martedì 21 gennaio 2014

LA PAGA DEL SABATO di Beppe Fenoglio

Io leggo pochissima letteratura italiana e per rimediare a questa mia mancanza e rinfoltire la mia libreria, carente di autori italiani, ho deciso di partecipare alla bellissima iniziativa Giro d'Italia letterario proposta da Se una notte d'Inverno un lettore. Venti romanzi, di venti autori diversi, ambientati nelle venti regioni italiane.
Un'impresa che comincia dal Piemonte, terra di Beppe Fenoglio e ambientazione del suo "La paga del sabato".

Ettore, partigiano durante la Seconda Guerra Mondiale, è il tipico disadattato che dopo la guerra è tornato a casa scontroso e insofferente. Proprio non riesce a inserirsi nella normale routine, la vita gli va un po' stretta, quello che ha visto e vissuto durante il conflitto mondiale l'ha cambiato per sempre e per questo è confuso e perso riguardo al suo futuro. Decide di mettersi in affari poco puliti, ma molto redditizi, con l'amico Bianco; consapevole del fatto che non potrà farlo per sempre, intanto pensa a quale potrebbe essere il suo posto nel mondo. Costretto a mettere su famiglia, con la fidanzata Vanda,  decide finalmente di mettersi in proprio con un lavoro onesto, ma uno stupido incidente volge l'epilogo in tragedia.
Questa è stata la mia prima esperienza con Fenoglio e devo dire che è andata abbastanza bene. Subito sono rimasta un po' spiazzata per la scrittura arcaica, che a volte risulta quasi scorretta e forzata, non ero preparata. Lo stile dell'autore è semplice ed essenziale, con molti dialoghi, ma spoglio di quelle descrizioni della psicologia dei personaggi che tanto mi piacciono. Fenoglio non spiega mai il motivo di determinati atteggiamenti e comportamenti, la psiche del protagonista (e anche quella degli altri personaggi) non viene espressa durante la narrazione, lasciando molte cose sottintese.
Il romanzo è breve, le pagine sono poche e scorrono molto velocemente tra le dita. Insomma, si può tranquillamente leggerlo tutto d'un fiato.

Mi ha infastidito non poco il modo in cui Ettore (il protagonista) tratta sua madre e la sua fidanzata Vanda. Così brutale e poco rispettoso, ma è anche il suo modo di esprimere l'immenso amore che prova per entrambe. Allo stesso tempo è lo specchio di quel periodo, l'espressione della poca considerazione che veniva data alle donne. A volte sembrano un po' delle cattiverie gratuite verso delle persone indifese e fragili, anche se a un certo punto (quando Ettore deve sposarsi) sua madre si rivela veramente una donna superficiale e venale. Un momento che mi ha deluso e infastidito quasi quanto il comportamento di Ettore.

Ho passato in tensione gran parte della lettura, aspettandomi da un momento all'altro la morte di Ettore. Magari una pallottola in testa da uno che voleva vendicarsi, oppure una coltellata dal socio in affari, Bianco (o anche una padellata in testa da parte della madre, stufa di essere trattata male...). Ma, invece, nulla di tutto questo. Ettore muore in un modo così banale e stupido, per colpa del personaggio più stupido e meno considerato di tutta la storia. Un finale tragico proprio nel momento in cui Ettore si sta risollevando e sta cambiando in meglio la sua vita.

La sofferenza di Ettore potrebbe essere un argomento tutt'ora molto attuale. Egli, tornato dalla guerra, ha visto e vissuto situazioni terribili che l'hanno cambiato per sempre. Non riesce ad adattarsi alla quotidianità del mondo che prima conosceva ed era così familiare. La sua mente è cambiata. Questa situazione potrebbero viverla molti ragazzi, ai giorni nostri, che tornano a casa dopo aver affrontato un conflitto in qualche parte del mondo (ad esempio in Afghanistan o in Iraq). Perché di una cosa sono sicura: la guerra ti cambia in modo irreversibile e non si può più essere la stessa persona di quando si è partiti.

VOTO: 7/10

4 commenti:

  1. Sono d'accordo con tutto quanto, dal fastidio per la violenza allo sgomento per il finale... Devo dire che non è il Fenoglio di "Una questione privata" o de "La malora"... cioè, è sempre lui ma non ancora al massimo.
    Il fatto di non descrivere apertamente la psicologia ma di immergerla nella narrazione invece è forse l'aspetto che preferisco di lui.
    Aggiungo subito il link della tua recensione al mio post :)
    Grazie mille per aver partecipato!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te per questa bellissima iniziativa. Però, dopo questo libro, non so se leggerò altro di Fenoglio...ti farò sapere.
      Mi dispiace non poter partecipare per la Valle d'Aosta, ma non vedo l'ora di leggere "Cristo si è fermato a Eboli" per la tappa in Basilicata. :)

      Elimina
  2. Condivido le tue impressioni e apprezzo il riferimento all'attualità in chiusura: l'aspetto del reduce è quello su cui ho basato le mie alte aspettative sul romanzo, ma sono rimaste deluse dal progredire del comportamento di Ettore verso Vanda e da quel finale decisamente inglorioso, riguardo al quale ancora mi chiedo se vi sia, da parte dell'autore, una sorta di amara e drammatica parodia dell'eroe...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anch'io sono rimasta un po' delusa (soprattutto dal finale) e mi sembra di aver capito che è un'impressione condivisa da molti lettori.

      Elimina