martedì 26 aprile 2016

LA CASA SFITTA di Charles Dickens, Elizabeth Gaskell, Wilkie Collins e Adelaide Anne Procter

Questo breve romanzo l'ho comprato l'anno scorso al Salone Internazionale del Libro di Torino, dopo aver scoperto la bella e piccola casa editrice Jo March, che vi consiglio caldamente. Visto che a breve comincerà la nuova edizione del Salone (io sarò lì dal venerdì alla domenica), mi sembrava opportuno leggere quest'opera, prima di passare a trovare ancora le ragazze della Jo March e saccheggiare il loro stand.

All''anziana e rispettabile signora Sophonisba, trasferitasi temporaneamente a Londra su consiglio del suo medico, sembra un giorno di scorgere segni di vita all'interno della casa di fronte a quella dove alloggia, che dovrebbe invece essere vuota, perché disabitata da molti anni.
Il mistero fa cadere la donna in uno stato d'ansia consumante e per porne fine il fedele domestico Trottle e l'antico spasimante Jarber, in competizione tra loro per il cuore e la fiducia della signora, danno inizio a una serie di indagini private.
I due improvvisati "investigatori" vengono gradualmente a scoprire la storia della casa, o meglio le storie dei vari inquilini di essa
Quale mistero avvolge la casa sfitta che ossessiona la signora Sophonisba? Cosa si cela dietro le persiane scorticate e il fango che oscura i vetri? Mettetevi comodi: un regista d'eccezione come Charles Dickens ha scritturato i migliori autori sulla piazza per svelare, attraverso un intreccio impeccabile e una scrittura potente che lasciano semplicemente senza fiato, l'arcano della perturbante casa sfitta.

Molto interessante l'introduzione di Camilla Caporicci che vi suggerisco di leggere una volta terminato il romanzo, consiglio che vi da la stessa casa editrice, perché potrebbe anticiparvi alcuni particolari della trama. Attraverso l'introduzione si viene a conoscenza anche dei legami che uniscono i quattro scrittori: l'anello di congiunzione è Charles Dickens e il suo giornale, per il quale collaborano gli altri scrittori. Si scopre che Dickens provava un profondo affetto per la poetessa Adelaide Anne Proctor, che conosceva fin da quando lei era una bambina; il legame meno forte con Elizabeth Gaskell, per la quale però nutriva un profondo rispetto come scrittrice; e la lunga e solida amicizia con Wilkie Collins, suo protetto.

Una storia costruita da un potpourri di scrittori, alcune delle migliori penne dell'Ottocento (due donne e due uomini).
Si percepiscono i cambi di penna nei rispettivi punti del libro. Oltre naturalmente alle poesie di Adelaide Anne Procter (unica poetessa del quartetto), è evidente l'aspetto psicologico dei personaggi tipico di Elizabeth Gaskell e la tensione trasmessa dalle parole di Wilkie Collins, tutto diretto magistralmente da uno scrittore d'eccellenza come Charles Dickens.
Lo stile della narrazione cambia molto, da capitolo a capitolo, facendone un vero e proprio punto di forza del romanzo, ma non da fastidio e non intacca assolutamente il piacere di leggere questa simpatica e avvincente storia vittoriana.

La protagonista, la signora Sophonisba, è una donna sveglia e simpatica, caratterizzata da una certa ironia molto moderna e tagliente, che conquista subito il lettore.
La donna è ossessionata dal mistero che si cela dietro la casa sfitta, non riesce a darsi pace, è convinta che ci debba essere una spiegazione al fatto di non avere dirimpettai. Così il suo fidato domestico Trottle e l'amico di vecchia data Jarber, in realtà suo spasimante da tempo immemore, raccolgono informazioni sulla suddetta casa, per alleviare il tormento della stimata signora. Il racconto della storia della casa comincia con una ricca famiglia, proprietaria della dimora molti decenni prima, con un segreto importante tenuto nascosto per molto tempo; si passa poi alle vicende di un nano e alcuni fenomeni da baraccone che usano la casa come loro palcoscenico per un breve periodo; e poi alla storia di una donna che rinuncia all'amore per accudire il fratello morente e la sua giovane sposa, per poi subire un ulteriore sgambetto da parte della vita. Per arrivare, alla fine, alla scoperta degli "inquilini" attuali, madre e figlio, e a una rivelazione incredibile.

Il lieto fine è d'obbligo, e anche l'unica via possibile, in questo breve romanzo vittoriano, perché il burattinaio di questa scenetta è sempre Dickens e lui è il maestro nel terminare le sue storie al meglio, in cui la bontà di cuore di qualcuno compensa la crudeltà di qualcun altro, restituendo al mondo un suo equilibrio, insieme alla speranza di un futuro migliore (per farvi un esempio vi basti pensare al finale di "Canto di Natale").

venerdì 22 aprile 2016

LA PASSEGGERA di Daniela Frascati

Mi piacciono molto i romanzi ambientati sulle navi, forse perché nelle mie vene scorre sangue di marinai: mio nonno materno, suo padre e il padre di suo padre prima di lui erano marinai.
L'ambientazione di una storia credo che sia molto importante e, visto che uno dei miei sogni è fare l'attraversata atlantica a bordo di una grande nave, ho accettato subito la proposta fattami da Scrittura & Scritture di leggere questo libro di Daniela Frascati, che si svolge proprio su un transatlantico, ed è pubblicato nella collana Voci, come romanzo moderno.

1914. Il transatlantico Il Paradiso naviga verso il Nuovo Mondo. A bordo, tra i passeggeri di ogni rango sociale, stipata nella terza classe, spicca da subito Aquilina per gli strani poteri di cui sembra essere dotata. Ma non è lei l’unico pensiero dell’integerrimo capitano Zocalo. Sul piroscafo, infatti, scoppia un’improvvisa epidemia dalle cause sconosciute persino al medico di bordo, Nerio Ferrer. Inoltre, viene denunciata la scomparsa di un uomo che, dal racconto del suo accompagnatore, aveva fatto espressa richiesta di cenare al tavolo di Marie Verdier, una francese che viaggia in seconda classe con il marito. L’incontro tra il capitano e la francese si rivela potente almeno quanto la tempesta nella cui balìa cade la nave.
Nessuno forse aveva colto il presagio di una traversata difficile nelle decine di gabbiani agonizzanti schiantatisi sul ponte della nave durante il passaggio nello stretto di Gibilterra.
Quando una cameriera mostrerà al capitano le piume nere disseminate nella cabina di Aquilina, il legame tra i suoi misteriosi poteri e quei fenomeni comincia ad assumere contorni inaspettati. Superstizioni, paure, sogni e passione renderanno il lettore ostaggio di questo intenso romanzo d’atmosfera.

Se mi seguite da molto, sapete che io non leggo molta letteratura italiana e soprattutto pochissimi autori contemporanei; non c'è un vero e proprio motivo in realtà, è solo che le mie scelte di letture si dirigono verso altro. Ma sono felice di aver letto "La passeggera" di Daniela Frascati, perché è stata una vera rivelazione.
All'inizio sembra un romanzo giallo, c'è un omicidio e il punto sembra quello di capire chi sia l'assassino; ma ben presto la storia si tinge di mistero, con avvenimenti surreali e quasi fantastici, grazie all'entrata in scena di Aquilina, bambina taciturna e timida che sembra comparsa dal nulla e in grado di comunicare in un modo tutto suo.
Il transatlantico Il Paradiso parte per la sua attraversata pochi giorni prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Oltre a questa terribile vicenda che aleggia come un fantasma su tutto il mondo, la nave di questa storia non è certo il posto idilliaco che il suo nome suggerisce. Dal momento in cui Il Paradiso si trova in mare aperto scoppia una terribile epidemia, difficile da contenere, un omicidio poco chiaro, una serie di suicidi sconvolgenti e tanto altro, tra cui un'incredibile passione tra il capitano e una passeggera, che rendono impossibile al lettore posare il libro prima di essere arrivato alla fine.

Si resta proprio incollati alle pagine, perché in questa storia c'è di tutto: amore, passione, tragedia, sofferenza, paura, morte, follia, violenza e speranza. Una trama molto fitta e intricata, come una matassa che si srotola pagina dopo pagina.
Un lavoro incredibile che Daniela Frascati porta a termine egregiamente, con uno stile chiaro e scorrevole, ma anche accurato e ricercato quanto basta per rendere la lettura piacevole e interessante.
Il cambio di registro nella narrazione non è per nulla fastidioso. Possiamo vedere i punti di vista dei diversi personaggi grazie all'alternarsi delle loro voci lungo tutto il romanzo, in modo fluido ed estremamente chiaro, che non confonde mai il lettore.
Se proprio dovessi trovare un difetto sarebbe la presenti di poche descrizioni dettagliate della nave, dei personaggi e dell'atmosfera in generale; ma credo sia solo un mio problema, perché lo sapete che sono una drogata delle parti descrittive, ne voglio sempre di più. In realtà si riesce lo stesso ad avere un'immagine mentale chiara e completa di tutta la situazione.
Il libro è disseminato di indizi e rivelazioni, che vi aiutano a svelare ogni mistero che aleggia intorno a Il Paradiso e ai suoi passeggeri. La Frascati vi accompagna per mano fino all'incredibile, e per nulla scontato, finale.

E' solo una storia di fantasia e non un romanzo storico, basato su fatti realmente accaduti, lo so, ma qualcosa tratto dalla realtà c'è e fa riflettere.
Fa riflettere come, all'inizio del secolo scorso, fossimo noi europei i migranti, che salivano sulle navi dirette in America in cerca di un po' di speranze, futuro e una vita migliore. Certo, nulla a che vedere con i barconi che arrivano oggi sulle nostre coste, zeppi di migranti disperati; all'epoca si trattava di grandi transatlantici che trasportavano persone di ogni ceto sociale, ma le cose non erano tanto diverse. Anche all'ora, e forse più di oggi, c'erano passeggeri di serie A, ricchi e benestanti che si potevano permettere certi agi e privilegi, e passeggeri di serie B, per lo più la feccia della società, poveri  disadattati e malati, costretti ad ammucchiarsi in piccole cabine, a volte senza poter vedere la luce del sole per tutto il viaggio. Ed erano quest'ultimi spesso a pagare il prezzo più alto della traversata, basti pensare alla vicenda del Titanic, in cui la maggior parte di quelli che morirono furono proprio i passeggeri di terza classe.
Un paragone azzardato dirà qualcuno, ma io non credo ci siano poi tante differenze tra quello che vissero i nostri antenati e quello che stanno vivendo altre popolazioni oggi. Ciò che li spinge, oggi come all'ora, è il desiderio di una nuova vita in un posto migliore, di un futuro per loro e le loro famiglie, sperando di essere trattati da persone e non come bestie da macello che non valgono nulla.

martedì 19 aprile 2016

OTELLO di William Shakespeare

L'ultimo venerdì di Marzo è arrivato un po' troppo in anticipo per i miei gusti e io non avevo ancora finito di leggere l'opera del mese, "Otello, il moro di Venezia", per la #MaratonaShakespeariana. Pochi giorni dopo c'è stata la Pasqua e tra una cosa e l'altra è arrivato Aprile. Come è noto a tutti, il detto recita: "Aprile dolce dormire" e visto che io sono l'incarnazione di questa frase, mi sono adagiata comodamente sui miei libri in lettura e ho chiuso un attimo gli occhi...
Così dire che sono in ritardo con questo post è un eufemismo. Ed eccomi qui, con quasi un mese di ritardo, a parlarvi dell'opera shakespeariana che abbiamo letto a Marzo.

Tragedia in cinque atti, ambientata a Venezia e Cipro.
Otello è un moro al servizio della repubblica veneta. Sposatosi in gran segreto con l'amata Desdemona, e dopo che Iago rivela al padre di lei questo matrimonio clandestino, a Otello viene affidato l'incarico di comandare l'esercito veneziano contro i turchi nell'isola di Cipro. Quindi parte da Venezia in compagnia del suo luogotenente Cassio; la moglie Desdemona lo seguirà poco dopo, scortata da Iago e la sua consorte Emilia.
L'alfiere Iago, invidioso della posizione di Cassio, vuole farlo destituire a ogni costo. Con l'aiuto di Roderigo e l'ignara complicità della moglie Emilia, fa arrivare un prezioso fazzoletto di Desdemona tra le mani di Cassio, convincendo così Otello (che osserva nascosto) del tradimento dell'amata neo-sposa.
Il tutto sfocia nella furia cieca del moro e nel tragico finale in cui la sorte di ogni personaggio è drammatica.


L'opera si apre con il Primo Atto in cui si scoprono già le carte: Iago dimostra il suo odio per Otello e Cassio, perché quest'ultimo è luogotenente e lui invece solo un alfiere; e Roderigo rivela il suo amore per Desdemona (non ricambiato). Insieme sferrano il primo colpo a Otello, per dare il via alla tragedia. E qui accade qualcosa di curioso, per me, perché si ritrovano tutti di fronte al Doge di Venezia (che li ha convocati tutti per comunicare a Otello di andare a combattere i turchi a Cipro) e quando salta fuori la questione del matrimonio segreto tra Otello e Desdemona, gli affari di Stato vengono messi da parte, accantonati dallo stesso Doge, perché si preferisce fare "pettegolezzi": "chi ha sposato chi? e perché?". L'ho trovato divertente.

Anche qui, nel Secondo Atto, come in altri drammi di Shakespeare, c'è un forte temporale, una vera e propria tempesta, segno che qualcosa di brutto sta succedendo, ad esempio in Macbeth si tratta di un omicidio, in questo caso della flotta turca che viene inghiottita dal mare e distrutta. Secondo l'iconografia shakespeariana la pioggia serve a purificare il mondo da qualcosa di tragico che è appena accaduto, l'acqua lava via il sangue appena versato.
La tempesta è anche il momento che da il via alla tragedia, le cose cominciano a muoversi e tutti gli equilibri stanno per rompersi, ogni cosa sta per cambiare.

Nell'Atto Terzo Iago è sempre più impegnato a spodestare il luogotenente Cassio, e per farlo usa la carta del tradimento di Desdemona. Perché ciò sia credibile, Iago continua imperturbabile a dire peste e corna riguardo l'innocente Desdemona; fino a sferrare il colpo decisivo, quello che insinuerà il dubbio nel cuore di Otello, e cioè che Desdemona è sicuramente una traditrice e bugiarda perché aveva già tradito e ingannato suo padre riguardo il matrimonio svolto in segreto con Otello.
Sembra quasi che, a forza di dirne di tutti i colori, lo stesso Iago creda alle proprie bugie e illazioni su Desdemona e Cassio, anche se sono ovviamente solo frutto della sua immaginazione e strumento per il suo subdolo piano.

Arrivata al Quarto Atto devo ammettere di aver scoperto una certa ammirazione per Iago e la sua incredibile dedizione per portare a termine la sua perfida missione, mettendoci anima e corpo, senza lasciare nulla al caso. Tanto di cappello nella sua conversazione con Cassio in cui sta parlando di Bianca, ma fa credere a Otello di parlare di Desdemona.
Il Moro cerca conferma del tradimento di Desdemona da Emilia, la quale non può proprio confermarlo, perché non ha mai visto nulla e crede ciecamente alla fedeltà della sua padrona nei confronti del marito. Ma Otello ormai è troppo avvelenato dalle parole di Iago, da non vederci più chiaramente e avere la mente offuscata dal tormento e dal dubbio.

Il Quinto Atto conclude tutto, i nodi vengono al pettine, e come ormai ci siamo abituati le tragedie di Shakespeare sono tali perché non hanno certo un lieto fine, anzi.
Qui Emilia ha un ruolo cruciale, che non c'era mai stato nelle opere analizzate fin'ora, e cioè è colei che rivela a Otello il piano subdolo del marito Iago e le innumerevoli bugie che ha raccontato.
Un finale più veloce e di poco effetto rispetto agli altri, ma allo stesso modo significativo.

L'impressione iniziale è stata quella di un'opera più frivola e superficiale rispetto alle altre, basti pensare alla storia dei "pettegolezzi" di cui sopra. Ma procedendo nella lettura si apprezza l'incredibile sfaccettatura dell'animo umano che le opere si Shakespeare possiedono.
Tutto il dramma verte intorno alla gelosia, ma non solo quella di Otello nei confronti della moglie Desdemona; c'è anche, in minima parte, la gelosia che prova Bianca per Cassio; ma soprattutto quella che Iago prova per Cassio e la carica che ricopre, perché in realtà vorrebbe essere lui il luogotenente.
Iago è sicuramente un personaggio principale, incisivo ed estremamente completo e complesso. Fa di tutto per poter portare a termine il suo piano, incurante dei sentimenti degli altri e senza mai provare rimorso o avere dei dubbi. Pronto a sacrificare tutto e tutti per raggiungere il suo scopo, compresi l'unico amico che si ritrova, Roderigo, e  la moglie Emilia.
Quello che mi lascia incantata ogni volta è che nessun personaggio è in più, nessuno è lasciato al caso e ognuno ha il suo ruolo da recitare, per quanto piccolo. Lo stesso personaggio di Bianca, che può sembrare marginale e trascurabile, in realtà ha un ruolo fondamentale all'interno del piano di Iago per denigrare Desdemona e Cassio. Lei rappresenta la fatidica goccia che fa traboccare il vaso.
Non viene mai specificata la vera etnia di Otello, il termine "moro" potrebbe significare sia un arabo che un nord-africano, come anche un sub-sahariano (ed è infatti questa l'etnia a cui si fa riferimento nelle rappresentazioni teatrali e non).
La pelle nera di un personaggio, per l'epoca, era segno di barbarie e satanismo, mentre un bianco sarebbe stato interpretato come simbolo di onestà. Shakespeare ribalta i ruoli in questo dramma, perché Iago (bianco) è bugiardo, sleale e subdolo, mentre Otello (nero) è nobile, onesto, leale e cristiano.
Il conflitto tra bianco e nero, per cui il bianco simboleggia la purezza mentre il nero il male, ritorna ancora in quest'opera, ad esempio nel personaggio di Bianca: prostituta e quindi non incarna l'ideale di purezza che suo nome significa.
Una piccola nota a margine della mia edizione di "Otello" mi ha informata che l'uso inglese vuole che il nome di Desdemona si accenti sulla penultima sillaba. Le prime rappresentazioni dell'opera in Italia sono state fatte proprio a Venezia, dove la tragedia è ambientata, e per evitare facili e puerili giochi di parole da parte dei veniti, si è deciso che in italiano Desdemona sarebbe stata una parola sdrucciola (cioè accentata sulla terzultima sillaba). Capisco il perché, visto che leggendo la nota ho sorriso pensando a Desdemona come a una parola piana...scusate sono veneta...

Prometto che cercherò di non ritrovarmi più così in ritardo con i post relativi alla #MaratonaShakespeariana. Da ora ripristino il nostro appuntamento con un'opera di Shakespeare ogni ultimo venerdì del mese. Quindi ci vediamo venerdì 29 Aprile con "Re Lear".
Corro a leggerlo!!!