Lemony Snicket è lo pseudonimo usato dall'autore Daniel Handler nei suoi libri per bambini "Una serie di sfortunati eventi" pubblicati tra il 1999 e il 2006. Nonostante la concomitanza con le uscite di quel straordinario fenomeno editoriale che è stato "Harry Potter" (dal 1997 al 2007) questa serie di 13 libri per ragazzi ebbe un discreto successo, soprattutto in America. Che oggi si rinnova grazie a Netflix e alla decisione di lanciare una serie TV ispirata ai romanzi.
Nella classifica delle persone infelici al mondo i fratelli Baudelaire occupano il primo posto, a loro capitano più cose orribili che a chiunque altro. Ma chi sono questi sfortunati?
Violet Baudelaire ha 14 anni ed è uno dei più grandi inventori del suo tempo. Se la vedete con i capelli raccolti da un nastro, significa che gli ingranaggi e le leve del suo cervello creativo stanno andando a tutta forza.
Klaus Baudelaire è il figlio di mezzo, ha gli occhiali, il che può dare l'impressione che sia un amante dei libri. Impressione assolutamente corretta. Tutto il suo sapere viene dall'aver letto quasi tutti i liobri presenti nella libreria dei suoi genitori.
Sunny Baudelaire è la più giovane dei tre ed è anche una bebè. Ha solo quattro affilatissimi denti, che sono sempre pronti ad entrare in azione per mordere qualsiasi cosa.
I tre poveri ragazzi perdono i genitori in un terribile incendio nella loro casa e vengono affidati al loro tutore il Conte Olaf, un uomo rivoltante, viscido e perfido, il cui scopo è solo quello di mettere le mani sul cospicuo patrimonio dei Baudelaire cercando di eliminare i tre orfani.
Sfuggiti momentaneamente alle grinfie del Conte Olaf nel primo libro, i ragazzi vengono successivamente sballottati da un "parente" ad un altro, sempre rincorsi e raggiunti dal terribile Olaf che si traveste costantemente per non essere riconosciuto.
Una lettura piacevole e scorrevole, mi azzarderei anche a definirla leggera se non fosse per i temi trattati in questa storia. La sfortuna e le disavventure della vita sono presenti, ma non sono il tema principale, di questa saga. Tutto gira intorno al concetto della morte e più precisamente all'elaborazione del lutto. I ragazzi Baudelaire cercano di superare la perdita degli amati genitori, affrontando le sfide e le difficoltà che la vita mette loro davanti, attraverso la loro intelligenza, inventiva e tenacia. Le abilità di questi giovani ragazzi, rappresentano le strategie che una persona può mettere in atto per superare le difficoltà e i tiri mancini che la vita può presentare.
Il senso di malinconia e tristezza che pervade tutti i libri è contrastato da un forte senso dell'umorismo, molto nero e gotico, che non si trova molto spesso nelle storie per ragazzi.
È sicuramente una saga leggera, ma che fa riflettere, grandi e piccini, su temi importanti della vita e ha la straordinaria caratteristica, come Harry Potter, di crescere insieme ai suoi lettori.
Sono libri per bambini ideali per loro, perché sono anche estremamente istruttivi ed educativi: il narratore spesso si sofferma a spiegare termini più difficili, modi di dire ed espressioni del linguaggio comune. Il tutto è fatto senza diventare noioso o prolisso, ma mantenendo la narrazione fluida e stimolante, dando la possibilità ai bambini di imparare parole nuove senza quasi accorgersene.
Gli adulti potrebbero trovare questi romanzi comunque appassionanti, anche se confezionati per un pubblico più giovane, e al loro interno potrebbero trovare anche molti riferimenti letterari che ai bambini invece sfuggirebbero. Ad esempio lo stesso nome dei tre protagonisti fa riferimento al poeta maledetto Charles Baudelaire; i figli del signor Poe si chiamano Edgar e Allan; e ogni libro è dedicato a una donna di nome Beatrice, amata dall'autore e purtroppo precocemente scomparsa, che ricorda la Beatrice di dantesca memoria.
L'autore ama inserire all'interno dei suoi libri, oltre che riferimenti letterari e colti in generale, anche molti giochi di parole. Una curiosità è che tutti i titoli dei libri (tranne l'ultimo, La fine) contengono delle allitterazioni, e queste le si trova anche in molte espressioni all'interno dei romanzi (ad esempio Spiaggia Salmastra e Magnatte Magnose).
Nella classifica delle persone infelici al mondo i fratelli Baudelaire occupano il primo posto, a loro capitano più cose orribili che a chiunque altro. Ma chi sono questi sfortunati?
Violet Baudelaire ha 14 anni ed è uno dei più grandi inventori del suo tempo. Se la vedete con i capelli raccolti da un nastro, significa che gli ingranaggi e le leve del suo cervello creativo stanno andando a tutta forza.
Klaus Baudelaire è il figlio di mezzo, ha gli occhiali, il che può dare l'impressione che sia un amante dei libri. Impressione assolutamente corretta. Tutto il suo sapere viene dall'aver letto quasi tutti i liobri presenti nella libreria dei suoi genitori.
Sunny Baudelaire è la più giovane dei tre ed è anche una bebè. Ha solo quattro affilatissimi denti, che sono sempre pronti ad entrare in azione per mordere qualsiasi cosa.
I tre poveri ragazzi perdono i genitori in un terribile incendio nella loro casa e vengono affidati al loro tutore il Conte Olaf, un uomo rivoltante, viscido e perfido, il cui scopo è solo quello di mettere le mani sul cospicuo patrimonio dei Baudelaire cercando di eliminare i tre orfani.
Sfuggiti momentaneamente alle grinfie del Conte Olaf nel primo libro, i ragazzi vengono successivamente sballottati da un "parente" ad un altro, sempre rincorsi e raggiunti dal terribile Olaf che si traveste costantemente per non essere riconosciuto.
Una lettura piacevole e scorrevole, mi azzarderei anche a definirla leggera se non fosse per i temi trattati in questa storia. La sfortuna e le disavventure della vita sono presenti, ma non sono il tema principale, di questa saga. Tutto gira intorno al concetto della morte e più precisamente all'elaborazione del lutto. I ragazzi Baudelaire cercano di superare la perdita degli amati genitori, affrontando le sfide e le difficoltà che la vita mette loro davanti, attraverso la loro intelligenza, inventiva e tenacia. Le abilità di questi giovani ragazzi, rappresentano le strategie che una persona può mettere in atto per superare le difficoltà e i tiri mancini che la vita può presentare.
Il senso di malinconia e tristezza che pervade tutti i libri è contrastato da un forte senso dell'umorismo, molto nero e gotico, che non si trova molto spesso nelle storie per ragazzi.
È sicuramente una saga leggera, ma che fa riflettere, grandi e piccini, su temi importanti della vita e ha la straordinaria caratteristica, come Harry Potter, di crescere insieme ai suoi lettori.
Sono libri per bambini ideali per loro, perché sono anche estremamente istruttivi ed educativi: il narratore spesso si sofferma a spiegare termini più difficili, modi di dire ed espressioni del linguaggio comune. Il tutto è fatto senza diventare noioso o prolisso, ma mantenendo la narrazione fluida e stimolante, dando la possibilità ai bambini di imparare parole nuove senza quasi accorgersene.
Gli adulti potrebbero trovare questi romanzi comunque appassionanti, anche se confezionati per un pubblico più giovane, e al loro interno potrebbero trovare anche molti riferimenti letterari che ai bambini invece sfuggirebbero. Ad esempio lo stesso nome dei tre protagonisti fa riferimento al poeta maledetto Charles Baudelaire; i figli del signor Poe si chiamano Edgar e Allan; e ogni libro è dedicato a una donna di nome Beatrice, amata dall'autore e purtroppo precocemente scomparsa, che ricorda la Beatrice di dantesca memoria.
L'autore ama inserire all'interno dei suoi libri, oltre che riferimenti letterari e colti in generale, anche molti giochi di parole. Una curiosità è che tutti i titoli dei libri (tranne l'ultimo, La fine) contengono delle allitterazioni, e queste le si trova anche in molte espressioni all'interno dei romanzi (ad esempio Spiaggia Salmastra e Magnatte Magnose).
Il concetto di sfortuna è centrante e ricorrente in tutta la storia. Partendo dal titolo della serie, in cui c'è proprio la parola "sfortunati", al narratore che comunica sin dall'inizio che la storia che si andrà a leggere non ha nulla di allegro e divertente, ma anzi è triste e caratterizzata dalla malasorte, infatti l'inizio è proprio eloquente:
Anche la numerologia è importante in questa storia. Il 13 è un numero ricorrente: 13 sono i libri che compongono questa serie e ognuno di loro ha 13 capitoli al suo interno. Per la cultura anglosassone, ma anche per molte altre culture nel mondo (un po' anche in quella italiana) questo è il numero della superstizione, che "porta sfortuna" e di cattivo augurio; in più nei Tarocchi è il numero associato alla carta della Morte.
Anche la serie TV ha voluto rimarcare questo importante simbolo, infatti Netflix ha messo online le otto puntate della prima stagione proprio venerdì 13 gennaio 2017.
La serie TV Netflix è creata da Mark Hudis e l'autore dei libri, Daniel Handler, figura tra i produttori esecutivi.
Tra gli interpreti riconoscerete sicuramente Neil Patrick Harris (il Barney Stinson della sitcom "How I Met Your Mother") che veste i panni di uno straordinario Conte Olaf.
Anche i ragazzini che interpretano gli orfani Baudelaire (Melina Weissman e Louis Hynes), sebbene alla loro prima esperienza recitativa, sono molto bravi e convincenti.
Per ora sono disponibili gli otto episodi che compongono la prima stagione, i quali coprono la storia dei primi quattro libri della saga (due episodi per ogni libro).
La scenografia è veramente accurata, dimostrando una grande attenzione per i dettagli. Anche se la colonna sonora non lascia certo il segno, è la sigla il punto forte. All'inizio fastidiosa, ma che vi rimarrà impressa come poche e vi ritroverete a canticchiarla continuamente, dopo averla sentita solo due volte.
Come i libri, la serie alterna momenti cupi e drammatici a momenti più leggeri e divertenti, per questo è adatta anche ai bambini. È in grado di parlare di temi importanti come l'elaborazione del lutto, la morte e l'affrontare le difficoltà, con sincerità, lucidità e un pizzico di ironia.
Un prodotto che piacerà sicuramente agli amanti dei romanzi, per la sua incredibile fedeltà all'opera letteraria, ma che può essere apprezzata anche da chi non conosce la storia e si avvicina a essa per la prima volta.
Se i primi due episodi vi sembreranno un po' lenti e noiosi, cercate di tenere duro e continuare nella visione, perché poi la situazione si movimenta di più e tutto appare più interessante e scorrevole.
Per mantenere il più possibile la sensazione della narrazione dei libri, in cui il narratore si rivolge direttamente al lettore, nella serie è stato introdotto il ruolo di Patrick Warburton che interpreta proprio Lemony Snicket e che, guardando dritto verso la telecamera, si rivolge allo spettatore, adottando il meccanismo di rottura della quarta parete.
Il passaggio dai libri al piccolo schermo porta con se qualche modifica, che è d'obbligo in questi casi per mantenere una narrazione efficace. Ci sono molte anticipazioni della trama che, invece, nei libri appaiono molto più avanti. Per questo io vi consiglio di leggere prima tutta l'intera saga e non, magari, di farlo in contemporanea con la visione della serie TV (come ho fatto io) per evitare di spoilerarvi alcuni avvenimenti (anche molto importanti) che troverete nei libri successivi. Mi rendo conto che sono 13 romanzi, ma vi assicuro che sono molto veloci ed estremamente corti (non dimentichiamo che sono indirizzati ad un pubblico molto giovane), li leggerete in un baleno.
Per chi se lo fosse perso, esiste anche il film Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi del 2004 con Jim Carrey nei panni di un divertentissimo Conte Olaf, diretto da Brad Silberling (e con una straordinaria Maryl Streep - ma che ve lo dico a fare - che interpreta la zia Josephine).
Questo film si basa solo sui primi tre libri della saga, adattando la trama e mescolando un po' le vicende degli orfani Baudelaire.
Nonostante io l'abbia trovato molto carino e divertente, la critica lo stroncò definitivamente e non ci furono seguiti alla prima pellicola.
Ma potrete vederlo anche per poter fare dei paragoni e notare le innumerevoli differenze con i libri e con la serie TV disponibile su Netflix.
"Se vi interessano le storie a lieto fine, è meglio che scegliate un altro libro. In questo non solo non c'è lieto fine, ma nemmeno un lieto inizio, e ben poco di lieto anche in mezzo."Gli orfani Baudelaire non sono per nulla fortunati, fin dall'inizio accade di tutto a questi poveri ragazzi: dalla morte dei genitori, alla persecuzione del Conte Olaf, alla morte di vari parenti uno dopo l'altro. Una situazione triste e disperata, aggravata dal fatto che Violet, Klaus e Sunny sono sempre lasciati a loro stessi perché circondati da adulti incapaci e stupidi, mai all'altezza della situazione, e quindi sono costretti a salvarsi da soli e a sistemare le cose.
Anche la numerologia è importante in questa storia. Il 13 è un numero ricorrente: 13 sono i libri che compongono questa serie e ognuno di loro ha 13 capitoli al suo interno. Per la cultura anglosassone, ma anche per molte altre culture nel mondo (un po' anche in quella italiana) questo è il numero della superstizione, che "porta sfortuna" e di cattivo augurio; in più nei Tarocchi è il numero associato alla carta della Morte.
Anche la serie TV ha voluto rimarcare questo importante simbolo, infatti Netflix ha messo online le otto puntate della prima stagione proprio venerdì 13 gennaio 2017.
La serie TV Netflix è creata da Mark Hudis e l'autore dei libri, Daniel Handler, figura tra i produttori esecutivi.
Tra gli interpreti riconoscerete sicuramente Neil Patrick Harris (il Barney Stinson della sitcom "How I Met Your Mother") che veste i panni di uno straordinario Conte Olaf.
Anche i ragazzini che interpretano gli orfani Baudelaire (Melina Weissman e Louis Hynes), sebbene alla loro prima esperienza recitativa, sono molto bravi e convincenti.
Per ora sono disponibili gli otto episodi che compongono la prima stagione, i quali coprono la storia dei primi quattro libri della saga (due episodi per ogni libro).
La scenografia è veramente accurata, dimostrando una grande attenzione per i dettagli. Anche se la colonna sonora non lascia certo il segno, è la sigla il punto forte. All'inizio fastidiosa, ma che vi rimarrà impressa come poche e vi ritroverete a canticchiarla continuamente, dopo averla sentita solo due volte.
Come i libri, la serie alterna momenti cupi e drammatici a momenti più leggeri e divertenti, per questo è adatta anche ai bambini. È in grado di parlare di temi importanti come l'elaborazione del lutto, la morte e l'affrontare le difficoltà, con sincerità, lucidità e un pizzico di ironia.
Un prodotto che piacerà sicuramente agli amanti dei romanzi, per la sua incredibile fedeltà all'opera letteraria, ma che può essere apprezzata anche da chi non conosce la storia e si avvicina a essa per la prima volta.
Se i primi due episodi vi sembreranno un po' lenti e noiosi, cercate di tenere duro e continuare nella visione, perché poi la situazione si movimenta di più e tutto appare più interessante e scorrevole.
Per mantenere il più possibile la sensazione della narrazione dei libri, in cui il narratore si rivolge direttamente al lettore, nella serie è stato introdotto il ruolo di Patrick Warburton che interpreta proprio Lemony Snicket e che, guardando dritto verso la telecamera, si rivolge allo spettatore, adottando il meccanismo di rottura della quarta parete.
Il passaggio dai libri al piccolo schermo porta con se qualche modifica, che è d'obbligo in questi casi per mantenere una narrazione efficace. Ci sono molte anticipazioni della trama che, invece, nei libri appaiono molto più avanti. Per questo io vi consiglio di leggere prima tutta l'intera saga e non, magari, di farlo in contemporanea con la visione della serie TV (come ho fatto io) per evitare di spoilerarvi alcuni avvenimenti (anche molto importanti) che troverete nei libri successivi. Mi rendo conto che sono 13 romanzi, ma vi assicuro che sono molto veloci ed estremamente corti (non dimentichiamo che sono indirizzati ad un pubblico molto giovane), li leggerete in un baleno.
Per chi se lo fosse perso, esiste anche il film Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi del 2004 con Jim Carrey nei panni di un divertentissimo Conte Olaf, diretto da Brad Silberling (e con una straordinaria Maryl Streep - ma che ve lo dico a fare - che interpreta la zia Josephine).
Questo film si basa solo sui primi tre libri della saga, adattando la trama e mescolando un po' le vicende degli orfani Baudelaire.
Nonostante io l'abbia trovato molto carino e divertente, la critica lo stroncò definitivamente e non ci furono seguiti alla prima pellicola.
Ma potrete vederlo anche per poter fare dei paragoni e notare le innumerevoli differenze con i libri e con la serie TV disponibile su Netflix.
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