Il Giro d'Italia Letterario prosegue tra corse e fatica. Ho saltato la seconda tappa (la Valle D'Aosta), ma se volete trovate la discussione e le varie recensioni nella pagina Facebook, qui potete anche unirvi a noi e commentare con noi i libri letti.
Per la terza tappa scendiamo lungo tutto lo stivale e arriviamo fino in Basilicata per poter leggere un classico della letteratura italiana: "Cristo si è fermato a Eboli" del medico, pittore e scrittore Carlo Levi.
"Eboli - dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo - è l'ultimo paese di cristiani. Cristiano è uguale a uomo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali". Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: "La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro mondo." Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell'opera di Levi: il protagonista di questo romanzo è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco, qui non valgono più, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo più complesse e più elementari.
Personalmente ho un grande problema con i romanzi italiani. Come i film italiani, anche i romanzi mi sembrano sempre troppo realistici; io leggo (e vado al cinema) per sognare, per immergermi in scenari diversi dal mio quotidiano e farmi cullare dalla fantasia. Se volessi più realtà leggerei un saggio o guarderei un documentario.
Non pensate che voglia essere polemica, ma per questo motivo ho fatto molta fatica a leggere "Cristo si è fermato a Eboli". Si tratta della semplice cronaca, molto realistica, dell'anno che Levi ha trascorso in Basilicata e mi addormentavo leggendolo (cosa che non mi succede mai!!).
Tutto questo potrebbe essere anche un lato positivo. Carlo Levi presenta uno specchio dell'Italia meridionale dell'epoca: una popolazione bloccata tra lo spauracchio della guerra e il sogno dell'America, considerata terra nuova, fertile e piena di promesse.
Tra storia, mitologia, credenze popolari, leggende, religione, politica, briganti, spiriti e angeli si snodano le vicende più interessanti di questo libro e anche quelle più divertenti. Interessante scoprire che secondo i costumi dell'epoca una donna non poteva farsi vedere da sola in compagnia di un uomo, ma per tutti era normale che un prete avesse uno o più figli.
Lo stile di Levi è veramente semplice, chiaro e lineare. La lettura, anche se per me era noiosa, devo ammettere che era scorrevole. I personaggi sono molto vividi e coloriti quasi da non sembrare veri, ma frutto dell'immaginazione dello scrittore. In realtà sono tutte persone realmente esistite e che Levi ha incontrato.
Anche se è una terra dura, ostile, scarna, povera e malata, come i suoi abitanti, Levi si affeziona ad essa e a tutte le persone che incontra. Quel luogo gli resterà per sempre nel cuore, tanto da dipingere diversi quadri che lo ritraggono.
I temi trattati in questo romanzo sono importanti e purtroppo non del tutto superati, ma ancora attuali. Le considerazioni fatte da Carlo Levi, nelle ultime pagine, potrebbero assere state scritte tranquillamente ai giorni nostri. Sono da leggere, rileggere e imparare da esse. Tra le tante, quella che preferisco è che l'alfabetizzazione di un popolo è un importante mezzo per renderlo libero!!!
VOTO: 6/10
Personalmente ho un grande problema con i romanzi italiani. Come i film italiani, anche i romanzi mi sembrano sempre troppo realistici; io leggo (e vado al cinema) per sognare, per immergermi in scenari diversi dal mio quotidiano e farmi cullare dalla fantasia. Se volessi più realtà leggerei un saggio o guarderei un documentario.
Non pensate che voglia essere polemica, ma per questo motivo ho fatto molta fatica a leggere "Cristo si è fermato a Eboli". Si tratta della semplice cronaca, molto realistica, dell'anno che Levi ha trascorso in Basilicata e mi addormentavo leggendolo (cosa che non mi succede mai!!).
Tutto questo potrebbe essere anche un lato positivo. Carlo Levi presenta uno specchio dell'Italia meridionale dell'epoca: una popolazione bloccata tra lo spauracchio della guerra e il sogno dell'America, considerata terra nuova, fertile e piena di promesse.
Tra storia, mitologia, credenze popolari, leggende, religione, politica, briganti, spiriti e angeli si snodano le vicende più interessanti di questo libro e anche quelle più divertenti. Interessante scoprire che secondo i costumi dell'epoca una donna non poteva farsi vedere da sola in compagnia di un uomo, ma per tutti era normale che un prete avesse uno o più figli.
Lo stile di Levi è veramente semplice, chiaro e lineare. La lettura, anche se per me era noiosa, devo ammettere che era scorrevole. I personaggi sono molto vividi e coloriti quasi da non sembrare veri, ma frutto dell'immaginazione dello scrittore. In realtà sono tutte persone realmente esistite e che Levi ha incontrato.
Anche se è una terra dura, ostile, scarna, povera e malata, come i suoi abitanti, Levi si affeziona ad essa e a tutte le persone che incontra. Quel luogo gli resterà per sempre nel cuore, tanto da dipingere diversi quadri che lo ritraggono.
I temi trattati in questo romanzo sono importanti e purtroppo non del tutto superati, ma ancora attuali. Le considerazioni fatte da Carlo Levi, nelle ultime pagine, potrebbero assere state scritte tranquillamente ai giorni nostri. Sono da leggere, rileggere e imparare da esse. Tra le tante, quella che preferisco è che l'alfabetizzazione di un popolo è un importante mezzo per renderlo libero!!!
VOTO: 6/10