venerdì 24 febbraio 2017

IL SIGNORE DEI PORCELLI di Dentiblù

Io ho una sorta di amore incondizionato per Tolkien, la sua Terra di Mezzo e soprattutto per Il Signore degli Anelli. Questo fumetto parodistico proprio su quest'opera tolkieniana l'avevo visto molto tempo fa, spulciando un po' l'internet in cerca di nuovi suggerimenti di lettura. Non mi ero mai convinta a prenderlo, principalmente perché non è un genere a me consono, finché non l'ho trovato a Roma durante Più Libri Più Liberi, e così ho deciso che era arrivato il momento di provare qualcosa di nuovo.

Il cinghiale Zannablù ha l'Unico Anello, rubato scorrettamente a Follum, e ora lo deve portare a Porkor e gettarlo nel Monte Fatto per distruggerlo. Dato che c'è lo sciopero degli autobus, Zannablù è costretto a incamminarsi lungo il Vecchio Sentiero. Lungo il suo viaggio sarà aiutato, a fasi alterne, dal saggio Gandolfo; alloggerà "Al Puledro Spennato"; incontrerà Elfond, un maiale sempre affamato; e dato che la "Compagnia dell'Anello" sta mettendo in atto uno sciopero contro Elfond, Zannablù partirà alla volta di Porkor con una comitiva di turisti dalla contea di Giapphon, che saranno fondamentali, alla fine, per distrarre Pauron, l'Oscuro Signore.
Il doppio volume include la riedizione a colori di "Zannablù non deve morire": episodio in cui il nostro eroe... muore. Ma niente paura, si troverà a contrattare direttamente coi piani alti per avere una serie di chance per rimettersi in carreggiata fra i comuni mortali.

"Il Signore dei Porcelli" è la prima parodia di casa Dentiblù, nata nel lontano 2003, e oggi si ripresenta ai lettori restaurata e colorata, con qualche scena rivista o aggiunta.
Zannablù Gold accosta alla storia parodistica del titolo, storie a soggetto originale con protagonista Zannablù e il suo mondo. Quando ho incontrato l'autrice a Più Libri Più Liberi, oltre a farmi un bellissimo disegno con dedica all'interno della copertina, mi ha detto che questa storiella, "Zannablù non deve morire", è sicuramente la sua preferita, la più divertente che abbia scritto e che ancora sorride quando la rilegge.

Una breve parodia de "Il Signore degli Anelli" divertente e leggera, pochissime pagine che si leggono veramente in poco tempo, nelle vesti di un albo a fumetti.
Sì, io li chiamo fumetti. Sarà per la mia poca dimestichezza con questo genere, o per il fatto che sono anziana (se non tanto all'esterno, sicuramente all'interno), ma il termine "fumetto" mi sembra il più adatto. Se avete da ridire, se preferite chiamarli in altro modo, o se volete spiegarmi la differenza dei vari termini esistenti, vi invito a scrivermi nei commenti.
Personaggio preferito assolutamente Gandolfo. Sono morta dal ridere ogni volta che cadeva e sembrava morire in modo tragico, urlando "Fuggite sciocchi!!" per poi ritornare sempre "al mutare della marea". Veramente esilarante.

Se mi seguite da un po', sapete benissimo che io non leggo fumetti o graphic novel, non ne ho mai recensiti nel mio spazio e sono decisamente fuori dalla mia zona di confort letterario. Ma mi sono resa conto che questo è un genere che mi piace molto. Le parodie, o comunque i fumetti comici, rientrano perfettamente nei miei gusti, sono ideali da inserire tra una lettura e l'altra, per staccare e farsi due risate rilassanti ogni tanto.

Ho fatto bene a seguire le preferenze del mio cuore, scegliendo "Il Signore dei Porcelli" come prima esperienza per avvicinarmi alle opere di Edizioni Dentiblù. Dopo questa piacevolissima e divertente lettura, sono certa che se mi capiterà ne comprerà altri di questi fumetti.
Ho già messo gli occhi sulla parodia di "Harry Potter", che è una delle loro prime opere e quella che mi tentava molto a Roma durante Più Libri Più Liberi. Ho dovuto costringermi a scegliere un solo albo da portare a casa, perché non mi andava di comprare due fumetti, essendo io un a che non legge fumetti, e se poi non mi fossero piaciuti? Fortunatamente questa storia mi ha conquistata a pieno e quindi la prossima volta ne comprerò altre.
In più, ho visto che recentemente hanno fatto anche la parodia di "Stranger Things" che non posso certo farmi scappare visto quanto mi è piaciuta la serie TV. E voi l'avete vista la prima stagione su Netflix? Se la risposta è no, andate subito a recuperarla perché è stupenda.

mercoledì 22 febbraio 2017

ROMANZI A PUNTATE: Lemony Snicket UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI


Lemony Snicket è lo pseudonimo usato dall'autore Daniel Handler nei suoi libri per bambini "Una serie di sfortunati eventi" pubblicati tra il 1999 e il 2006. Nonostante la concomitanza con le uscite di quel straordinario fenomeno editoriale che è stato "Harry Potter" (dal 1997 al 2007) questa serie di 13 libri per ragazzi ebbe un discreto successo, soprattutto in America. Che oggi si rinnova grazie a Netflix e alla decisione di lanciare una serie TV ispirata ai romanzi.

Nella classifica delle persone infelici al mondo i fratelli Baudelaire occupano il primo posto, a loro capitano più cose orribili che a chiunque altro. Ma chi sono questi sfortunati?
Violet Baudelaire ha 14 anni ed è uno dei più  grandi inventori del suo tempo. Se la vedete con i capelli raccolti da un nastro, significa che gli ingranaggi e le leve del suo cervello creativo stanno andando a tutta forza.
Klaus Baudelaire è il figlio di mezzo, ha gli occhiali, il che può dare l'impressione che sia un amante dei libri. Impressione assolutamente corretta. Tutto il suo sapere viene dall'aver letto quasi tutti i liobri presenti nella libreria dei suoi genitori.
Sunny Baudelaire è la più giovane dei tre ed è anche una bebè. Ha solo quattro affilatissimi denti, che sono sempre pronti ad entrare in azione per mordere qualsiasi cosa.
I tre poveri ragazzi perdono i genitori in un terribile incendio nella loro casa e vengono affidati al loro tutore il Conte Olaf, un uomo rivoltante, viscido e perfido, il cui scopo è solo quello di mettere le mani sul cospicuo patrimonio dei Baudelaire cercando di eliminare i tre orfani.
Sfuggiti momentaneamente alle grinfie del Conte Olaf nel primo libro, i ragazzi vengono successivamente sballottati da un "parente" ad un altro, sempre rincorsi e raggiunti dal terribile Olaf che si traveste costantemente per non essere riconosciuto.

Una lettura piacevole e scorrevole, mi azzarderei anche a definirla leggera se non fosse per i temi trattati in questa storia. La sfortuna e le disavventure della vita sono presenti, ma non sono il tema principale, di questa saga. Tutto gira intorno al concetto della morte e più precisamente all'elaborazione del lutto. I ragazzi Baudelaire cercano di superare la perdita degli amati genitori, affrontando le sfide e le difficoltà che la vita mette loro davanti, attraverso la loro intelligenza, inventiva e tenacia. Le abilità di questi giovani ragazzi, rappresentano le strategie che una persona può mettere in atto per superare le difficoltà e i tiri mancini che la vita può presentare.
Il senso di malinconia  e tristezza che pervade tutti i libri è contrastato da un forte senso dell'umorismo, molto nero e gotico, che non si trova molto spesso nelle storie per ragazzi.
È sicuramente una saga leggera, ma che fa riflettere, grandi e piccini, su temi importanti della vita e ha la straordinaria caratteristica, come Harry Potter, di crescere insieme ai suoi lettori.

Sono libri per bambini ideali per loro, perché sono anche estremamente istruttivi ed educativi: il narratore spesso si sofferma a spiegare termini più difficili, modi di dire ed espressioni del linguaggio comune. Il tutto è fatto senza diventare noioso o prolisso, ma mantenendo la narrazione fluida e stimolante, dando la possibilità ai bambini di imparare parole nuove senza quasi accorgersene.
Gli adulti potrebbero trovare questi romanzi comunque appassionanti, anche se confezionati per un pubblico più giovane, e al loro interno potrebbero trovare anche molti riferimenti letterari che ai bambini invece sfuggirebbero. Ad esempio lo stesso nome dei tre protagonisti fa riferimento al poeta maledetto Charles Baudelaire; i figli del signor Poe si chiamano Edgar e Allan; e ogni libro è dedicato a una donna di nome Beatrice, amata dall'autore e purtroppo precocemente scomparsa, che ricorda la Beatrice di dantesca memoria.
L'autore ama inserire all'interno dei suoi libri, oltre che riferimenti letterari e colti in generale, anche molti giochi di parole. Una curiosità è che tutti i titoli dei libri (tranne l'ultimo, La fine) contengono delle allitterazioni, e queste le si trova anche in molte espressioni all'interno dei romanzi (ad esempio Spiaggia Salmastra e Magnatte Magnose).

Il concetto di sfortuna è centrante e ricorrente in tutta la storia. Partendo dal titolo della serie, in cui c'è proprio la parola "sfortunati", al narratore che comunica sin dall'inizio che la storia che si andrà a leggere non ha nulla di allegro e divertente, ma anzi è triste e caratterizzata dalla malasorte, infatti l'inizio è proprio eloquente:
"Se vi interessano le storie a lieto fine, è meglio che scegliate un altro libro. In questo non solo non c'è lieto fine, ma nemmeno un lieto inizio, e ben poco di lieto anche in mezzo."
Gli orfani Baudelaire non sono per nulla fortunati, fin dall'inizio accade di tutto a questi poveri ragazzi: dalla morte dei genitori, alla persecuzione del Conte Olaf, alla morte di vari parenti uno dopo l'altro. Una situazione triste e disperata, aggravata dal fatto che Violet, Klaus e Sunny sono sempre lasciati a loro stessi perché circondati da adulti incapaci e stupidi, mai all'altezza della situazione, e quindi sono costretti a salvarsi da soli e a sistemare le cose.
Anche la numerologia è importante in questa storia. Il 13 è un numero ricorrente: 13 sono i libri che compongono questa serie e ognuno di loro ha 13 capitoli al suo interno. Per la cultura anglosassone, ma anche per molte altre culture nel mondo (un po' anche in quella italiana) questo è il numero della superstizione, che "porta sfortuna" e di cattivo augurio; in più nei Tarocchi è il numero associato alla carta della Morte.
Anche la serie TV ha voluto rimarcare questo importante simbolo, infatti Netflix ha messo online le otto puntate della prima stagione proprio venerdì 13 gennaio 2017.

La serie TV Netflix è creata da Mark Hudis e l'autore dei libri, Daniel Handler, figura tra i produttori esecutivi.
Tra gli interpreti riconoscerete sicuramente Neil Patrick Harris (il Barney Stinson della sitcom "How I Met Your Mother") che veste i panni di uno straordinario Conte Olaf.
Anche i ragazzini che interpretano gli orfani Baudelaire (Melina Weissman e Louis Hynes), sebbene alla loro prima esperienza recitativa, sono molto bravi e convincenti.
Per ora sono disponibili gli otto episodi che compongono la prima stagione, i quali coprono la storia dei primi quattro libri della saga (due episodi per ogni libro).
La scenografia è veramente accurata, dimostrando una grande attenzione per i dettagli. Anche se la colonna sonora non lascia certo il segno, è la sigla il punto forte. All'inizio fastidiosa, ma che vi rimarrà impressa come poche e vi ritroverete a canticchiarla continuamente, dopo averla sentita solo due volte.

Come i libri, la serie alterna momenti cupi e drammatici a momenti più leggeri e divertenti, per questo è adatta anche ai bambini. È in grado di parlare di temi importanti come l'elaborazione del lutto, la morte e l'affrontare le difficoltà, con sincerità, lucidità e un pizzico di ironia.
Un prodotto che piacerà sicuramente agli amanti dei romanzi, per la sua incredibile fedeltà all'opera letteraria, ma che può essere apprezzata anche da chi non conosce la storia e si avvicina a essa per la prima volta.

Se i primi due episodi vi sembreranno un po' lenti e noiosi, cercate di tenere duro e continuare nella visione, perché poi la situazione si movimenta di più e tutto appare più interessante e scorrevole.
Per mantenere il più possibile la sensazione della narrazione dei libri, in cui il narratore si rivolge direttamente al lettore, nella serie è stato introdotto il ruolo di Patrick Warburton che interpreta proprio Lemony Snicket e che, guardando dritto verso la telecamera, si rivolge allo spettatore, adottando il meccanismo di rottura della quarta parete.
Il passaggio dai libri al piccolo schermo porta con se qualche modifica, che è d'obbligo in questi casi per mantenere una narrazione efficace. Ci sono molte anticipazioni della trama che, invece, nei libri appaiono molto più avanti. Per questo io vi consiglio di leggere prima tutta l'intera saga e non, magari, di farlo in contemporanea con la visione della serie TV (come ho fatto io) per evitare di spoilerarvi alcuni avvenimenti (anche molto importanti) che troverete nei libri successivi. Mi rendo conto che sono 13 romanzi, ma vi assicuro che sono molto veloci ed estremamente corti (non dimentichiamo che sono indirizzati ad un pubblico molto giovane), li leggerete in un baleno.

Per chi se lo fosse perso, esiste anche il film Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi del 2004 con Jim Carrey nei panni di un divertentissimo Conte Olaf, diretto da Brad Silberling (e con una straordinaria Maryl Streep - ma che ve lo dico a fare - che interpreta la zia Josephine).
Questo film si basa solo sui primi tre libri della saga, adattando la trama e mescolando un po' le vicende degli orfani Baudelaire.
Nonostante io l'abbia trovato molto carino e divertente, la critica lo stroncò definitivamente e non ci furono seguiti alla prima pellicola.
Ma potrete vederlo anche per poter fare dei paragoni e notare le innumerevoli differenze con i libri e con la serie TV disponibile su Netflix.

venerdì 17 febbraio 2017

LETTERE DA...Ludwig van Beethoven



Nuova rubrica estemporanea per il blog, probabilmente a scadenza del tutto casuale come piace a me.
Tutto nasce qualche settimana fa, mentre guardavo alla televisione Sex and the city (il primo film). Film che, qualsiasi cosa se ne dica, a me fa sempre piangere moltissimo. Nella scena in cui Carrie è a letto con Mr Big e legge alcune lettere d'amore di uomini illustri, ho cominciato a pensare quanto mi piacciano le lettere. Brevi o lunghe che siano, d'amore o meno, mi sembra di poter sbirciare un po' di più nella vita delle persone, capire i loro sentimenti e comprenderli attraverso i loro scritti. Se poi le ritrovo anche all'interno dei romanzi che leggo, ancora meglio, perché mi aiutano a conoscere meglio i personaggi.
Ho qualche raccolte delle corrispondenze di alcuni dei principali scrittori e scrittrici della storia, ma ho anche diversi romanzi in cui si possono trovare alcune lettere scritte dai personaggi e in più ho proprio il libro che Carrie Bradshaw legge nel film: "Ti amo. Come lo hanno detto gli uomini famosi".
E allora perché non condividerle con voi un po' alla volta? E soprattutto inaugurare questo primo post proprio con la lettera di Beethoven, che diventerà significativa per i due protagonisti del film, che mi hanno ispirato questa nuova rubrica?

Ludwig van Beethoven: compositore vissuto dal 1770 al 1827. Fu colpito da una forma di sordità che tendeva a peggiorare e che lo condusse sull'orlo del suicidio. Aveva un carattere difficile, tormentato, depresso e irascibile. Non si sposò mai, benché si fosse innamorato profondamente più volte, in genere di sue allieve aristocratiche e irraggiungibili.
Dopo la morte, vennero rinvenute tra i suoi documenti tre appassionanti lettere d'amore mai spedite, indirizzate alla sua amata immortale. Non sono datate e l'identità dell'amata immortale non è mai stata stabilita con certezza.

Buon giorno, 7 luglio
Anche a letto i miei pensieri corrono a te, mia amata immortale, lieti, talvolta, poi di nuovo tristi, in attesa di sapere se il destino ci esaudirà. Per affrontare la vita, io debbo vivere esclusivamente con te oppure non vederti mai. Sì, ho deciso di andare errando lontano, fino a quando potrò volare tra le tue braccia, dirmi davvero a casa mia presso di te e, circondato dalle tue braccia, lasciare che la mia anima sia trasportata nel regno degli spiriti beati. Ahimè, purtroppo deve essere così - Tu ti rassegni, tanto più perché tu conosci la mia fedeltà verso di te, mai alcun'altra donna potrà possedere il mio cuore, mai - mai - Oh Dio, perché si deve star lontani da chi si ama tanto; eppure la mia vita a Vienna in questo momento è una vita atroce - Il tuo amore ha fatto di me il più felice e il più infelice mortale - Ora, alla mia età, avrei bisogno di regolarità e di stabilità nella mia vita - può accordarsi questo con i nostri rapporti? - Angelo mio, proprio ora vengo a sapere che la posta parte tutti i giorni - e debbo perciò terminare, in modo che tu possa ricevere subito la lettera - Sii calma; soltanto considerando con calma la nostra esistenza, possiamo raggiungere il nostro scopo che è di vivere assieme - Sii calma - amami - Oggi - ieri - che struggente desiderio, fino alle lagrime, di te - di te - te - vita mia - mio tutto - addio - Oh, continua ad amarmi - non disconoscere mai il fedelissimo cuore del tuo amato.
L.
Eternamente tuo
Eternamente mia
Eternamente l'uno dell'altro 

martedì 14 febbraio 2017

ATTRAVERSAMI di Christian Mascheroni

San Valentino è il giorno degli innamorati per antonomasia. Oggi tutto si tinge di rosso e l'amore esplode in ogni angolo: dai negozi alle pagine Facebook e Twitter. Essendo tutto già troppo zuccheroso e mieloso per i miei gusti non potevo raccontarvi una storia d'amore classica, comune e scontata, uno di quegli amori che si possono trovare e leggere ovunque. No, dai. Abbiamo bisogno di qualcosa di più, che parli anche di altro, ma che soprattutto affronti la questione da un altro punto di vista. E infatti oggi vi parlo di Cljo e Husky, due ragazzi che si innamorano in un mondo distopico in cui ogni sentimento, soprattutto l'amore, è vietato per legge.
Lo trovate in "Attraversami" di Christian Mascheroni nella collana i jackpot di Las Vegas edizioni.

Cljo è una bambina quando sente alla radio, mentre è nella libreria dei genitori, che il Regime ha proibito l'amore: il sentimento più comune e nobile sarà punito severamente dall'esercito se manifestato in qualsiasi modo.
La sua città, Silence, è diventata triste e silenziosa negli anni. Cercando di sopprimere il sentimento dell'amore, anche le persone si sono "spente" e vivono come automi senza mettere in discussione l'operato crudele dell'esercito e del Regime stesso. Anche i libri su questo argomento sono spariti definitivamente dalla libreria dei suoi genitori.
Finché un giorno Cljo incontra un ragazzo dagli occhi azzurri e tristi, per questo lo chiamerà Husky, e se ne innamorerà. Il loro amore sarà ostacolato dalla legge, dalla paura, ma soprattutto dalla madre della ragazza, Julia: convinta di dover proteggere la figlia ad ogni costo e da qualsiasi cosa, anche dai sentimenti.
Nei grigi giorni del Regime, cominceranno a succedere cose molto strane e fantastiche in tutta Silence e la ragazza della libreria continuerà ad incontrarsi con il ragazzo dallo sguardo di lupo ferito, fino ad arrivare a custodire la chiave per salvare gli abitanti della città dalla tristezza di una vita senza sentimenti.

Lo stile di Christian Mascheroni è scorrevole e per alcuni versi lirico, con frasi molto brevi, un po' nello stile inglese, e un ritmo veloce e serrato. Ci racconta una storia distopica, ma con molti tratti fantastici, incredibili e conditi di magia.
Un romanzo breve, una sorta di favola contemporanea staccata dal tempo e dallo spazio, che si legge piacevolmente in pochissimo tempo.

Ogni capitolo comincia con il verbo "accadde" e ci racconta un avvenimento particolare e sconvolgente subito dalla cittadina di Silence e dai suoi abitanti: una cascata di stelle cadenti che si distruggono a terra cospargendo tutto di polvere dorata e luccicante; un giorno in cui tutte le luci si affievoliscono fino a far piombare l'intera città nel buio più totale; gli operai della fabbrica di agenti chimici che dimenticano il proprio nome; un vento impetuoso che solleva addirittura le persone da terra; un'invasione di aquiloni colorati nel cielo; o il momento in cui tutti i cittadini di Silence riuscirono a vedere la propria anima riflessa nello specchio e molti ne rimangono scioccati.
Una carrellata di vicende fantastiche e magiche, che ci dimostrano come la città stia lentamente cambiando e morendo a causa della mancanza di sentimenti, come tutto non riesca più a funzionare e a rimanere in piedi a causa dell'indifferenza all'amore da parte di tutta la popolazione.
In tutto questo caos inspiegabile, il filo conduttore è la storia d'amore tra Cljo e Husky. Anch'essa particolare, sopra le righe e guidata dalla magia. I momenti in cui i due ragazzi si incontrano sono importanti e significativi per lo svolgersi della storia, sono momenti cruciali, di cambiamenti e che fanno sognare ad occhi aperti.

Un libro che non parla solo d'amore, ma più in generale di sentimenti e di quei momenti cruciali della vita di ognuno di noi. Cljo tenta in continuazione di non far soffrire la madre per il suo comportamento, fino però ad arrivare al punto di rottura. Quel momento in cui la ragazza si troverà in contrasto con i propri genitori (tipico dell'adolescenza) cercherà di staccarsi da loro, per diventare una persona indipendente e completa e allo stesso tempo si ribellerà anche al potere assoluto, quello del Regime. Un cattivo che non ha un volto né una voce propria, ma agisce solo attraverso un'esercito crudele costituito principalmente da giovani.

Avrei voluto un po' più di caratterizzazione dei personaggi, anche di quelli secondari che sembrano solo ruotare intorno alla storia dei due ragazzi protagonisti. Un contorno interessante e affascinante, ma che sembra mantenere le distanze anche dai propri sentimenti.
Le descrizioni di ciò che accade a Silence sono molto belle e funzionali per capire cosa sta succedendo, ma mi sembra che si prolunghino un po' troppo e che questo vada a discapito di un finale un po' troppo frettoloso, che lascia l'amaro in bocca a causa di poche spiegazioni sulla rivolta della popolazione contro il Regime.
Comunque resta una bella e suggestiva favola, un'idea di base che ricorda per certi versi 1984 di Orwell, ma in cui l'autore inserisce anche quel tipo di fantasia e creatività che rende tutto più interessante e originale. Con un finale, però, molto classico perché anche qui, come nelle migliori favole, l'amore vince su tutto.

Mascheroni, nel suo romanzo, ci mette di fronte a un mondo in cui l'amore e qualsiasi sua manifestazione è vietata per legge da un potere superiore. Una decisione presa per far cessare la guerra, in quanto se esiste l'amore esiste anche l'odio, perché quest'ultimo è visto come un prolungamento del sentimento umano più nobile.
E noi come avremmo reagito a tutto questo? Saremmo diventati insensibili e apatici come i cittadini di Silence, oppure avremmo combattuto per far rinascere l'amore nel cuore di tutti, come hanno fatto Cljo e Husky?
Ma soprattutto fa riflettere su un concetto molto più grande e complesso: può esistere lo stesso l'odio senza l'amore e viceversa?

venerdì 10 febbraio 2017

IO, LUI & LEI di Patricia Giovannucci

Grazie alla proposta di leggere questo breve romanzo (192 pagine) dell'esordiente Patricia Giovannucci ho conosciuto una nuova realtà editoriale: Funambolo Edizioni.
Casa Editrice piccola, giovane (nasce nel 2014) e tutta al femminile, infatti le fondatrici sono quattro amiche il cui intento è quello di fare libri sull'arte di strada e il circo contemporaneo, la narrativa di svago e di sperimentazione.
Il loro catalogo si compone di quattro diverse collane; e "Io, lui & lei", l'opera che ho letto io, fa parte della collana Humor, che raccoglie romanzi di narrativa umoristica.

Luna vive a Pescara, è una ragazza cinica e in preda alla sua personale scalata al successo professionale. Non ha mai creduto nell'amore fino al giorno in cui, per la prima volta, ha visto Andrea. Lui è di Milano, giovane e bello, sta cercando il suo posto nel mondo. Un sognatore che a fatica prova a prendersi delle responsabilità. Poi c'è Almudena, la ragazza spagnola di ventitré anni giunta nel capoluogo lombardo per l'Erasmus.
Luna e Andrea si conoscono un caldo giorno di agosto durante il matrimonio della migliore amica di Luna, nonché cugina di Andrea, e tra loro è subito colpo di fulmine. Iniziano una relazione a distanza che andrà avanti per quasi cinque anni con tutte le difficoltà che un rapporto di questo tipo porta con sé: grandi entusiasmi e sottese incomprensioni. Una di queste spingerà Luna a raggiungere Andrea a Milano, senza preavviso. I due trascorreranno insieme qualche giorno. Poi l'apocalisse: Almudena sarà l'artefice, inconsapevole o quasi, della loro tragicomica separazione.
Durante il viaggio di ritorno da Milano a Pescara, riflettendo ed elaborando quanto successo, Luna metterà in atto la sua piccola vendetta. Una vendetta "fuori tempo", ma efficace.

Un romanzo breve, estremamente scorrevole, che sono riuscita a finire in pochissimo tempo. Non è solo corto, ma è anche accattivante nella lettura, appassiona il lettore che procede spedito per scoprire ciò che succederà alla fine.
Luna e Andrea, i due protagonisti, ci raccontano la loro storia d'amore alternando le due voci. Li conosciamo che stanno insieme già da cinque anni e durante gli ultimi mesi della loro storia, attraverso i due diversi punti di vista, scopriamo sfaccettature e particolari del loro amore: come si sono conosciuti, come sono trascorsi i primi anni, le diverse difficoltà affrontate per mandare avanti un rapporto a distanza, e molto altro.
Per gran parte del libro c'è questo ping-pong di pensieri, idee e sentimenti da parte di Luna e Andrea, finché si inserisce tra di loro, e all'interno della narrazione, anche il punto di vista di Alma, la così detta "altra".

Più di metà romanzo si forma con i ricordi dei due innamorati e anche una parte del presente della loro storia d'amore. Semplici e dirette descrizioni di ciò che è accaduto e ciò che sta accadendo, tutto scorre molto tranquillamente. Ma poi parte la missione di vendetta di Luna nei confronti di Andrea e, contemporaneamente, esplode anche tutta l'ironia e il sarcasmo della protagonista. Non è sicuramente un momento di grasse risate, ma più che altro tanti sorrisi amari e commenti ironici scaturiti dalla sua frustrazione per la situazione.
In quel viaggio in macchina, che Luna fa per tornare a casa, rivive davanti i suoi occhi tutta la sua storia d'amore: tra alti e passi, tra risate e litigi, tra passione e smarrimento. Un lungo personale viaggio interiore, in cui troverà un modo per affrontare la situazione e ritornare ad essere sé stessa, lasciandosi alle spalle dei piccoli pezzi di lei e Andrea, liberandosene per sempre.
Andrea non è certo un personaggio per cui si riesce a provare grande empatia. Appare molto debole, indeciso, senza un briciolo di coraggio e spina dorsale. Non fa mai il primo passo, non prende una decisione né si assume le sue responsabilità. Lascia che tutto scorra, sfiorandolo appena, confidando che tutto si sistemi da solo. Fortunatamente Luna lo costringerà a mettersi di fronte a quello che ha fatto e a rendersi conto degli errori commessi, accettando a testa bassa l'epilogo inevitabile.

È una storia che rientra perfettamente nella realtà, oltre ad essere una vicenda assolutamente plausibile, che può succedere a chiunque (o è già successa), anche la descrizione di emozioni e sentimenti è realistica, lucida e a volte velata di quel "senno di poi" che fa mettere tutto in una nuova prospettiva, facendo riflettere con pacatezza e razionalità sull'accaduto.
Tutto il romanzo non l'ho trovato per nulla melenso e romanzato, anzi. Mi è piaciuto proprio perché Patricia Giovannucci non si è persa in frivolezze o romanticherie inutile, quelle cose che quando le leggi pensi: "Sì, può succedere solo nei libri o nei film!!" No, l'autrice si concentra sui fatti e sui sentimenti veri e comuni, raccontando una storia sincera in cui molti si potrebbero identificare.
Soprattutto il finale mi è sembrato in linea con tutto il romanzo, non poteva finire diversamente avendo cominciato a conoscere Luna e Andrea, non avrebbero potuto reagire diversamente. E questo l'ha reso ancora più realistico.

martedì 7 febbraio 2017

"JANE AUSTEN GRAND TOUR" di JASIT - Jane Austen Society of Italy _ Prima tappa: EMMA

Quest'anno ricorrono i 200 anni dalla morte della scrittrice Jane Austen (18 luglio 1817), per l'occasione la JASIT - Jane Austen Society of Italy, l'Associazione Culturale Italiana dedicata a questa autrice, ha organizzato un tour in alcune città italiane in cui si parlerà delle opere di Zia Jane.
Gli incontri saranno in sei diverse città della penisola, a cui verrà abbinato uno dei principali romanzi della Austen e la discussione sarà gestita dai soci di JASIT:
  • a Padova, Mara Barbuni parlerà di "Emma"
  • a Lecce, Gabriella Parisi parlerà di "Ragione e Sentimento"
  • a Bologna, Silvia Ogier parlerà di "L'abbazia di Northanger"
  • a Milano, Silvia Ogier e Mara Barbuni parleranno di "Persuasione"
  • a Pisa, Petra Zari parlerà di "Orgoglio e Pregiudizio"
  • a Roma, Giuseppe Ierolli parlerà di "Mansfield Park"
Naturalmente per tutte le informazioni riguardo a date, orari, luoghi e quant'altro, vi rimando al sito di JASIT in cui potrete trovare tutto.

Locandina del tour. Fonte: JASIT
Sabato 04 febbraio, io ho partecipato al primo incontro a Padova, presso Librati. La libreria delle donne, dove si è svolta un'interessante e piacevole chiacchierata su Jane Austen e in particolare sul suo romanzo Emma, condotta da Mara Barbuni.

Mara Barbuni è una delle fondatrici di JASIT e direttrice della rivista letteraria della società "Due pollici d'avorio". Lavora come insegnante di lingua e traduttrice. Ha tradotto Gli innamorati di Sylvia e Mogli e figlie di Elizabeth Gaskell (editi Jo March), ma è anche autrice, per la stessa casa editrice, della biografia Sui passi di Elizabeth Gaskell  e dei saggi La casa di Jane Austen e Elizabeth Gaskell e la casa vittoriana (entrambi editi da flower-ed).

Emma Woodhouse è una giovane ereditiera, bella e un po' viziata, sola e intelligente. Orfana di madre, vive con il padre Mr Woodhouse, un ipocondriaco che si occupa principalmente della propria salute e della propria sicurezza e di quella di chi ama, lasciando in mano la gestione della casa e degli affari alla figlia. Amico di Emma e suo critico è Mr Knightley, suo vicino di casa, molto più grande di lei, e fratello di suo cognato, cioè il marito della sorella Isabella.
Emma si impegna combinando matrimoni di amici e parenti senza pensare affatto al proprio. Ma la realtà e l'immaginazione si fondono nella sua mente e la comunicazione con il prossimo diventa difficile: tra la protagonista e gli altri personaggi nascono così una serie di fraintendimenti, quasi una "commedia degli equivoci".
In fondo Emma si rivela una divertente e implacabile satira di ogni pretesa di affidarsi ciecamente al raziocinio.

L'incontro di sabato alla Libreria delle donne di Padova è cominciato alle 18, in una piccola sala gremita di persone (principalmente donne, bisogna ammetterlo), che si sono riunite per ascoltare Mara Barbuni raccontare della straordinaria Jane Austen e del rapporto tra realtà e immaginazione all'interno del suo romanzo Emma.
Per molti questa è l'opera meno amata della scrittrice inglese. Meno amata è anche la protagonista, che risulta un po' antipatica e decisamente diversa dalle altre eroine austeniane.

Mara Barbuni ci ha spiegato come il romanzo di Emma racchiuda al suo interno diversi strati e che quindi si possa cogliere diversi aspetti durante la lettura:

  1. A una prima lettura appare una storia in cui succede ben poco. Una semplice descrizione di piccoli avvenimenti, senza la presenza di grandi scandali o particolari ostacoli da superare.
  2. Può essere visto anche come un romanzo di formazione, in cui c'è la classica evoluzione del personaggio. La protagonista Emma cambia lungo tutta la storia, affrontando ostacoli apparentemente deboli, ma incisivi a livello psicologico, che la porteranno ad essere un personaggio migliore e più completo.
  3. È tutto un gioco di equilibri tra opposti, che la Austen riesce a gestire molto bene. All'interno di questo romanzo c'è un continuo salto dall'immaginazione alla realtà e di nuovo un ritorno all'immaginazione. Si può notare anche un incredibile equilibrio tra silenzio e linguaggio all'interno delle sue pagine. Ci sono personaggi che parlano molto (e molto spesso non dicono niente) e momenti di grande silenzio (all'interno del testo sono presenti molte pause, indicate dai tre puntini di sospensione), che però sono carichi di significati. Interessante soffermarsi a capire cosa vogliano dire questi silenzi e cosa voglia in realtà comunicare il personaggio con essi.
  4. Nel libro viene sottolineata una certa importanza della nazionalità attraverso la presenza costante dell'aggettivo "britannico" o addirittura della parola "Inghilterra". I villaggi inglesi in cui si svolgono tutte le storie di Jane Austen sono proprio rappresentativi dell'identità inglese. Le stesse tenute padronali di campagna erano il centro della società e della politica di quel periodo; e i loro possidenti erano uomini elevati a veri e propri miti collettivi dell'epoca. La scrittrice usa tutti questi elementi per evidenziare il concetto di nazionalità tanto caro agli inglesi.
In tutti i suoi romanzi Zia Jane riesce a dare forma a un'immagine completa dal punto di vista storico, politico e nazionale del periodo in cui scriveva, ed è anche per questo che le sue opere sono diventate dei veri e propri classici, letti e apprezzati ancora oggi.
Ogni volta che si parla di opere scritte in un periodo molto lontano dal nostro e così importante per la loro epoca, bisogna sempre tenere conto del contesto storico in cui si è sviluppato. Per i romanzi di Jane Austen questo è fondamentale per capire l'incidenza che hanno avuto e perché i suoi libri rappresentino una vera e propria rivoluzione  per quel periodo.
Ad esempio, negli anni in cui la Austen scriveva le sue opere il Re reggente in Inghilterra, Giorgio III, era molto odiato dagli artisti e scrittori, soprattutto dalle donne. La prima pubblicazione di Emma era dedicata proprio a lui, non perché l'autrice lo sostenesse come sovrano, ma perché le era stato esplicitamente richiesto e quindi obbligata a farlo.

Una caratteristica riconosciuta da tutti nei romanzi di questa scrittrice, è la forte presenza di una componente ironica, che rispecchia la personalità dell'autrice, che traspare anche dalle sue lettere e dalle biografie.
Soprattutto Emma è un'opera intrisa di una forte ironia, presente praticamente lungo tutta la storia. Lo stesso personaggio di Harriet, ad esempio, è estremamente comico: quello che succede a lei fa sorridere il lettore facendogli provare una certa ilarità. E ciò che suscita sono proprio le emozioni che l'autrice voleva trasmettere.

Mi sono resa conto che la prima volta che ho letto Emma non mi era piaciuto più di tanto, perché mi ero fermata al primo strato descritto da Mara Barbuni. Dopo questa bellissima chiacchierata, di sabato scorso, sul romanzo, mi è venuta una gran voglia di rileggerlo, per poter cogliere anche tutti gli altri aspetti che l'opera contiene.
E voi lo rileggerete?

Se parteciperete a uno degli altri cinque appuntamenti con i romanzi di Jane Austen proposti da JASIT, fatemelo sapere e raccontatemi come sono andati, perché sono molto curiosa.

venerdì 3 febbraio 2017

MODUS LEGENDI: mandiamo in classifica NEVE, CANE, PIEDE di Claudio Morandini per Exòrma Edizioni

Ogni tanto mi partono questi articoli in cui condivido con voi qualche interessante iniziativa che avviene all'interno del mondo editoriale. In verità lo faccio raramente, perché come tutti sanno non sono quasi mai informata su queste cose, ci arrivo sempre dopo; ma uno dei miei buoni propositi di quest'anno è proprio stare di più al passo con iniziative, incontri letterari e novità nell'editoria in generale.
Sono convinta che quando le idee sono particolarmente buone e di valore bisogna farle girare e condividerle il più possibile. E questa è una di quelle, per questo sono qui a parlarvene.
Quindi oggi niente recensione, ma un post che ha comunque a che vedere con i libri ovviamente, che parla di un'iniziativa molto interessante e valida e per cui chiedo la vostra partecipazione.


Vi è mai capitato di guardare una classifica di vendite e notare che i così detti bestseller fossero tutti uguali? Tutti appartenenti a un certo genere "trend" del momento? E soprattutto tutti libri di grandi Case Editrici?
Dove sono i bei libri, curati e interessanti della piccola e media editoria italiana?
In pochi se li filano e il lettore comune fatica a trovarli nelle librerie vicino a casa (Qui trovate il post in cui faccio una piccola riflessione a riguardo).
Anche per questo è nato Modus legendi che cerca di spostare il "potere" di decisione in mano al lettore (in questo articolo la spiegazione più accurata).
Ogni anno (questa è la seconda edizione) Modus legendi propone una rosa di cinque libri, accuratamente scelti all'interno dell'editoria italiana. Libri di qualità, per promuovere una letteratura di qualità e non soggetta solo alle mode del momento.
I lettori possono iscriversi al forum di Ultima Pagina e votare uno di questi cinque libri, nei primi venti giorni dell'anno (la votazione è terminata il 22 gennaio 2017).
Al vincitore viene dedicata un'intera settimana, in cui i lettori vengono invitati a recarsi in libreria e acquistare il libro in questione, in modo da farlo entrare nella classifica di vendita nazionale.

Ed eccoci al motivo di questo post.
Quest'anno, all'interno della cinquina scelta da Modus legendi, i lettori hanno decretato vincitore:

"Neve, cane, piede" di Claudio Morandini edito da Exòrma Edizioni

Il romanzo è ambientato in un vallone isolato delle Alpi. Vi si aggira un vecchio scontroso e smemorato, Adelmo Farandola, che la solitudine ha reso allucinato: accanto a lui, un cane petulante e chiacchierone che gli fa da spalla comica, qualche altro animale, un giovane guardiacaccia che si preoccupa per lui, poco altro.
La vita di Adelmo scorrerebbe scandita dai cambiamenti stagionali, tra estati passate a isolarsi nel bivacco sperduto e inverni di buio e deliri nella baita ricoperta da metri di neve, se un giorno di primavera, nel corso del disgelo, Adelmo non vedesse spuntare un piede umano dal fronte di una delle tante valanghe che si abbattono sulla vallata.

"Neve, cane, piede" si ispira a certi romanzi di montagna della letteratura svizzera, in particolare a quelli di Charles-Ferdinand Ramuz o alle opere ancora più aspre di certi autori di lingua romancia, come Arno Camenisch, Leo Tuor o Oscar Peer. Vi si racconta una vita in montagna fatta di durezza, di fatica, di ferocia anche, senza accomodamenti bucolici. Nell'ambiente immenso,  ostile e terribile della montagna, il racconto dell'isolamento dell'uomo, del ripetersi dei suoi gesti e dell'ostinazione dei suoi pensieri e reso dalla descrizione minuziosamente realistica che a volte si carica anche di toni grotteschi e caricaturiali, soprattutto nei dialoghi tra uomo e animali, questi ultimi dotati di loquacità assai sviluppata.

Ora tocca a voi lettori entrare in libreria e acquistare questo romanzo nella settimana dal 12 al 18 febbraio 2017 e fare in modo che questo libro diventi il caso editoriale di quest'anno.

ATTENZIONE: l'acquisto verrà registrato solo se fatto in una delle librerie del circuito nazionale, che aderiscono a questa iniziativa (qui potete trovare quella più vicina a voi) e nella settimana indicata.

Durante questa speciale settimana dedicata interamente a "Neve, cane, piede" ci saranno diversi incontri e iniziative in molte librerie sparse per il Belpaese.
Per maggiori informazioni vi lascio la pagina Facebook di Exòrma Edizioni e di Modus legendi in modo da rimanere sempre aggiornati sugli appuntamenti con questo romanzo.

In queste occasioni il passaparola è fondamentale, da parte di tutti ovviamente: autori, editori, giornalisti, librai, circoli letterari e anche noi blogger e lettori.
Quindi spargete la voce, condividete il più possibile, contattate tutti gli amici lettori che avete e con loro recatevi in libreria, dal 12 al 18 febbraio, e acquistate "Neve, cane, piede" di Claudio Morandini.
È l'occasione per fare la nostra parte per promuovere un'editoria italiana di qualità e presente nelle classifiche di vendita nazionale.
Io lo farò e voi?