mercoledì 4 dicembre 2013

STORIA DI UNA CAPINERA di Giovanni Verga

Sì, è un altro libro della collana Live della Newton Compton. Vi avviso che li ho comprati tutti e 36 (per ora sono solo 36, ma potrebbero crescere di numero) e quindi, uno alla volta, con molta calma (causa altre letture arretrate) li leggerò tutti e ne parlerò qui nel blog.
Questo di Verga ho deciso di leggerlo dopo averlo visto nel piccolo e "appena nato" blog di Berenice,  Il diario segreto di una lettrice (andate a trovarla!!!)

Maria, giovane educanda di un monastero, a causa di un'epidemia di colera, è costretta a passare un breve periodo in campagna con il padre, la nuova moglie di lui e la figlia. La ragazza in realtà non ha la vocazione, è stata costretta dal padre alla vita del convento e sa che lì dovrà tornare a breve. Durante il soggiorno scrive delle lettere all'amica Marianna, anch'ella novizia, ma con un destino diverso dalla protagonista. In queste lettere Maria descrive l'affetto provato nei confronti della sua famiglia (anche se non ricambiato), tutta la felicità e la gioia del tempo trascorso fuori dal convento e la libertà di poter vivere veramente la sua giovinezza. Grazie a questo periodo la giovane novizia scopre nuovi orizzonti, affronta turbamenti tipici della sua età, ma soprattutto conosce l'amore. Un amore osteggiato da tutti e destinato a non crescere a causa del destino, già scritto, di Maria. Ma una volta scoperto questo forte sentimento, per la giovane suora sarà difficile reprimerlo e nasconderlo nel fondo del suo cuore, quando invece vorrebbe gridarlo al modo e scappare con il giovane amante. La sofferenza, per questa lotta interiore, sarà così grande che Maria si ammalerà di frequente, rischiando la morte.
 
Sul retro della copertina ho letto che è tratto da un'esperienza autobiografica e Wikipedia mi ha illuminato sul giovane amore di Verga per la novizia Rosalia.
Mi piacciono i romanzi epistolari, ma avrei preferito che ci fossero anche le lettere di risposta spedite dall'amica Marianna. Invece si può leggere solo il punto di vista, sull'intera situazione, di Maria; mentre sarebbe stato bello leggere anche i consigli e le riflessioni dell'amica.
Sono trascorsi quasi 150 anni dalla pubblicazione, ma questo è un libro che non sente molto il tempo che passa, al contrario di altre opere. Sarà dovuto al fatto che tratta un argomento universale, sempre attuale, e quindi immortale come l'amore. In particolare quell'amore impossibile, struggente, che logora il corpo e l'anima.
I turbamenti di Maria sono quelli tipici di un adolescente, o di una giovane donna. Si trova alle prese con il suo primo, e unico, amore e si può notare come certi sentimenti non invecchiano e quindi non sono molto cambiati dal 1869 ad oggi.
 
La prima parte del libro è estremamente allegra e veloce, viene trasmessa tutta la gioia e l'eccitazione che Maria prova nel vivere fuori dal convento; la descrizione è talmente euforica che anche il ritmo di lettura ne viene contagiato e si legge molto velocemente.
Nel momento in cui la protagonista incontra il ragazzo di cui si innamora, e quindi cominciano i problemi, anche il ritmo della scrittura cambia: diventa più calmo, riflessivo e molto sofferente (a causa della sofferenza di Maria). Di conseguenza cambia anche la lettura, che rallenta notevolmente rispetto alla prima parte.
 
La povera novizia è inconsolabile. Il ragazzo che ama la ama a sua volta, ma l'amore non basta e la loro storia è destinata a non cominciare mai, a non prendere mai il volo e questo logora completamente Maria. La povera ragazza, già cagionevole di salute come la madre, cadrà in una spirale di sofferenza e malattia che la distruggeranno nel corpo e nello spirito. Anche quando torna in convento le è impossibile darsi pace e a dimenticare ciò che è successo. Continuerà a sprofondare nel delirio della malattia, fino al tragico epilogo.
L'amore dal suo punto di vista, sebbene puro e innocente, è visto come un peccato. Lei, destinata ad una vita di castità e a sposare solo la sua fede, non può innamorarsi di un ragazzo. L'ho trovato molto triste: Maria, come essere umano, è soggetta all'amore come tutti noi; ma invece viene obbligata a rinunciare alla felicità per compiere un destino che le è stato imposto e al quale non può dire di no. Credo che le cose siano cambiate molto da allora, e ringrazio di poter vivere in un epoca in cui è permesso cambiare idea, essere gli artefici del proprio destino e decidere del proprio futuro.
 
L'analogia con la capinera è azzeccata (in una breve prefazione dell'autore, all'inizio del romanzo, viene spiegato anche il motivo per cui ha scelto questo titolo). La giovane protagonista è proprio come l'uccellino: costretta, per volere altrui, a rimanere rinchiusa in una gabbia (sia fisica che emotiva), dalle cui sbarre può vedere il mondo che la circonda, può sentire la felicità di tutti, ma deve nascondere la sua tristezza e la sua sofferenza. Il canto della capinera è piacevole da ascoltare, ma se cantasse per esprimere la sua tristezza?
 
VOTO: 6,5/10

11 commenti:

  1. Lettura obbligata al liceo... Meno traumatizzante di altre. Discreto, dai, ma Verga non mi ha mai conquistata. Lo trovo molto più piacevole nella teoria piuttosto che nella narrazione effettiva.

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    1. Purtroppo io ho frequentato ragioneria e quindi queste letture le sto recuperando solo ora. Devo darti ragione perché Verga non ha conquistato nemmeno me, ma forse in futuro proverò a leggere qualcos'altro... :)

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  2. Devo confessarti che il libro aveva suscitato in me aspettative che poi non è stato in grado di soddisfare: la storia è sicuramente ben costruita e significativa per aprirci le porte di un mondo lontano e farci conoscere le dinamiche sociali e sentimentali dei suoi protagonisti, ma la forma della lettera focalizza eccessivamente l'attenzione su Maria, esasperando i toni e le emozioni. Preferisco di gran lunga il Verga verista a quello ancora non completamente lontano dal Romanticismo! :)

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    1. Concordo pienamente con te, calca troppo la mano sulla disperazione di Maria, per non parlare del suo delirio finale. Ma non mi arrendo e proverò a leggere altro di Verga, non posso certo farmi un'idea completa basandomi su un solo romanzo!! ;)

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  3. Bella recensione, ma devo essere sincera, Verga non sono mai riuscita a sopportarlo troppo ç_ç, per quanto scriva bene è troppo pesante e triste per i miei gusti. Con ogni suo libro mi prende una malinconia.

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    1. Mi consolo un po' notando di non essere l'unica a cui non sia piaciuto tanto il povero vecchio Verga... ;D Hai ragione, mette un po' di malinconia.

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Ho appena visto che hai fatto la recensione su questo libro!
    l'ho trovata interessante, e anche te come me non l'hai veramente amata ahaha
    Bacioni

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    1. Dai commenti sembra che siamo in ottima compagnia ;P
      Baci

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  6. Anch'io ho letto il romanzo in questa edizione: la lettura alla fine non è stata spiacevole però... che tristezza!

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    1. L'edizione non è certo delle migliori, e a quanto pare non è nemmeno il miglior romanzo di Verga, ma hai ragione: che tristezza!!

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