martedì 29 novembre 2016

GIULIO CESARE di William Shakespeare

C'è in me una sorta di piacevole soddisfazione per essere riuscita a portare a termine questa maratona lunga un anno. Ci sono stati momenti più difficili di altri e opere che ho amato più di altre. Mi rattrista sapere che la #MaratonaShakespeariana sta volgendo al termine, ma allo stesso tempo sono felice per quello che ho letto in quest'anno, quello che ho imparato e compreso, e so che sarà un bagaglio che porterò con me per sempre.
E ora parliamo della penultima tappa della maratona. Torniamo ancora in Italia per l'opera che abbiamo letto nel mese di novembre, "Giulio Cesare" la cui storia è conosciuta dai più (per non dire da tutti).

Tragedia in cinque atti ambientata a Roma
Bruto, figlio adottivo di Cesare, si lascia convincere a far parte di una cospirazione, ordita da alcuni senatori romani tra cui Cassio, per uccidere Cesare e così impedirgli di trasformare la Repubblica romana in una monarchia.
Cesare, tornato a Roma dopo la campagna d'Egitto, incontra un indovino che gli consiglia di guardarsi dalle idi di marzo, ma egli ignora l'avvertimento e si vedrà assassinare proprio nel giorno predetto.
Attraverso il suo discorso per la morte di Cesare, Marco Antonio muove l'opinione pubblica contro gli assassini e questo porterà a una guerra civile.
Intanto Bruto accusa Cassio di regicidio in cambio di denaro. I due in seguito si riconcilieranno, ma mentre entrambi si preparano alla guerra contro Marco Antonio e Ottaviano, lo spettro di Cesare appare in sogno a Bruto, annunciandogli la sua imminente sconfitta.
Infatti la battaglia volge velocemente a sfavore dei cospiratori e sia Bruto che Cassio decidono di suicidarsi piuttosto che essere fatti prigionieri.

Ringrazio le note a fine libro, perché mi hanno permesso di capire quei giochi di parole inglesi, che in questo caso aprono subito il Primo Atto, che tradotti in italiano non hanno certo lo stesso effetto. Anzi leggendo il testo senza la spiegazione di come appaia nella lingua originale, si perde quella simpatica incomprensione che avviene, ad esempio, all'inizio tra Marullo e il Secondo Cittadino.
Le prime scene sono ambientate a Roma durante i riti Lupercali, dedicati al dio Luperco patrono della fertilità, e che si svolgono a metà febbraio, cioè quello che oggi chiamiamo San Valentino.
In questa occasione riappare una figura che Shakespeare usa spesso nelle sue opere: una figura misteriosa e a volte sovrannaturale che predice il futuro. Qui rappresentata da un indovino che comunica a Cesare di "temere le idi di marzo" e conoscendo la storia sappiamo esattamente a cosa si riferisce.

Una forte tempesta, cominciata già alla fine del primo atto, continua e si scatena per gran parte del Secondo Atto. Sappiamo che Shakespeare fa piovere violentemente nelle sue opere come simbolo che qualcosa di molto brutto sta per accadere, qualcosa di terribile da cui il mondo si purifica attraverso la pioggia.
Infatti è proprio in questo atto che Bruto e gli altri senatori romani cospirano contro Giulio Cesare, delineando il loro piano: come fare, quando e chi coinvolgere. Ogni dettaglio viene discusso e approvato da tutti.
In più Capurnia, moglie di Cesare, ha avuto la visione di fenomeni soprannaturali (elementi molto presenti in questa tragedia) che le hanno predetto la morte del marito. Per come è strutturata e si svolge, questa scena si collega all'opera Amleto e al momento in cui Orazio cita proprio i presagi della morte di Giulio Cesare, mentre parla dell'apparizione del fantasma del padre di Amleto.

E' nella prima scena del Terzo Atto che avviene l'omicidio di Giulio Cesare, da parte di diversi senatori romani all'interno del Campidoglio. Un momento di grande tensione e coinvolgimento, secondo me, anche se il tutto si svolge molto velocemente ho percepito un crescendo continuo, che è esploso nella prima coltellata data a Cesare da Casca (l'ultimo a colpire sarà Bruto).
Dopo l'assassinio il panico e la confusione sono palpabili, tutti scappano e le voci cominciano a girare in fretta.
Mentre nella seconda scena c'è i famoso e incisivo discorso di Marcantonio: "Amici, Romani, cittadini, datemi ascolto...", che infiamma l'opinione pubblica ed è la miccia che fa esplodere la guerra civile. Antonio, durante il suo lungo discorso, fa delle pause ad effetto al momento giusto, e Shakespeare ci fa vedere quali sono le reazioni e le opinioni dei cittadini a quei silenzi studiati.
La terza scena di questo atto, con l'apparizione di Cinna il poeta (non il senatore), sembra superflua ma in realtà viene inserita dallo scrittore come pretesto per sottolineare il clima di violenza e di sospetti che si era scatenato a Roma dopo l'assassinio di Cesare.

Il Quarto Atto si apre con l'incontro tra Antonio, Ottaviano e Lepido per costituire il secondo Triunvirato (anche se Lepido non è molto considerato dagli altri due). Qui il drammaturgo fa un'inesattezza storica e accelera un po' i tempi, dato che questa riunione, in realtà, non avvenne subito dopo l'omicidio di Cesare, ma a distanza di un anno e nei pressi di Bologna.
Si svolge una lite molto intensa tra Bruto e Cassio, ma tutto si sistema in breve tempo. Subito dopo, per smorzare il clima drammatico del momento, Shakespeare inserisce un siparietto comico e veloce con un poeta. E alla fine dell'atto, appare di nuovo una delle sue tipiche figure soprannaturali, in questo caso il fantasma di Cesare, e la usa per mandare un messaggio importante a Bruto.

Nel Quinto Atto sventola la "bandiera rossa" e quindi tutti sono pronti alla battaglia, che volgerà presto al termine in favore di Antonio e Ottaviano. Nella realtà si tratta di due battaglie svoltesi separatamente a circa un mese di distanza l'una dall'altra, ma anche qui Shakespeare accelera i tempi e le fa svolgere una dietro l'altra. Molto velocemente la guerra si conclude, ma non prima di aver versato un po' di sangue, perché si tratta sempre di una tragedia e in quanto tale necessita di qualche morte.
Verso la fine della prima battaglia è Cassio a decidere di uccidersi piuttosto che cadere in mano ad Antonio come prigioniero. Dopo la seconda è Bruto a fare la stessa scelta e a chiudere la tragedia con il suo suicidio.
Nelle sue ultime battute Antonio lascia intendere che tutti i senatori abbiano ucciso Giulio Cesare solo per invidia e smania di potere, mentre Bruto era l'unico mosso da nobili intenzioni e questo l'ha reso, nella sua vita e anche con la sua decisione di morire, un vero uomo d'onore.


Molto veloce e scorrevole, le scene sono corte e ben delineate, i dialoghi sono chiari e comprensibili. Ma forse è dovuto anche al fatto che, dopo quasi un anno in compagnia di Shakespeare, il mio cervello sia più abituato alla scrittura di questo autore, rispetto a quanto lo fosse all'inizio.
La storia di come sia stato ucciso Giulio Cesare è nota a tutti, l'abbiamo studiata a scuola e la ricordiamo con più o meno particolari. Ma in quest'opera teatrale la ricostruzione storica è inesatta e alcune delle "licenze" che si permette Shakespeare sono molto evidenti. Spesso il drammaturgo sembra dimenticarsi che sta ambientando la sua tragedia nell'antica Roma e inserisce delle cose tipiche del suo tempo, come ad esempio l'orologio che batte le ore, quando si sa che i romani avevano solo meridiane e clessidre per scandire il tempo. Altri particolari improbabili o storicamente sbagliati sono: la cascata di stelle cadenti che Cesare vede la notte prima della sua morte, poco probabile essendo metà marzo; oppure il fatto che nella realtà Cesare non sia stato pugnalato in Campidoglio, ma nella "Curia Pompeiana" dove si riuniva il Senato; o la presenza di un libro con delle pagine letto da Bruto; o ancora il concetto di "angeli e demoni" tipico del cristianesimo e che quindi i romani non potevano conoscere.
In molti sostengono che il protagonista della tragedia sia Cesare, perché è lui il centro di ogni discussione e anche la causa di tutta l'azione. Ma altri credono che il dramma sia costituito dal conflitto psicologico tra l'onore, il patriottismo e l'amicizia che Bruto vive lungo tutta l'opera, fino all'epilogo finale. Io credo di essere più incline a quest'ultima ipotesi, anche perché Bruto compare molto di più in scena, ha più battute, ma soprattutto il suo personaggio è più approfondito e sfaccettato. Bruto è stoico e idealista, ma tormentato da ciò che ha fatto, anche se lo giustifica come un atto di patriottismo e amore verso Roma perché Cesare era un tiranno (secondo lui e i senatori).
Interessante che alla fine dell'opera si accenna alla frattura del rapporto tra Marco Antonio e Ottaviano, che sarà poi sviluppata nella tragedia Antonio e Cleopatra; una sorta di anticipazione a un futuro seguito della storia, che poi Shakespeare scrisse veramente.

venerdì 18 novembre 2016

I SEGRETI DELLA CASA SUL LAGO di Kate Morton

Chi mi segue regolarmente sa benissimo quanto mi piaccia Kate Morton. L'ho scoperta anni fa quando, per il mio compleanno, mi regalarono "Il giardino dei segreti" e fu amore a prima vista. Poi seguirono "Una lontana follia" e "L'ombra del silenzio". E ogni volta era un enorme piacere ritrovare questa scrittrice tra le pagine dei suoi romanzi, il suo stile inconfondibile e il suo talento ormai consolidato.
Per questo sono corsa subito in libreria quando è uscito in Italia "I segreti della casa sul lago" (3 maggio 2016) e ora sono pronta per parlarvene.

Giugno 1933. La casa di campagna della famiglia Edevane è pronta per la festa del Solstizio e Alice, sedicenne brillante, curiosa, ingenua e precoce scrittrice in erba, è particolarmente emozionata. Sarà una festa bellissima e lei è innamorata, anche se nessuno lo deve sapere, Ma quando arriva mezzanotte, mentre i fuochi d'artificio illuminano il cielo scuro, il piccolo Theo Edevane, che non ha ancora un anno, scompare. E la tragedia spinge la famiglia a lasciare per sempre la casa tanto amata.
Settant'anni più tardi, dopo essere stata sospesa dalla polizia per non aver rispettato le regole, Sadie Sparrow decide di prendersi una pausa di riflessione e raggiungere l'amatissimo nonno in Cornovaglia. Quando è già sul punto di lasciarlo per tornare ad affrontare i propri demoni, Sadie scopre una casa abbandonata, circondata da giardini incolti e da una fitta boscaglia. Dove un bambino era scomparso senza lasciare traccia. Per risolvere il mistero, Sadie incontrerà l'unica testimone rimasta, una delle più famose autrici inglesi, Alice Edevane. Che le rivelerà un segreto del passato... più presente che mai.

Ci ho messo un po' a leggerlo, non perché sia pesante o poco scorrevole, ma perché mi prendo sempre del tempo per leggere Kate Morton. Mi piace perdermi nei suoi racconti e lasciarmi trasportare dalle sue parole in posti incantevoli e suggestivi, come lo è la tenuta degli Edevane, Loeanneth, in questo splendido romanzo. Mi piace assaporare ogni parola, soffermarmi su ogni descrizione e dettaglio, immaginare il contesto e calarmi completamente nella storia.
Si tratta di un vero e proprio viaggio e i miei viaggi migliori li ho fatti proprio con i romanzi di questa autrice. Solo sfogliando queste pagine si viene catapultati in Cornovaglia durante gli anni Trenta, a passeggiare il uno splendido giardino.
Anche grazie allo stile poetico, affascinante e coinvolgente è sempre un piacere leggere i suoi libri e alla fine ci dispiace, perché è come abbandonare un vecchio amico, che ci ha fatto compagnia per tanto tempo e ha reso più belle le nostre giornate.

Ci sono degli elementi ricorrenti che la Morton inserisce nelle sue storie, caratteri distintivi  di questa straordinaria scrittrice, che funzionano alla perfezione e sono delle vere e proprie certezze. Come queste case imponenti e opulenti, circondate da giardini prima splendidi e rigogliosi e poi trascurati per decenni. All'interno di queste tenute, famiglie dell'alta borghesia inglese, molto unite, ma che si avviano lentamente verso la decadenza, un po' a causa della guerra imminente e un po' per colpa di altri avvenimenti importanti. E poi il mistero, un omicidio o una sparizione improvvisa, una domanda senza risposta, un enigma che non si riesce a risolvere fino alla fine, quando sarà la stessa autrice a palesare la soluzione, sempre inaspettata e scioccante.
Il tutto narrato magistralmente con la tecnica dei salti temporali in diversi anni, il procedere avanti e indietro nella storia non crea nessun tipo di fastidio e si riesce benissimo a tenere le fila della trama principale e delle tre, quattro sotto trame presenti, che scorrono fluide e tutte giungono perfettamente a una conclusione.

Durante la lettura sono talmente presa che, secondo me, il finale arriva sempre troppo presto. Ma una delle cose veramente belle dei romanzi di Kate Morton è che il finale è sempre una sorpresa, non lo si vede proprio arrivare. Pagina dopo pagina il cervello del lettore lavora frenetico per trovare la soluzione al mistero, per rispondere a domande che si pongono continuamente capitolo dopo capitolo. Per poi rimanere completamente spiazzato e sorpreso dalla rivelazione finale.

Ho letto quasi tutto di questa autrice, mi manca solo "Ritorno a Riverton Manor", che fa già bella figura di sé nella mia libreria, e quindi sarà sicuramente una mia letture del 2017. Ogni romanzo nuovo mi pace sempre di più, e mi rendo conto di essere un po' di parte, ma scritto da lei leggerei veramente qualsiasi cosa, anche la lista della spesa.
Ora però, sarà una tortura terribile attendere l'uscita di un nuovo romanzo e l'inizio di una nuova avventura.

martedì 15 novembre 2016

LA SIGNORA NEL FURGONE di Alan Bennett

Poco più di un mese fa ho trascorso un weekend a Milano e grazie ai preziosi suggerimenti di Paola (che trovate nel blog elle con zero) ho scovato questa incredibile libreria che vende per lo più Adelphi a metà prezzo. Il motivo di questi prezzi così bassi è evidente: molti volumi sono rovinati o difettati; ma spulciando bene si possono trovare quelli più belli (o almeno rovinati in modo meno evidente).
E così ho fatto io, scovando quattro libri che desideravo da molto tempo e oggi vi parlo proprio di uno di questi.

Chi accetterebbe mai di ospitare per diciotto anni nel giardino di casa propria un'anziana barbona e il furgone debordante di rifiuti che ne costituisce il domicilio? Oltretutto Miss Shepherd non è una vecchina che suscita tenerezza: è grande e grossa, scontrosa, bislacca, poco incline alla gratitudine. Porta una sottana fatta di stracci per la polvere, occhiali da sole verdi e, a mo' di cappello, un cestino di paglia ottagonale. Si fa scarrozzare per la città su una sedia a rotelle ed emana un insopportabile fetore
Chi mai accetterebbe una così perturbante prossimità?
Forse solo Alan Bennett, che in questo libro permeato di sublime, sardonico pietas, e sostenuto da uno sguardo attento al più minimo particolare visivo e olfattivo, ci affida l'irresistibile diario di una lunga, incongrua convivenza.



Alan Bennett è una garanzia per me. Il suo umorismo molto inglese e le storie originali che riesce a scrivere sono una vera boccata d'aria fresca. In più sono sempre dei romanzi brevi e quindi molto veloci da leggere e si possono inserire tra la lettura di un tomo e l'altro per staccare un po'.
Anche questa sua piccola opera mi è piaciuta, ma non come le altre. Sarà stato il formato che, teoricamente doveva essere un diario, ma che in realtà risulta più una serie di annotazioni, in ordine cronologico, sulla convivenza tra lui e Miss Shepherd.
Anche il ritmo è strano: salta molto velocemente di anno in anno all'inizio, per poi rallentare sempre di più raccontando gli ultimi tre anni della vicenda, soffermandosi quasi mese dopo mese.
Invece di approfondire di più sul personaggio eccentrico dell'anziana signora, sembra concentrarsi prevalentemente su come si vesta (in modo molto particolare) e sull'igiene personale di quest'ultima (alquanto difficoltoso, visto che abita in un furgone).

La simpatica, irriverente e incredibilmente eccentrica "signora nel furgone" è una donna robusta e imponente che alla fine della storia è molto vicina agli ottant'anni. 
Veniamo a sapere qualcosa di più su di lei verso la fine del libro (che ha in tutto 78 pagine, quindi sto parlando delle ultime 10, nel poscritto del 1994) in cui cessa il resoconto in ordine cronologico e Bennett comincia delle riflessioni su chi era veramente Miss Shepherd e sul loro rapporto durato quasi vent'anni.
All'inizio sembra solo una pazza e il suo comportamento, come i suoi discorsi un po' sconclusionati, fanno sorridere il lettore. Ma terminato il libro, mi sono accorta di essermi affezionata a lei, come probabilmente lo era Alan Bennett dopo tutti quegli anni che la donna aveva trascorso nel suo giardino. Nonostante a volte fosse un po' troppo esigente, scontrosa, sopra le righe e non fosse certo una persona facile con cui convivere, sono sicura che lo scrittore alla fine le volesse bene.

Si comincia a essere comprensivi e a provare un certo tipo di rispetto per questa donna, che sicuramente ha alle spalle una vita difficile e probabilmente nemmeno lei sa bene come si sia trovata a fare la barbone. Ma questo non l'ha scoraggiata né indebolita, anzi, l'ha resa più forte e sicura di sé, di ciò che fa o dice, anche se tutti la considerano pazza.
Uno sguardo un po' superficiale, ma interessante su come viva l'altra faccia della medaglia. Quelle persone escluse, per un motivo o per un altro, dalla società. Quelle persone più deboli e sofferenti, dalle quali è più semplice distogliere lo sguardo quando si incontrano, piuttosto che guardarle negli occhi e vederle veramente. Persone che vivono ai margini di una società sempre più indifferente e frenetica, che a un tratto si perdono, o qualcosa si rompe dentro di loro, e si ritrovano a vivere anche ai margini della loro stessa vita.

Come già detto prima è veramente un libretto minuscolo, che volendo si legge in un paio d'ore. Ma la sua potenza sta nel fatto che una volta chiuso non sparisce, non lo riponi nella libreria e non ci pensi più. No. Continui a pensarci, a rifletterci sopra, a trovare nuove sfaccettature che subito non avevi visto. Questa è anche la bravura di Alan Bennett, che attraverso il suo umorismo, manda dei messaggi apparentemente leggeri, ma che poi pesano come macigni dentro il lettore più sensibile.
Alla fine realizzi che, attraverso quelle pochissime pagine, il carattere e la personalità di Miss Shepherd ha fatto breccia e avrà sempre un posto speciale nel tuo cuore.
E poi ha lo stesso cognome del bellissimo e affascinante dottor Derek Shepherd di Grey's Anatomy... Come non amarla solo per questo?!?!

venerdì 11 novembre 2016

BOOK BLOGGER BLABBERING | Intervista a DILETTA di PAPER MOON

Dall'idea di clacca, di a clacca piace leggere, è nato ufficialmente il BBB - Book Bloggers Blabbering. Cos'è? 11 blogger si raccontano.
Ogni settimana una di loro verrà intervistata da un'altra blogger e ospitata sulla sua pagina. 11 settimane per scoprire qualcosa di più sui bookblog e soprattutto sulle loro creatrici!
Tutte le interviste sono composte da cinque domande uguali per tutte, più alcune domande a sorpresa ideate da chi conduce l'intervista.
Il calendario completo con tutte le date e i link ai blog lo trovate alla fine di questo post.


Oggi io ho l'incredibile piacere di ospitare nel mio blog Diletta, la creatrice di Paper Moon, una giovane ragazza amante dei libri e dei gatti (sento già che andremo molto d'accordo), che si aggira nella blogosfera dal 2013. Anche lei è una lettrice indipendente capace di elevarsi dalle mode del momento, in modo da distinguersi dai gusti della massa e ricercare libri interessanti, originali e personali; lasciandosi spesso tentare da quelle splendide opere pubblicate dalla piccola e media editoria italiana (proprio come piace a noi!).

Quindi, benvenuta Diletta, accomodati pure tra i miei appunti e parlaci un po' di te:

Ciao Daniela (:

Come è iniziata la tua avventura da lettrice?

Allora, la mia avventura da lettrice è iniziata molto presto. Storia parecchio banale ma è la pura verità, la trama è questa: timidezza e scarsa propensione a stringere amicizia. Non avendo amicizie ed essendo composta da pura asocialità ovviamente i miei pomeriggi vertevano sulla lettura. E ho cominciato subito a divorare libri. Tratto da questa storia vera è il fatto che a dieci anni avevo già letto Cent'anni di solitudine e Teresa Raquin.

Com'è nata l'idea di aprire un blog e condividere le tue lettura con un pubblico?

Ecco, non  è passata la passione per la lettura ma non è passata nemmeno la voglia di starmene per i fatti miei. E qualche anno fa mi sono resa conto che a parte il mio ragazzo non riuscivo a parlare di libri e di lettura in generale con nessuno. Avevo proprio voglia di condividere ma anche di conoscere cose nuove. Così ho cominciato a bazzicare diversi book blog, ho cominciato a guardare diversi canali YouTube dedicati ai libri e mi sono detta "Ok, facciamo così". Non solo per condividere le mie letture appunto, o per consigliare libri (cosa che davvero, adoro fare), ma anche per imparare qualcosa di nuovo. Ampliare un po' gli orizzonti.

Qual è il tuo libro del cuore e perché ce lo consiglieresti?

Non riesco a dirne uno solo, potrei dirti il Silmarillion, per esempio, che secondo me è l'opera più poetica e suggestiva mai scritta. Ma ora come ora mi sento di dirti soprattutto La Principessa Sposa di William Goldman. Questo libro l'ha scoperto il mio ragazzo leggendo un libro di Baricco Una certa idea di mondo (non abbiamo entrambi una grande passione per Baricco, ma questo era un libro che consigliava libri). Lui mi ha detto "Secondo me questo libro di Goldman ci piace". Ed è vero. Io credo che La Principessa Sposa sia un libro unico. E' meraviglioso, ma anche cattivissimo. Mi ha fatto capire che c'è davvero bisogno di continuare a leggere, perché poi ti capita di trovare romanzi così meravigliosi che in realtà non ti aspetteresti di trovare. Ma che c'è bisogno anche di scrivere (e che ho bisogno di farlo), perché un libro del genere vorrei averlo scritto io (contiene l'explicit più bello di sempre, davvero).

Una foto dalla rubrica Turn of the Brew che Diletta tiene sul blog, dove presenta una lettura in corso (chiunque volendo può partecipare)

Dietro le quinte: come si svolge la giornata tipo di una bookblogger?

Dipende dagli impegni, però cerco sempre di dedicare una parte della giornata a scrivere post, correggere, mettermi in pari con post scritti dagli altri. Leggo notizie, pubblicandone magari qualcuna io di interessante. Non c'è mai una routine precisa, per fortuna.

Un vantaggio e uno svantaggio di essere una bookblogger.

Sono più i vantaggi direi. Le mie aspettative sono state ripagate infatti. Ho conosciuto un sacco di persone, blogger, autori, editori, ho scovato nuove letture. E poi essendo "un'insopportabile so tutto io" trovo sempre molta soddisfazione nel consigliare libri, autori, ma anche serie tv, e sentirmi dire "Oddio, hai ragione".
Di svantaggi non ce ne sono, raramente mi manca la voglia di scrivere un post, però magari mi scoccia rimanere indietro, quindi l'ossessiva compulsiva che è in me vuole mettersi in pari con tutto e subito.

Che caratteristiche deve avere un libro per convincerti a leggerlo?

Io vado parecchio a istinto. Non ho una tecnica precisa per trovare un libro. Certo, non mi affido solo alla copertina, quindi passo parecchio tempo in libreria, e ogni volta magari vado a spulciare cose che ho già visto o adocchiato un giorno prima.
Magari ho sentito parlarne da qualcuno, o il mio libraio (btw, è Mago Merlino, uguale) mi consiglia qualcosa. Di certo so che il colpo di fulmine esiste perché spesso ho comprato al volo qualcosa che poi si è rivelata una lettura bellissima.

Hai qualche ossessione particolare da lettrice?

Daniela o sei una veggente oppure hai fatto davvero la domanda perfetta alla persona giusta. Io sono piena di fissazioni, roba da vergognarsi. Per dire, io finisco sempre un libro. SEMPRE. Anche quando mi fa schifo. Per me, e qui si vede quanto son matta, scusate, ahahah, non finirlo è un po' una mancanza di rispetto nei confronti del libro. E poi sono anche curiosa, insomma, io lo devo sapere come finisce. Anche se è proprio pessimo ed è lungo mille pagine.
Poi non uso segnalibri, tengo sempre la pagina a mente. Oppure se parto per un viaggio la lettura che mi porto dietro è sempre uno sci-fi. Smetto perché davvero, sembro (e dunque sono?) proprio matta.

Oltre a condividere le tue letture, qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso il tuo blog, quel qualcosa in più che lo differenzia dagli altri?

A me piace far scoprire cose nuove. Un po' come faccio io, cerco sempre qualcosa, sono ingorda. Mi piace quando le persone imparano qualcosa, scoprono qualcosa di nuovo, mi piace parecchio il confronto. La lettura è spesso bistrattata, molti guardano più all'aspetto commerciale, al prodotto, che alla qualità. I libri sono un bene, mi piacerebbe poter far capire questo, sempre.
E in cambio ricevo anche io un sacco di consigli.
Lo scambio, un bello scambio è quello che mi interessa.

La vignetta che racchiude il significato della lettura per Diletta

Cosa vuol dire leggere per te?

A me è sempre piaciuto leggere perché mi è sempre piaciuto farmi i fatti miei. E detta così suona male. Ma c'è una vignetta che ho letto qualche anno fa che rappresenta al meglio la situazione. A me piace stare in pace, e leggere mi fa stare bene. Non voglio far quella che "i libri mi salvano", "la ragazza che respira libri", o queste paraculate qui (detto terra, terra). Però quando leggo sto bene, ed è vero.

Oltre alla lettura, hai altri passatempi preferiti, altre passioni?

Essendo una lettrice adoro anche scrivere. Poi sono una divoratrice compulsiva di serie televisive e film, e adoro viaggiare. Ma soprattutto adoro programmare i viaggi. Davvero, se avete bisogno di qualcuno che vi organizzi una vacanza ditemelo che io sono più contenta di farlo. Cerco i posti, programmo le giornate, scovo i luoghi nascosti. Se prenoto una vacanza i due mesi precedenti li passo a organizzare tutto come una matta.
Ora siamo appena tornati dalla Scozia e la prossima vacanza è lontana, quindi ho un sacco di tempo per organizzarvene una. Son bravissima, fidatevi (anche se ho una leggera propensione per trovare luoghi infestati in ogni luogo).
Poi mi piace bere il caffè progettando piani malvagi, parlare col mio gatto, arrabbiarmi con il mio ragazzo perché vince sempre a qualsiasi cosa. Direi che è più o meno tutto.

Una libreria bellissima che Diletta ha scovato nel suo viaggio a Edimburgo

Grazie per le domande Daniela, è stato un piacere. Miao.


CALENDARIO
Come ho già scritto sopra, ogni venerdì ci sarà un'intervista nel blog ospitante. Per non perdervi nulla vi pubblico qui sotto il calendario delle uscite con i link ai rispettivi blog.

venerdì 7 ottobreClaudia di Il giro del mondo attraverso i libri intervista Carla di Una banda di cefali

venerdì 14 ottobreCarla di Una banda di cefali intervista Claudia di a clacca piace leggere

venerdì 21 ottobreClaudia di a clacca piace leggere intervista Irene di Librangolo Acuto

giovedì 27 ottobreSimona di Letture sconclusionate intervista Daniela di Appunti di una lettrice

venerdì 4 novembreManuela di Impressions chosen from another time intervista Erica di La Leggivendola

venerdì 11 novembreDaniela di Appunti di una lettrice intervista Diletta di Paper Moon

venerdì 18 novembreErica di La Leggivendola intervista Camilla di Bibliomania

venerdì 25 novembreFabrizia di Il mondo urla dietro la porta intervista Claudia di Il giro del mondo attraverso i libri

venerdì 2 dicembreIrene di Librangolo Acuto intervista Manuela di Impressions chosen from another time

venerdì 9 dicembreDiletta di Paper Moon intervista Fabrizia di Il mondo urla dietro la porta

venerdì 16 dicembreCamilla di Bibliomania intervista Simona di Letture sconclusionate


QUI invece il link alla pagina Facebook, per poter rimanere sempre aggiornati su progetti e collaborazioni. Venite a mettere "mi piace", vi aspettiamo!!

martedì 8 novembre 2016

COME VI PIACE di William Shakespeare

Terzultima tappa della #MaratonaShakespeariana. L'opera Come vi piace, letta nel mese di ottobre, è quella che conoscevo meno di tutte. Delle altre almeno ne avevo sentito parlare, in un modo o nell'altro, mentre questa  mi era del tutto sconosciuta. Probabilmente se non avessi partecipato a questa maratona non mi sarei mai avvicinata a questa commedia, quindi sono felice di averla scoperta, anche se ho qualche riserva in merito.

Commedia pastorale in cinque atti, più Epilogo, ambientata in Francia e più precisamente nella Foresta di Arden.
Federigo ha usurpato il ducato ed esiliato suo fratello maggiore, il Duca legittimo, nella Foresta di Arden. La figlia di quest'ultimo, Rosalinda, è rimasta a corte perché migliore amica e cugina dell'unica figlia di Federigo, Celia. Ma questi si arrabbia con Rosalinda e la bandisce. Celia decide di unirsi alla cugina nella fuga e con loro va anche Pietraccia il giullare. I tre si travestono e si stabiliscono nella Foresta, senza incontrare il Duca.
Intanto, Orlando, un giovane gentiluomo del regno innamorato di Rosalinda, è costretto a scappare da casa sua a causa delle persecuzioni di suo fratello Oliviero. Con il suo servo Adamo, raggiunge la foresta, incontra il Duca legittimo e decide di stabilirsi con lui e tutto il suo seguito.
Orlando vaga per la foresta affiggendo agli alberi poesie d'amore indirizzate a Rosalinda. Quest'ultima viene a saperlo e travestita da Ganimede finge di consigliarlo per alleviare le sue pene d'amore.
Nel frattempo scocca un nuovo amore: Febe, una pastorella della quale è innamorato Silvio, si innamora di Ganimede (cioè Rosalinda). Essa non ricambia l'amore, naturalmente, e si impegna per poter sistemare al meglio la situazione.

Come abbiamo ormai capito, il Primo Atto è adibito alla presentazione dei personaggi principali. La storia comincia che il Duca è già stato esiliato e ci sono già degli screzi tra Orlando e suo fratello maggiore Oliviero.
Conosciamo Rosalinda, triste per la lontananza dal padre, ma supportata dall'enorme affetto della cugina Celia. Dall'altra parte Orlando è un ragazzo determinato e coraggioso e vuole che il fratello lo consideri di più. Decide di sfidare il grande e grosso lottatore Carlo e con astuzia vince, ma questo farà infuriare il Duca Federigo e lo costringerà a fuggire per nascondersi nella foresta.
Due chiacchiere tre Rosalinda e Orlando e i due ragazzi sono già innamorati, ma non c'è tanto tempo da passare insieme perché Rosalinda viene cacciata da corte dallo zio Federigo.

In questo Secondo Atto ritroviamo due elementi molto ricorrenti nelle opere di Shakespeare. Prima di tutto scopriamo la foresta e chi vi abita, il Duca legittimo e il suo seguito. Nelle precedenti opere la foresta è un luogo di magia e mistero, ricca di inganni ed equivoci. Qui la magia non c'è, ma tutta la storia si svolge tra gli alberi e la fitta boscaglia e qualche inganno ed equivoco è alla base della commedia.
In più, altro elemento ricorrente, è il travestimento. Proprio in questo atto appaiono Rosalinda travestita da pastore e si da il nome di Ganimede e la cugina Celia che modifica il suo aspetto e cambia anche il nome in Aliena. Il travestimento permette ai personaggi di rimanere in incognito, ma da loro anche la possibilità di agire di più e più liberamente.

Nel Terzo Atto, dopo una disquisizione su cosa voglia dire veramente essere innamorati e con Pietraccia che è e rimane sempre un buffone per tutta l'opera, comincia l'inganno di Rosalinda/Ganimede. Venuta a sapere che Orlando è innamorato di lei, decide di convincerlo che, come Ganimede, può aiutarlo a liberarsi dalle sue pene d'amore, deve solo fingere di trovarsi Rosalinda davanti e corteggiarla. Ganimede, rispondendo al corteggiamento con diversi sbalzi d'umore farà ricredere Orlando sui suoi sentimenti.
Ma questo viene fatto principalmente da Rosalinda per sentirsi corteggiata e mettere alla prova l'amore che Orlando prova per lei, in modo da esserne sicura e rivelargli chi è in realtà.
Nel frattempo però Febe, la pastorella, si innamora di Ganimede (che in realtà è Rosalinda) e spezza il cuore al suo spasimante Silvio. Rosalinda/Ganimede è molto dura e distaccata con Febe, in modo da scoraggiarla, ma questo sembra non servire a nulla.

Mentre Rosalinda/Ganimede si destreggia tra l'aiutare Orlando con le sue pene d'amore e cercare di scoraggiare l'amore di Febe, senza grandi risultati veramente; alla fine del Quarto Atto riappare Oliviero, fratello maggiore di Orlando, estremamente pentito del suo comportamento e riconoscente al fratello per averlo salvato dall'aggressione di una leonessa (in una foresta? In Francia? Ma che si fumava Shakespeare?). Questo improvviso e sentito cambio di sentimenti, colpisce positivamente Celia, che si innamora di Oliviero.

Il Quinto Atto è la parte conclusiva. Rosalinda decide di mettere fine al suo "inganno", togliersi il suo travestimento e rivelare a tutti chi è in realtà. Questo la porterà a ricongiungersi finalmente con il padre in esilio, sposare Orlando e far in modo che Febe sposi Silvio.
La comparsa in scena del dio delle nozze, Imene, aiuta  Rosalinda a risolvere tutte le complicazioni, in una sorta di teatro nel teatro.
Il "cattivo" della storia, il Duca Federigo, viene "sconfitto" in modo poco chiaro e convincente, ma ciò può condurre il tutto a lieto fine: vengono celebrati i diversi matrimoni e il Duca può tornare al suo ruolo legittimo a corte.


A mio parere lo stile e la storia in sé sono più semplici e scorrevoli delle altre opere di Shakespeare. Forse perché, essendo una commedia pastorale, è uno stile completamente diverso da ciò che ci aveva abituato il drammaturgo fin'ora nella nostra maratona. L'atmosfera bucolica è sostenuta da canzoni sparse qui e la e da parti recitate in rima, quindi credo proprio che la sua semplicità derivi da questo.
Nonostante fosse uno stile molto di moda all'epoca, soprattutto in Italia e Spagna, non è un genere che Shakespeare prediligeva particolarmente. Infatti, lo stesso titolo sembra dire allo spettatore/lettore: "Io l'ho scritta e spero che vi piaccia..."
La commedia è un continuo paragone tra la rigida e insidiosa vita di corte e la vita in campagna, più semplice e all'aria aperta. Ad esempio, a Rosalinda che si fa passare per un pastore di nome Ganimede, viene fatto notare che parla troppo bene per essere un uomo di campagna e sembra quasi educato a corte.
Quello che mi è piaciuto più di tutti è il personaggio di Rosalinda. Finalmente una donna forte, indipendente; che travestendosi da uomo prende in mano le redini della storia e diventa la vera burattinaia dietro quasi tutte le vicende. Grazie al suo discorso finale riesce a convincere tutti a fare ciò che vuole lei. In più, per la prima volta, l'Epilogo finale viene lasciato fare a una donna, sottolineando il suo essere vera protagonista ed eroina della situazione.