Il 28 Aprile Sonzogno ha pubblicato questo splendido romanzo in una nuova edizione, nella collana Bittersweet diretta da Irene Bignardi. Questa ripubblicazione ha una nuova traduzione ed è arricchita da una postfazione di Renata Pisu (giornalista, scrittrice e traduttrice italiana, grande esperta della Cina e della sua cultura).
Da questo libro è stato tratto, nel 1955, l'omonimo kolossal hollywoodiano con Jennifer Jones e William Holden.
Han Suyin era una dottoressa metà cinese e metà europea (la madre era belga), era una donna molto bella , più volte maritata, ma lacerata tra Oriente e Occidente nella sua scomoda identità di "mezzo sangue".Dedicò gran parte della sua opera a far conoscere in Occidente la cultura del paese asiatico di cui si sentiva cittadina d'adozione.
Il romanzo "L'amore è una cosa meravigliosa" è fortemente autobiografico, e si svolge a Hong Kong alla fine degli anni Quaranta. Racconta la storia di una donna cinese di buona famiglia, che ha studiato medicina nelle scuole inglesi, è vedova di un generale cinese e ha una figlia, che si innamora di un giornalista britannico residente in Asia, sposato con figli. La loro risulterà una relazione molto travagliata, circondata dall'ostilità e dai pregiudizi della famiglia di lei e della società circostante.
Sullo sfondo una Cina in subbuglio in cui si agitano le passioni politiche del dopoguerra, l'epopea della guerra civile e la vittoriosa Lunga Marcia dei comunisti di Mao Zedong.
Bisogna ammettere che Sonzogno non perde un colpo e continua a pubblicare, una dietro l'altra, opere stupende e indimenticabili. Questo coinvolgente romanzo non fa certo eccezione. E la postfazione di Renata Pisu è sicuramente un valore aggiunto e permette al lettore di conoscere qualcosa in più sulla storia e la vita privata dell'autrice.
Un romanzo molto corposo perché Han Suyin, oltre alla sua storia d'amore con il giornalista inglese, racconta dei suoi amici e conoscenti costretti a lasciare la Cina a causa della rivoluzione, per rifugiarsi a Hong Kong, una città troppo affollata. Una Hong Kong che cerca di adeguarsi e cresce sempre di più, per poter accogliere e far spazio a tutti i rifugiati. L'isola, territorio inglese ma così vicino alla Cina, è un luogo di stallo, un posto dove occidentali e orientali aspettano che le acque si calmino nel continente per decidere se tornare in Cina o andare altrove. Anche la protagonista è li per lo stesso motivo, anche lei sta aspettando di fare una scelta.
Inoltre racconta, con uno stile semplice e diretto, cosa è accaduto in Cina in quel periodo: le rivolte, le persecuzioni e l'avanzata del comunismo. Una ricostruzione storica accurata, per nulla noiosa e prolissa, da chi l'ha vissuta in prima persona. Grazie a questo abbiamo un quadro generale della situazione e dell'atmosfera che circonda i protagonisti.
L'amore tra Suyin e Mark può apparire poco travolgente, un po' sottotono, un amore senza grandi esplosioni, senza esibizionismo, molto silenzioso e nascosto. E questo mi è piaciuto molto perché rappresenta perfettamente come l'hanno vissuto loro nella realtà: in sordina, senza poterlo sventolare ai quattro venti, solo le persone più care ne erano a conoscenza e lo stesso non tutte approvavano questo rapporto. Era una cosa personale e intima, da vivere intensamente solo tra loro due, perché nessuno avrebbe capito, nessuno avrebbe approvato, nessuno gli avrebbe reso la vita semplice.
La "rottura" tra i due innamorati è estremamente razionale, onesta, pratica e disincantata, perché loro sono così, perché la situazione li ha portati ad essere così.
Tutta il romanzo sembra statico, senza grandi colpi di scena, molto tranquillo e silenzioso (come la loro storia d'amore), ma in grado di coinvolgere e emozionare fino all'ultima pagina.
Han Suyin è una donna divisa a metà: troppo occidentale per gli asiatici, troppo cinese per gli europei. Lei si sente cinese in realtà; è legata indissolubilmente alla sua terra natia ed è li che vuole tornare una volta che la situazione in Cina si sarà calmata, perché li c'è la sua famiglia, la sua storia, la sua cultura; ma è anche consapevole che tutto ciò è in contrasto con il suo amore per il giornalista britannico.
L'aver studiato in Inghilterra e la sua relazione con Mark,, "le fanno notare" che il suo cuore è in parte occidentale e un po' lo è anche la sua mente. Il suo essere "mezzo-sangue" le permette di vedere con chiarezza e oggettività i lati positivi e negativi di entrambe le culture. Ma alla fine si sente comunque più affine a quella che l'ha cresciuta: quella cinese; con il suo popolo, le sue leggende, le sue credenze, la sua mentalità che le è entrata sotto pelle, in profondità, e fa parte di lei per sempre, così difficile da abbandonare.
In fanale non si tratta più delle differenze tra due persone, tra due singoli individui che provengono da parti del Mondo diverse; ma delle differenze e contrasti tra due popoli e culture opposte, che cozzano tra loro e non riescono a unirsi e completarsi a vicenda. Di questo parla questo splendido romanzo. Gli argomenti al suo interno sono molteplici e le riflessioni che ne derivano sono ancora di più. Ma ciò che Suyin e Mark insegnano al lettore è che quando si incontrano due mondi così diversi, l'unica cosa che li può unire è solo un grande amore.
Inoltre racconta, con uno stile semplice e diretto, cosa è accaduto in Cina in quel periodo: le rivolte, le persecuzioni e l'avanzata del comunismo. Una ricostruzione storica accurata, per nulla noiosa e prolissa, da chi l'ha vissuta in prima persona. Grazie a questo abbiamo un quadro generale della situazione e dell'atmosfera che circonda i protagonisti.
L'amore tra Suyin e Mark può apparire poco travolgente, un po' sottotono, un amore senza grandi esplosioni, senza esibizionismo, molto silenzioso e nascosto. E questo mi è piaciuto molto perché rappresenta perfettamente come l'hanno vissuto loro nella realtà: in sordina, senza poterlo sventolare ai quattro venti, solo le persone più care ne erano a conoscenza e lo stesso non tutte approvavano questo rapporto. Era una cosa personale e intima, da vivere intensamente solo tra loro due, perché nessuno avrebbe capito, nessuno avrebbe approvato, nessuno gli avrebbe reso la vita semplice.
La "rottura" tra i due innamorati è estremamente razionale, onesta, pratica e disincantata, perché loro sono così, perché la situazione li ha portati ad essere così.
Tutta il romanzo sembra statico, senza grandi colpi di scena, molto tranquillo e silenzioso (come la loro storia d'amore), ma in grado di coinvolgere e emozionare fino all'ultima pagina.
Han Suyin è una donna divisa a metà: troppo occidentale per gli asiatici, troppo cinese per gli europei. Lei si sente cinese in realtà; è legata indissolubilmente alla sua terra natia ed è li che vuole tornare una volta che la situazione in Cina si sarà calmata, perché li c'è la sua famiglia, la sua storia, la sua cultura; ma è anche consapevole che tutto ciò è in contrasto con il suo amore per il giornalista britannico.
L'aver studiato in Inghilterra e la sua relazione con Mark,, "le fanno notare" che il suo cuore è in parte occidentale e un po' lo è anche la sua mente. Il suo essere "mezzo-sangue" le permette di vedere con chiarezza e oggettività i lati positivi e negativi di entrambe le culture. Ma alla fine si sente comunque più affine a quella che l'ha cresciuta: quella cinese; con il suo popolo, le sue leggende, le sue credenze, la sua mentalità che le è entrata sotto pelle, in profondità, e fa parte di lei per sempre, così difficile da abbandonare.
In fanale non si tratta più delle differenze tra due persone, tra due singoli individui che provengono da parti del Mondo diverse; ma delle differenze e contrasti tra due popoli e culture opposte, che cozzano tra loro e non riescono a unirsi e completarsi a vicenda. Di questo parla questo splendido romanzo. Gli argomenti al suo interno sono molteplici e le riflessioni che ne derivano sono ancora di più. Ma ciò che Suyin e Mark insegnano al lettore è che quando si incontrano due mondi così diversi, l'unica cosa che li può unire è solo un grande amore.
Ciao:) Questo romanzo mi incuriosisce molto, anche perchè la Sonzogno sta sfornando romanzi piuttosto interessanti (e con una veste grafica davvero accattivante, che non guasta mai:)).
RispondiEliminaFra l'altro, l'argomento è particolarmente interessante e ci porta su uno scenario diverso da quello solito. Gli "scontri di civiltà", se ben scritti, offrono sempre piacevoli ore di lettura:)
Te lo consiglio vivamente, e visto che anche tu apprezzi le pubblicazioni della Sonzogno (e le sue bellissime copertine), mi permetto di segnalarti altri due splendidi romanzi: "Miss Jerusalem" e "Reykjavik Cafè". Sempre storie di donne forti e coraggiose, ma con le ambientazioni che fanno la differenza, Gerusalemme il primo e Islanda il secondo (trovi le recensioni qui nel blog se vuoi). Spero ti piacciano.
EliminaPoi fammi sapere ;D
Grazie mille per i consigli, andrò subito a leggere le recensioni:)
EliminaLa Sonzogno non sbaglierà un colpo, ma tu non sei da meno!
RispondiEliminaTroppo gentile ^-^
EliminaBuon fine agosto!
RispondiEliminaGrazie, anche a te!
EliminaBuongiorno Dany, e ben ritrovata (dopo la mia lunga pausa agostana)!
RispondiEliminaTi scrivo per dirti che ho risposto alle domande del Liebster Award per cui mi hai nominata prima delle vacanze: qui il link
http://evapalumbo.blogspot.it/2016/09/nuovi-acquisti-e-nuove-nomination.html
Ancora mille grazie, e a presto!
Eva.
Ben torna a te!!
EliminaOra vado subito a leggere le tue risposte ^-^
Wow Dany, che storia coinvolgente. Adoro questo genere di romanzi e tu hai reso il tutto più interessante.
RispondiEliminaE comunque hai ragione, la Sonzogno ci sta dando dentro! Poi le sue cover sono fantastiche per me!!
Grazie, è veramente una bellissima storia e la sto consigliando praticamente a tutti ^-^
EliminaQuesto libro l'avevo addocchiato un pò di tempo e ora me l'hai ricordato con piacere, la trovo una trama molto interessante e poi il tuo giudizio me l'ha confermato sicuramente
RispondiEliminaA me è piaciuto molto, se lo leggerai fammi sapere la tua opinione.
Elimina