proprio una femminista", e lei tacque perché ancora non sapeva cosa volesse dire quella parola; per poi arrivare a definirsi ironicamente "una Femminista Felice Africana Che Non Odia Gli Uomini e Che Ama Mettere il Rossetto e i Tacchi Alti Per Sé e Non Per Gli Uomini".
Per altri invece è diverso, è forse più difficile, ma femministi lo si può diventare. Basta riflettere accuratamente, anche grazie a questo libricino, sul ruolo di svantaggio che questa società riserva alla donna. Anche se sono stati fatti molti passi avanti dal secolo scorso, ancora non siamo arrivati a un livello di parità che gioverebbe a tutti, anche agli uomini, e non solo alle donne.

Questo piccolo libro, con le sue potenti parole all'interno porta una ventata di aria fresca a un femminismo stantio e visto attraverso numerosi stereotipi inutili e dannosi. Apre la strada a una definizione del termine più giusta e includente, per il XXI secolo:
"Femminista è una persona che crede nell'eguaglianza sociale, politica ed economica dei sessi."
Ma allora perché si parla ancora di femminismo? E non più in generale di diritti umani?
È la stessa autrice a rispondere: "Perché non sarebbe onesto. Il femminismo è ovviamente legato al tema dei diritti umani, ma scegliere di usare un'espressione vaga come quella, vuol dire negare la specificità del problema del genere. Vorrebbe dire tacere che le donne sono state escluse per secoli. Vorrebbe dire negare che il problema del genere riguarda le donne, la condizione dell'essere umano donna, e non dell'essere umano in generale."

È importante che ognuno di noi legga questo piccolissimo libro, è importante quello che troverete tra le sue pagine, ed è importante ciò che porterete con voi.
Voglio lasciarvi con una frase che a me ha fatto riflettere molto, la frase con cui Chimamanda Ngozi Adichie chiude il suo discorso, la frase da cui può partire una riflessione costruttiva per cambiare un punto di vista:
"La cultura non fa le persone. Sono le persone che fanno la cultura. Se è vero che la piena umanità delle donne non fa parte della nostra cultura, allora possiamo e dobbiamo far sì che lo diventi."


Come l'anno scorso che, nei giorni precedenti la Festa della Donna, uscì nelle sale cinematografiche "Suffragette" (che se non avete visto, è il momento di recuperare); anche quest'anno, in questi giorni, potrete andare a vedere un'altro film che parla di femminismo e parità: "Il diritto di contare".
La storia, fino poco tempo fa sconosciuta, delle donne nere che lavorarono alla Nasa e che, attraverso i loro calcoli e le loro capacità, contribuirono a mandare l'uomo nello spazio. Un film su donne forti, tenaci, in un epoca in cui essere donne e nere voleva dire valere meno di zero; e che con caparbietà hanno lottato e combattuto piccole battaglie giornaliere: dei piccoli passi per delle donne capaci, dei grandi passi per l'uguaglianza e l'integrazione.

2 commenti:

  1. Ho sentito parte del discorso su youtube. Ordino subito il libro e questo pomeriggio volo in mediateca.
    Grazie delle dritte.
    Lea

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    1. Ciao Lea.
      Questo è uno di quei libri da tenere sempre con sé e da sfogliare ogni tanto, un vero e proprio gioiellino che tratta temi importantissimi.
      Spero ti sia utile e caro come lo è stato per me.

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