Si sta avvicinando Halloween, notte delle streghe, popolata anche da vampiri, fantasmi, zombie, mummie, mostri vari e chi più ne ha più ne metta. E quindi che ne pensate di una bella lettura a tema?
Ma rigorosamente non horror, perché io sono una fifona di prima categoria e non avevo nessuna intenzione di perdere il sonno a causa di un libro. Quindi ho optato per un "evergreen" della letteratura inglese, in tema con il periodo, ma per nulla spaventoso (adatto a grandi e piccini insomma): "Il fantasma di Canterville" di Oscar Wilde.
Hiram B. Otis è un ambasciatore degli Stati Uniti a Londra e con la sua numerosa famiglia, moglie e quattro figli, acquista per abitarvi la grande dimora di Canterville Chase. L'abitazione è da tempo disabitata a causa della molesta presenza di un fantasma, Sir Simon, che da trecento anni terrorizza i vari Lord e Lady Canterville che si sono susseguiti.
I nuovi inquilini americani vengono informati di questo fastidio, ma non si lasciano certo intimorire da simili sciocchezze, forti delle loro certezze positiviste e della loro fede nella modernità, si preparano, molto naturalmente, a rispondere colpo su colpo.
Chi più si divertirà in tutta questa situazione non sarà di certo il fantasma, ma i due gemelli Otis, i più piccoli della famiglia, che le escogiteranno tutte per avere la meglio sullo spirito.
Sicuramente è un classico racconto breve: non si perde in inutili e superficiali descrizioni, ma va subito dritto al punto (la difficile convivenza tra gli Otis e il fantasma). Non ci viene raccontato nulla del prima, dei trecento anni di storia di Sir Simon, se non qualche accenno qui e la, e nemmeno del dopo. Poche pagine, veloci e palpitanti, tutte incentrate sulla vicenda della spavalda famiglia americana, che durerà più o meno solo qualche mese.
Pubblicato nel 1886, non sembra invecchiato poi molto, risulta una lettura piacevole ancora oggi e, come ho detto sopra, adatta a grandi e piccini. Perché grazie allo stile semplice e fluido di Wilde i bambini potranno godere di una simpatica storia di fantasmi e spiriti, senza spaventarsi troppo; mentre la satira e il sarcasmo tipici di questo narratore inglese, doneranno agli adulti un racconto esilarante che mette in scena lo scontro tra due diverse ottusità.
Un libricino godibile da diversi punti di vista e da diverse persone (come una puntata dei Simpson).
Sotto la comicità delle vicende narrate, Oscar Wilde nasconde una critica radicale sia del Vecchio che del Nuovo Mondo: all'ottuso conservatorismo inglese, rappresentato dai Canterville che sopportano un fantasma fastidioso per trecento anni senza fare nulla, si contrappone l'altrettanto ottuso ottimismo americano, caratteristica fondamentale degli Otis inclini a rifiutare qualsiasi situazione che non si accordi con la loro visione del mondo ristretta e semplificata.
Due mondi così diversi tra loro, ma comunque accomunati da una certa noia costante per la vita e un vuoto esistenziale tipici delle alte sfere dell'età vittoriana e della nuova classe dirigente americana.
Il fantasma passa sconsolato gran parte del tempo a ripensare ai bei vecchi tempi, in cui riusciva a spaventare tutti, in cui si impegnava con costumi ricercati e messe in scena elaborate per poter terrorizzare il più possibile diversi abitanti della dimora, arrivando a volte anche a farli scappare. Estremamente nostalgico dei tempi passati e assolutamente indignato per il comportamento di questa nuova famiglia americana, e impreparato ad affrontarli.
Dal canto loro gli Otis sembrano noncuranti di ciò che accade attorno a loro, del fantasma e di tutto ciò che fa per spaventarli. Molto semplicemente si limitano a pulire la macchia di sangue in biblioteca e a chiedere allo spirito di fare meno rumore perché loro devono dormire. Con grande sconforto e frustrazione di Sir Simon.
Il più razionale di tutti è il secondogenito Washington, quello meno spaventato (non lo è nessuno veramente, ma lui meno di tutti), pronto a dare una risposta e soprattutto una soluzione a qualsiasi cosa. I terribili gemelli Otis sono quelli che si divertono di più, sono delle piccole pesti che prendono di mira il povero fantasma e lo tormentano. Più riservata e in disparte è la più grande, Virginia, indifferente all'operato dello spirito, ma anche di tutta la sua famiglia, sarà però lei a dare una svolta cruciale al racconto e a portare il lieto fine.
Wilde era estremamente impegnato a mettere a nudo ciò che non andava in quello che vedeva attorno a sé, ciò che riteneva sbagliato nel suo tempo; ma non sceglieva un modo diretto per dirlo, come si può notare appunto anche ne "Il fantasma di Canterville", piuttosto preferiva uno sguardo ironico e intelligente, una sorta di sorriso amaro, rivolto a chi sarebbe stato in grado di coglierlo.
Tutto ci si poteva aspettare da un autore del genere, ma non che si mettesse a scrivere fiabe. E invece lo fece, ad esempio con Il principe felice e altre storie che è una raccolta di fiabe, ma non le tipiche fiabe per bambini perché egli rifiutò di rifilare alle nuove generazioni storie edificanti e consolatorie, preferendo uno stile cupo con insegnamenti più sottili e ricercati.
Halloween, questa festività anglosassone che sta prendendo vigorosamente piede anche nel nostro Paese, mi piace e mi sta coinvolgendo sempre di più. Al punto che vorrei decorare casa, fare dolcetti simpatici e lavoretti divertenti per i miei immaginari figli e organizzare feste pseudo-spaventose per i loro ipotetici amici (sì, risulto molto americana in questo).
Comincia a piacermi più di quanto mi piaccia il Natale, e sicuramente più della Pasqua (ma questo è un avversario contro cui si vince facile). E chissà che il prossimo anno non mi faccia coraggio e cominci a leggere alcuni romanzi horror, veramente inerenti al periodo, e decida a dedicare tutto il mese di ottobre alle letture in preparazione ad Halloween.
Vedremo... intanto "dolcetto o scherzetto?"