giovedì 19 novembre 2015

MISS JERUSALEM di Sarit Yishai - Levi

Solo a leggere la trama di questo romanzo avevo capito che era una lettura adatta a me, un genere che mi piace molto e mi appassiona.
Voglio ringraziare la casa editrice Sonzogno per avermi inviato questa splendida opera e in particolare Valentina, che è stata molto gentile. Ci tenevo a spiegare che ho voluto il romanzo in versione cartacea, perché credo che la grafica della copertina sia fantastica. Bisogna ammettere che i libri Sonzogno sono di ottima qualità e particolarmente curati, quindi fanno la loro bella figura sullo scaffale della libreria.

Chioma rossa, incarnato candido e delicato, Miss Jerusalem, la ragazza più bella di Gerusalemme, è nata in una notte tersa, illuminata da una splendida luna, di cui ha preso il nome. Figlia di Gabriel Hermosa e di Rosa, si è sempre sentita diversa da tutte le altre: fin da ragazzina voleva vivere dentro un film e, come una diva di Hollywood, essere circondata da ammiratori, frequentare i locali dove si balla e si sorseggia caffè dentro tazzine di porcellana. All'inizio del Novecento, durante il mandato britannico, Luna cresce allegra, viziata e vezzeggiata dalle sorelle e da tutta la famiglia, discendente di un'antica stirpe di ebrei sefarditi. Papà Gabriel ha ereditato un delicatessen e, nonostante le bizze di Luna - che di stare in bottega proprio non ne vuole sapere -, lo ha trasformato in fonte di ricchezza per sé e per le tre adorate figlie.
Finita la Seconda Guerra Mondiale, in Palestina divampano i conflitti che condurranno alla nascita dello stato di Israele: prima la lotta contro gli inglesi, poi la guerra contro gli arabi impegnano le passioni e la vita dei giovani più ardenti. La situazione precipita velocemente, trascinando con sé la fortuna degli Hermosa e i sogni della bella Luna. Negli anni Settanta, sarà la giovane e ribelle Gabriela, trasferitasi a Londra, a raccontare vicissitudini, segreti e menzogne della sua famiglia, facendo rivivere la leggenda della madre, la fascinosa Miss Jerusalem, contesa da tutti gli uomini della città e costretta a sposare un uomo che non la ama.

Miss Jerusalem è un libro corposo, intenso e succoso, sono quasi 500 pagine da assaporare con calma, godendo ogni parola e riflettendo sulle vicende narrate.
Piccolo aneddoto personale: arrivata a pagina 130 ho chiuso il libro e mi sono chiesta cosa potesse ancora accadere, nelle 300 (e più) pagine successive. In quel primo centinaio di pagine erano successe così tante cose, delle vite intere erano state raccontate, che mi spaventava e allo stesso tempo incuriosiva da morire continuare a leggere. Prometteva benissimo già a quel punto.
Lo stile di Sarit Yishai - Levi è scorrevole, crudo e diretto, ma anche caratterizzato da una sottile ironia, che fa sorridere anche nei momenti peggiori. In questo libro si ride, ci si appassiona, ci si innamora, si odia e ci si commuove.

Attraverso la voce di Gabriela, la più giovane delle donne Hermosa, veniamo a conoscenza delle vicende della sua famiglia, ebrea di origine spagnola, che vive a Gerusalemme, in un arco temporale che comprende la prima metà del Novecento. La storia è quella di quattro generazioni di donne, che non potrebbero essere più diverse tra loro, ma unite oltre che dal sangue, anche dalla stessa maledizione, che pende sulle loro teste "costringendole" a sposare uomini che non le amano. La maledizione è particolare e curiosa: loro sono donne capaci di risvegliare la vita, la luce, la gioia e l'amore nei cuori dei propri padri, ma non sortiscono lo stesso effetto nei loro mariti, che non le amano perché il loro cuore appartiene ad un'altra.
La famiglia Hermosa viene inevitabilmente toccata dalle vicende reali che accadono a Gerusalemme in quel periodo. La città, quinta protagonista del romanzo, vive decenni intensi, difficili, pieni di contrasti che naturalmente diventano parte fondamentale della narrazione e della vita delle quattro donne protagoniste.
Da non dimenticare assolutamente sono le due sorelle di Luna, Rachelika e Beki, forti e indipendenti, appassionate e coinvolte nelle lotte per il loro Paese; così differenti dalla sorella maggiore, frivola e poco interessata a ciò che la circonda, e forse per questo la vita riserva a loro un po' più di felicità. Esse sono caratterizzate splendidamente dall'autrice, come tutti gli altri personaggi del romanzo.

 Da tempo non leggevo una saga familiare così bella e appassionante, mi ha ricordato romanzi come "Via col vento", "La casa degli spiriti" o "Cent'anni di solitudine": quei libri che non raccontano solo una storia, ma un'intero periodo storico, tradizioni secolari e la vita di una città. Si può sentire il respiro di Gerusalemme e la sua sofferenza è palpabile. Un romanzo che profuma di medio oriente, di spezie, sole e polvere.
Anche se è ambientato agli inizi del Novecento, è ancora estremamente attuale perché, purtroppo, Israele è una terra non ancora in pace e le incomprensioni presenti nel suo territorio hanno radici profonde nella cultura dei popoli che la abitano.

giovedì 5 novembre 2015

IL VENTO NEI SALICI di Keaneth Grahame

Mi piace ogni tanto prendere in mano questi libri per ragazzi e perdermi tra le loro pagine, perché soprattutto i romanzi che si rivolgono a questa fascia di lettori sono pieni di avventure, buoni sentimenti, grandi sogni da realizzare, amicizia pura e sottolineano la vittoria del bene sul male sempre e comunque.
Quindi ogni tanto, anche alla mia età, è bello lasciarsi trasportare da tutto questo, per sognare un po' di più e ricordarsi di come era bello quando la vita era un po' più semplice.

All'inizio del secolo scorso Kenneth Grahame, segretario della Banca d'Inghilterra, era costretto ad allontanarsi da Londra per lavoro. Per questo motivo scriveva ogni giorno al figlio una lettera in cui raccontava le incredibili avventure di un Rospo snob e capriccioso, ma in fondo anche simpatico e generoso; di una Talpa pacata, ma curiosa e temeraria; di un Topo d'acqua, prototipo del casalingo tranquillo; e del Tasso vecchio e saggio, pieno di esperienza.
Queste lettere divennero un romanzo che racchiude la magia delle incredibili avventure degli animali che abitano sulle rive del fiume, un microcosmo dagli orizzonti limitati, ma che sa creare l'atmosfera di ampio respiro dei grandi libri.





Quando ero una bambina prendevo sempre "Il Giornalino". Oltre a fumetti, storie e giochi, regalava spesso schede informative molto utili (per la scuola) e interessanti, così ho collezionato molti raccoglitori di "Conoscere Insieme" che ancora oggi mantengono un posto di riguardo nella mia libreria. Ma non c'era solo questo. Grazie a questo giornale per ragazzi ho anche molti album di figurine e romanzi a fumetti ed è proprio tra questi ultimi che ho una copia di "Il vento nei salici". Credo che quello dei romanzi a fumetti sia un'ottimo metodo per avvicinare i più piccoli alla lettura.
Cresciuta (e non poco) ho deciso di leggere il romanzo di Keaneth Grahame nell'edizione di Einaudi tradotta da Beppe Fenoglio. Per quanto mi sia piaciuto, sinceramente l'ho trovato non semplice per dei bambini, l'italiano è un po' arcaico e credo che i ragazzi di oggi arriverebbero con difficoltà alla fine della storia.
Non sarei del tutto d'accordo con un aggiornamento della traduzione, anche se mi rendo conto che forse si dovrebbe agevolare i più piccini che si cimentano con questa lettura; ma resta il fatto che, anche se i termini non sono più molto usati, mantengono una sorta di bellezza e poesia che secondo me bisognerebbe conoscere e imparare ad apprezzare.

Resta comunque una bellissima storia avvincente ed emozionante. Un piccolo mondo completo con le sue regole, i suoi usi e costumi, in cui incontriamo animali con caratteristiche e atteggiamenti molto umani. Ognuno dei personaggi ha il suo carattere distintivo, il suo particolare modo di fare, la sua personale visione del mondo circostante e le sue avventure da vivere.
Rospo, Talpa, Topo e Tasso sono tutti amici tra loro, ma sono anche molto diversi e vivono esperienze diverse. Una cosa li accomuna, secondo me, e accomuna anche noi a loro: a tutti piace fare esperienze nuove, vivere avventure e confrontarci con il mondo esterno, per poter imparare e crescere; ma ad un certo punto tutti vogliamo tornare alla tranquillità della propria casa, confortevole e sicura, per riflettere e ricaricarsi, o semplicemente per rilassarsi tra le mura domestiche.

Grahame, attraverso la sua storia, voleva celebrare la libertà della vita nella natura selvaggia, caratterizzata da piccole cose e genuina, in contrasto con i limiti mortificanti della vita di città, troppo frenetica e caotica. Ma è soprattutto un elogio all'amicizia, quella vera, il sentimento puro e incondizionato che ti lega a una persona per tutta la vita.
Insegna delle grandi e importanti lezioni: a voler bene a una persona per quello che è, con i suoi pregi e i suoi difetti, senza volerla cambiare a ogni costo; ad aiutare gli amici quando si trovano in difficoltà, anche se sono stati loro stessi a mettersi in situazioni scomode; ed infine, a capire e migliorarsi attraverso i nostri sbagli (e un po' anche vedendo quelli degli altri), ognuno con i propri tempi.
Per tutti questi motivi la trovo una lettura ancora attuale, potremmo dire intramontabile, un classico della letteratura da leggere almeno una volta nella vita, perché lascia un segno indelebile.