Il 27 Gennaio è una data importante, una giornata importantissima, che tutti noi dovremmo ricordare e celebrare: è il Giorno della Memoria. Per non dimenticare mai, mai e poi mai le atrocità commesse durante la Seconda Guerra Mondiale. Per non dimenticare lo sterminio di uomini, donne e bambini innocenti. Perché se tutti noi ricordiamo, la Storia non si ripete.
Ogni anno, in questa occasione, vi propongo un libro che riguarda questo argomento, e quest'anno vi voglio parlare di questo romanzo, ancora poco conosciuto, di una giovane e brava scrittrice italiana.
Amburgo, 1943. La vita di Josepha, quindici anni, trascorre fra le uscite con le amiche, le lezioni e i sogni, nonostante la Seconda Guerra Mondiale. Le cose cambiano quando suo padre decide di nascondere in soffitta una famiglia di ebrei. Fra loro c'è Rina, quindici anni, grandi e profondi occhi scuri.
Giorno dopo giorno sboccia una delicata amicizia fra una ragazzina ariana, che è cresciuta con la propaganda di Hitler, e una ragazzina ebrea, che si sta nascondendo da quello che sembra essere il destino di tutta la sua gente.
Ma quando Josepha dovrà rinunciare improvvisamente alla sua casa e dovrà lottare per continuare a sperare e per cercare di proteggere Rina, l'unione fra le due ragazze, in una Amburgo martoriata dalle bombe e dalla paura, continuerà a riempire i loro cuori di speranza.
Un romanzo che accende i riflettori su uno dei lati meno conosciuti dell'Olocausto, la voce degli "eroi silenziosi", quelli che hanno aiutato gli ebrei in uno dei periodi più bui della Storia.
Come il "Diario di Anna Frank" questo romanzo, della giovane Rebecca Domino, potrebbe essere letto dai ragazzi di tutto il mondo, che si stanno avvicinando a questo argomento così delicato e doloroso.
Racconta la storia della vita di una adolescente come tante, da tutti chiamata Seffi, divisa tra amici e famiglia, con le sue emozioni, i suoi pensieri e i suoi sogni, con convinzioni che le hanno insegnato e che ritiene giuste, finché la Seconda Guerra Mondiale (e tutto ciò che ne consegue) non la spingeranno a metterle in discussione.
L'età della protagonista è un'età critica per tutti, rappresenta quel momento della vita in cui si comincia a pensare con la propria testa e il mondo che ci circonda comincia a cambiare il suo aspetto, perché noi cambiamo, la nostra mente cambia. Tutto questo, per la povera Seffi, è accentuato dalla guerra che incombe e anche estremamente accelerato. Lungo tutto il romanzo la vediamo crescere, maturare, abbattere barriere nella sua mente e sostituirle con idee nuove. Purtroppo tutto questo la porterà a distaccarsi dalle persone intorno a lei, come le sue amiche d'infanzia, ma questo è il prezzo da pagare per chi la pensa diversamente dagli altri.
Naturalmente, il fatto che la protagonista sia una adolescente, non vuol dire che questo libro debba essere ghettizzato nella sezione "giovani lettori" e che non sia adatto ad un pubblico più maturo, al contrario, è perfetto per persone di qualunque età.
Gli altri personaggi sono ben caratterizzati. Il padre è un personaggio importantissimo: silenzioso e pacato, ma la sue idee e pensieri riescono a penetrare all'interno della mente di Seffi, cambiandola per sempre. Al contrario la madre e il fratello sono estremamente scontrosi, ottusi e imprigionati nelle loro convinzioni sbagliate, e ciò comporta una certa ostilità verso di loro da parte del lettore.
Bella e sfruttata molto bene la corrispondenza tra Seffi e Rina, da un lato è utile per farle avvicinare e capire di non essere così diverse tra loro, dall'altro purtroppo sarà la causa della loro separazione.
Il concetto di morte aleggia come un fantasma su tutte le pagine del romanzo, e credo che rispecchi molto bene lo stato d'animo delle persone in quel determinato periodo. Ma è anche presente la speranza, perché dopo tutta quella morte, la medicina ideale per l'anima è l'amore puro e semplice, è necessario, quasi indispensabile. Il desiderio di vivere una vita normale è sempre presente in Seffi, non la abbandona mai, tanto da spingerla a fidarsi di chi non dovrebbe.
Il finale è sconvolgente, non me lo aspettavo proprio, e vi lascerà senza fiato.
"La mia amica ebrea" è un racconto di fantasia, ma Rebecca Domino ha fatto un enorme lavoro di documentazione su questo periodo storico, come si può notare pagina dopo pagina, che ha aiutato a rendere tutto il libro più realistico e credibile. La finzione costruita su un periodo storico, se fatta bene, può dare il sentore di cosa può essere stato quel periodo. Ed è il caso di questo romanzo.
Un piccolo lato negativo è che alcune volte si trascina un po', diventa ridondante, e alcune cose sembrano essere messe lì per allungare il brodo, ma la storia rimane comunque interessante e appassionante.
Racconta la storia della vita di una adolescente come tante, da tutti chiamata Seffi, divisa tra amici e famiglia, con le sue emozioni, i suoi pensieri e i suoi sogni, con convinzioni che le hanno insegnato e che ritiene giuste, finché la Seconda Guerra Mondiale (e tutto ciò che ne consegue) non la spingeranno a metterle in discussione.
L'età della protagonista è un'età critica per tutti, rappresenta quel momento della vita in cui si comincia a pensare con la propria testa e il mondo che ci circonda comincia a cambiare il suo aspetto, perché noi cambiamo, la nostra mente cambia. Tutto questo, per la povera Seffi, è accentuato dalla guerra che incombe e anche estremamente accelerato. Lungo tutto il romanzo la vediamo crescere, maturare, abbattere barriere nella sua mente e sostituirle con idee nuove. Purtroppo tutto questo la porterà a distaccarsi dalle persone intorno a lei, come le sue amiche d'infanzia, ma questo è il prezzo da pagare per chi la pensa diversamente dagli altri.
Naturalmente, il fatto che la protagonista sia una adolescente, non vuol dire che questo libro debba essere ghettizzato nella sezione "giovani lettori" e che non sia adatto ad un pubblico più maturo, al contrario, è perfetto per persone di qualunque età.
Gli altri personaggi sono ben caratterizzati. Il padre è un personaggio importantissimo: silenzioso e pacato, ma la sue idee e pensieri riescono a penetrare all'interno della mente di Seffi, cambiandola per sempre. Al contrario la madre e il fratello sono estremamente scontrosi, ottusi e imprigionati nelle loro convinzioni sbagliate, e ciò comporta una certa ostilità verso di loro da parte del lettore.
Bella e sfruttata molto bene la corrispondenza tra Seffi e Rina, da un lato è utile per farle avvicinare e capire di non essere così diverse tra loro, dall'altro purtroppo sarà la causa della loro separazione.
Il concetto di morte aleggia come un fantasma su tutte le pagine del romanzo, e credo che rispecchi molto bene lo stato d'animo delle persone in quel determinato periodo. Ma è anche presente la speranza, perché dopo tutta quella morte, la medicina ideale per l'anima è l'amore puro e semplice, è necessario, quasi indispensabile. Il desiderio di vivere una vita normale è sempre presente in Seffi, non la abbandona mai, tanto da spingerla a fidarsi di chi non dovrebbe.
Il finale è sconvolgente, non me lo aspettavo proprio, e vi lascerà senza fiato.
"La mia amica ebrea" è un racconto di fantasia, ma Rebecca Domino ha fatto un enorme lavoro di documentazione su questo periodo storico, come si può notare pagina dopo pagina, che ha aiutato a rendere tutto il libro più realistico e credibile. La finzione costruita su un periodo storico, se fatta bene, può dare il sentore di cosa può essere stato quel periodo. Ed è il caso di questo romanzo.
Un piccolo lato negativo è che alcune volte si trascina un po', diventa ridondante, e alcune cose sembrano essere messe lì per allungare il brodo, ma la storia rimane comunque interessante e appassionante.