C'ho pensato molto e alla fine ho deciso di non dare una scadenza precisa a questa rubrica, ma di presentarvela il giorno del compleanno dello scrittore o della scrittrice di cui parlo nel post. Mi sembra un ottimo modo per onorare la persona che è stata.
Quindi oggi, dato che è il suo compleanno, andiamo a parlare di Charlotte Brontë (21 aprile 1816 - 31 marzo 1855).
Quindi oggi, dato che è il suo compleanno, andiamo a parlare di Charlotte Brontë (21 aprile 1816 - 31 marzo 1855).
Esiste una sua biografia scritta dall'amica e collega Elizabeth Gaskell intitolata La vita di Charlotte Brontë e pubblicato poco dopo la morte dell'autrice, nel 1857. Un ritratto della scrittrice decisamente edulcorato, in cui la Gaskell descrive solo quegli aspetti tranquilli e rispettosi di Charlotte, in modo da renderla più accettabile agli occhi del pubblico vittoriano dell'epoca, salvando così la reputazione dell'amica dall'accusa di "volgarità".
Lyndall Gordon, invece, ha svolto un enorme lavoro di ricerca e approfondimento, e con il suo Charlotte Brontë: Una vita appassionata (Fazi Editore) restituisce ai lettori un'immagine più fedele alla realtà. Sottolineando come Charlotte Brontë vivesse in due modi molto diversi: più pacata e riservata in pubblico; passionale, determinata e schietta nella vita privata.
Una biografia molto chiara e scorrevole, che si legge proprio come un romanzo, e che segue l'intera vita dell'autrice, dagli anni dell'infanzia nella parrocchia di Haworth fino alla morte nel 1855.
Una vita che comincia con grandi lutti: prima la morte prematura della madre nel 1821; e poi la prima esperienza delle tre sorelle maggiori Brontë nel cupo collegio di Cowan Bridge, che fa ammalare di tubercolosi le due sorelle maggiori, Maria e Elizabeth, portandole alla morte poco dopo. Consapevole del fatto di non avere una dote, Charlotte sa che dovrà guadagnarsi da vivere da sola e comincia a frequentare, a 14 anni, la Roe Head School insieme alle sorelle minori, Emily e Anne, per diventare istitutrice; luogo in cui incontra Ellen e Mary, con le quali diventa grande amica per la vita. Durante l'adolescenza instaura un forte legame con il fratello maggiore Branwell, mentre è esclusa dal rapporto esclusivo tra Emily e Anne.
Dopo qualche anno da istitutrice presso una famiglia, Charlotte comincia a sentirsi in trappola e depressa, la sua vita non la soddisfa e decide di andarsene. Parte con la sorella Emily per Bruxelles, dove frequenta il pensionato Heger. Qui si innamora, per la prima volta, del suo insegnante il signor Heger; un amore che ha poche speranze dato che lui è sposato e questa passione non corrisposta porterà la scrittrice a un periodo buio e triste, una volta tornata a casa. Grazie però a questo momento di sconforto Charlotte si dedica alla scrittura e finisce il suo primo romanzo Il professore (interamente ispirato al suo rapporto con Heger), che però viene rifiutato da sei diverse case editrici. Questo non la scoraggia, e mentre accudisce il padre operato ad un occhio e costretto al buio più totale, comincia a scrivere il suo secondo romanzo. In una buia stanza, senza nemmeno una candela a illuminarla, Charlotte scrive Jane Eyre, il suo capolavoro più conosciuto.
Questi primi trent'anni di vita della Brontë sono fondamentali per la sua scrittura, perché lei attinge a piene mani alla propria vita per prendere spunto per le sue storie, e tutti i suoi personaggi più famosi sono ispirati a persone realmente esistite, che hanno avuto un ruolo importante nella propria vita.
In questo periodo le tre sorelle Brontë si avvicinano di più, la scrittura le unisce come mai nella loro vita e tra il 1847 e il 1848 la casa editrice Smith pubblica Jane Eyre, Cime tempestose e Agnes Grey sotto gli pseudonimi di Currer, Ellis e Acton Bell.
Ma la vita non è clemente con la povera Charlotte. Nel settembre 1848 il fratello Branwell muore improvvisamente e Emily muore nel dicembre dello stesso anno per tubercolosi. La malattia si prende anche Anne nel maggio del 1849. Charlotte si immerge completamente nella scrittura e poco dopo pubblica il suo terzo romanzo Shirley.
Nel 1851 comincia un'intensa corrispondenza con George Smith (uno dei suoi editori), che quando si interrompe fa precipitare l'autrice nella depressione, facendola preda dell'esaurimento e dei disturbi fisici ad esso associati. Questo porta Charlotte a scrivere il suo quarto romanzo, Villette, e a riversarci dentro le vicissitudini della sua amicizia con Smith. Il romanzo viene pubblicato nel 1853.
Charlotte sposa Arthur Nicholls (curato della canonica di suo padre) nel 1854, il marito non la incoraggia a terminare il suo quinto romanzo Emma, che rimane incompiuto, e la spinge a bruciare la corrispondenza con l'amica Ellen. Poco dopo il matrimonio Charlotte, incinta, si ammala e muore il 31 marzo 1855 dopo sei settimane di febbre.
Nel 1857 viene pubblicato postumo il primo romanzo di Charlotte Brontë: Il professore.
Un libro da leggere in contemporanea con questa biografia, o subito dopo, è Ma la vita è una battaglia (L'orma editore). Una raccolta accurata e ben fatta, in un formato piccolo e compatto, di alcune delle lettere scritte da Charlotte Brontë.
Le lettere racchiuse in questo libricino (61 pagine) ripercorrono cronologicamente tutta la vita della scrittrice, evidenziando gli avvenimenti più significativi. Costretta spesso all'isolamento, lontano dagli amici, impiegò le lettere per parlare di se stessa e delle sue esperienze. Alcune di questa lettere (e naturalmente anche la biografia) dimostrano come la Brontë si impegnasse non poco per migliorare la condizione della donna in quel periodo, cercando di promuovere un diverso ruolo della donna nella società, più emancipatorio.
Un'occhiata sulla vera personalità di Charlotte e sulla sua evoluzione personale e come scrittrice.
In questa raccolta potrete leggere per intero alcune lettere che vengono menzionate all'interno della biografia scritta da Lyndall Gordon.
Da non perdere la lettera che Charlotte scrive in risposta al poeta Robert Southey, che le aveva intimato di non coltivare il suo sogno di scrittrice, perché questo l'avrebbe distratta dai suoi doveri domestici. Un raro esempio della pungente e sagace ironia che caratterizzava l'autrice.
Con la lettura di questi due libri si può avere un quadro più preciso di chi fosse realmente Charlotte Brontë. Della difficile vita che fu costretta a vivere. Ne emerge l'immagine di una donna forte, indipendente, determinata e passionale, costretta a riservare la sua vera natura per la vita privata, perché non sarebbe stata accettata dalla società vittoriana dell'epoca, considerandola poco femminile e troppo "volgare".
Era indubbiamente una donna moderna, emancipata e fuori dalle convenzioni sociali di quel periodo. Si guadagnava da vivere da sola; aveva deciso di non sposarsi (salvo poi sposarsi per amore poco prima di morire); era incuriosita dall'amore passionale e fisico, più che da quello romantico; era capace di grandi e furiosi scoppi d'ira e non aveva timore nell'esprimere il proprio punto di vista; era una persona estremamente ironica e sarcastica, caratteristiche che una donna non doveva assolutamente avere; viveva ogni esperienza lasciandosi trasportare dalla passione; e gestiva da se i suoi rapporti con la casa editrice che la pubblicava e i suoi guadagni. Caratteristiche queste che l'allontanavano molto dallo stereotipo di "donna" di quel periodo storico, che la voleva invece timida e silenziosa rinchiusa in casa e intenta solo ai lavori domestici.
Per potersi esprime al meglio, Charlotte ha riversato tutta la sua vita personale e la sua personalità nelle eroine dei suoi romanzi. Donne forti, che sfidano le convenzioni sociali per vivere la vita che vogliono.
Charlotte Brontë ha vissuto una vita tormentata: colpita da molti lutti fin dalla più tenera età; ha vissuto diversi amori non corrisposti; ha combattuto tutta la vita contro la depressione; e preferiva isolarsi in casa, perché sentiva di non essere pienamente accettata dalla società a causa del suo carattere e il suo modo di pensare. Ma non si è mai persa d'animo e ha lottato costantemente contro la depressione e la società, che la voleva diversa da quello che era in realtà, riuscendo a diventare nonostante tutto una delle maggiori scrittrici di lingua inglese del suo tempo.
Oltre al suo capolavoro più celebre Jane Eyre, che ho letto molti anni fa e che mi ha incantata, sono disponibili gli altri tre suoi romanzi (editi recentemente da Fazi Editore) e che devo recuperare al più presto:
Lyndall Gordon, invece, ha svolto un enorme lavoro di ricerca e approfondimento, e con il suo Charlotte Brontë: Una vita appassionata (Fazi Editore) restituisce ai lettori un'immagine più fedele alla realtà. Sottolineando come Charlotte Brontë vivesse in due modi molto diversi: più pacata e riservata in pubblico; passionale, determinata e schietta nella vita privata.
Una biografia molto chiara e scorrevole, che si legge proprio come un romanzo, e che segue l'intera vita dell'autrice, dagli anni dell'infanzia nella parrocchia di Haworth fino alla morte nel 1855.
Una vita che comincia con grandi lutti: prima la morte prematura della madre nel 1821; e poi la prima esperienza delle tre sorelle maggiori Brontë nel cupo collegio di Cowan Bridge, che fa ammalare di tubercolosi le due sorelle maggiori, Maria e Elizabeth, portandole alla morte poco dopo. Consapevole del fatto di non avere una dote, Charlotte sa che dovrà guadagnarsi da vivere da sola e comincia a frequentare, a 14 anni, la Roe Head School insieme alle sorelle minori, Emily e Anne, per diventare istitutrice; luogo in cui incontra Ellen e Mary, con le quali diventa grande amica per la vita. Durante l'adolescenza instaura un forte legame con il fratello maggiore Branwell, mentre è esclusa dal rapporto esclusivo tra Emily e Anne.
Dopo qualche anno da istitutrice presso una famiglia, Charlotte comincia a sentirsi in trappola e depressa, la sua vita non la soddisfa e decide di andarsene. Parte con la sorella Emily per Bruxelles, dove frequenta il pensionato Heger. Qui si innamora, per la prima volta, del suo insegnante il signor Heger; un amore che ha poche speranze dato che lui è sposato e questa passione non corrisposta porterà la scrittrice a un periodo buio e triste, una volta tornata a casa. Grazie però a questo momento di sconforto Charlotte si dedica alla scrittura e finisce il suo primo romanzo Il professore (interamente ispirato al suo rapporto con Heger), che però viene rifiutato da sei diverse case editrici. Questo non la scoraggia, e mentre accudisce il padre operato ad un occhio e costretto al buio più totale, comincia a scrivere il suo secondo romanzo. In una buia stanza, senza nemmeno una candela a illuminarla, Charlotte scrive Jane Eyre, il suo capolavoro più conosciuto.
Questi primi trent'anni di vita della Brontë sono fondamentali per la sua scrittura, perché lei attinge a piene mani alla propria vita per prendere spunto per le sue storie, e tutti i suoi personaggi più famosi sono ispirati a persone realmente esistite, che hanno avuto un ruolo importante nella propria vita.
In questo periodo le tre sorelle Brontë si avvicinano di più, la scrittura le unisce come mai nella loro vita e tra il 1847 e il 1848 la casa editrice Smith pubblica Jane Eyre, Cime tempestose e Agnes Grey sotto gli pseudonimi di Currer, Ellis e Acton Bell.
Ma la vita non è clemente con la povera Charlotte. Nel settembre 1848 il fratello Branwell muore improvvisamente e Emily muore nel dicembre dello stesso anno per tubercolosi. La malattia si prende anche Anne nel maggio del 1849. Charlotte si immerge completamente nella scrittura e poco dopo pubblica il suo terzo romanzo Shirley.
Nel 1851 comincia un'intensa corrispondenza con George Smith (uno dei suoi editori), che quando si interrompe fa precipitare l'autrice nella depressione, facendola preda dell'esaurimento e dei disturbi fisici ad esso associati. Questo porta Charlotte a scrivere il suo quarto romanzo, Villette, e a riversarci dentro le vicissitudini della sua amicizia con Smith. Il romanzo viene pubblicato nel 1853.
Charlotte sposa Arthur Nicholls (curato della canonica di suo padre) nel 1854, il marito non la incoraggia a terminare il suo quinto romanzo Emma, che rimane incompiuto, e la spinge a bruciare la corrispondenza con l'amica Ellen. Poco dopo il matrimonio Charlotte, incinta, si ammala e muore il 31 marzo 1855 dopo sei settimane di febbre.
Nel 1857 viene pubblicato postumo il primo romanzo di Charlotte Brontë: Il professore.
Un libro da leggere in contemporanea con questa biografia, o subito dopo, è Ma la vita è una battaglia (L'orma editore). Una raccolta accurata e ben fatta, in un formato piccolo e compatto, di alcune delle lettere scritte da Charlotte Brontë.
Le lettere racchiuse in questo libricino (61 pagine) ripercorrono cronologicamente tutta la vita della scrittrice, evidenziando gli avvenimenti più significativi. Costretta spesso all'isolamento, lontano dagli amici, impiegò le lettere per parlare di se stessa e delle sue esperienze. Alcune di questa lettere (e naturalmente anche la biografia) dimostrano come la Brontë si impegnasse non poco per migliorare la condizione della donna in quel periodo, cercando di promuovere un diverso ruolo della donna nella società, più emancipatorio.
Un'occhiata sulla vera personalità di Charlotte e sulla sua evoluzione personale e come scrittrice.
In questa raccolta potrete leggere per intero alcune lettere che vengono menzionate all'interno della biografia scritta da Lyndall Gordon.
Da non perdere la lettera che Charlotte scrive in risposta al poeta Robert Southey, che le aveva intimato di non coltivare il suo sogno di scrittrice, perché questo l'avrebbe distratta dai suoi doveri domestici. Un raro esempio della pungente e sagace ironia che caratterizzava l'autrice.
Con la lettura di questi due libri si può avere un quadro più preciso di chi fosse realmente Charlotte Brontë. Della difficile vita che fu costretta a vivere. Ne emerge l'immagine di una donna forte, indipendente, determinata e passionale, costretta a riservare la sua vera natura per la vita privata, perché non sarebbe stata accettata dalla società vittoriana dell'epoca, considerandola poco femminile e troppo "volgare".
Era indubbiamente una donna moderna, emancipata e fuori dalle convenzioni sociali di quel periodo. Si guadagnava da vivere da sola; aveva deciso di non sposarsi (salvo poi sposarsi per amore poco prima di morire); era incuriosita dall'amore passionale e fisico, più che da quello romantico; era capace di grandi e furiosi scoppi d'ira e non aveva timore nell'esprimere il proprio punto di vista; era una persona estremamente ironica e sarcastica, caratteristiche che una donna non doveva assolutamente avere; viveva ogni esperienza lasciandosi trasportare dalla passione; e gestiva da se i suoi rapporti con la casa editrice che la pubblicava e i suoi guadagni. Caratteristiche queste che l'allontanavano molto dallo stereotipo di "donna" di quel periodo storico, che la voleva invece timida e silenziosa rinchiusa in casa e intenta solo ai lavori domestici.
Per potersi esprime al meglio, Charlotte ha riversato tutta la sua vita personale e la sua personalità nelle eroine dei suoi romanzi. Donne forti, che sfidano le convenzioni sociali per vivere la vita che vogliono.
Charlotte Brontë ha vissuto una vita tormentata: colpita da molti lutti fin dalla più tenera età; ha vissuto diversi amori non corrisposti; ha combattuto tutta la vita contro la depressione; e preferiva isolarsi in casa, perché sentiva di non essere pienamente accettata dalla società a causa del suo carattere e il suo modo di pensare. Ma non si è mai persa d'animo e ha lottato costantemente contro la depressione e la società, che la voleva diversa da quello che era in realtà, riuscendo a diventare nonostante tutto una delle maggiori scrittrici di lingua inglese del suo tempo.
Oltre al suo capolavoro più celebre Jane Eyre, che ho letto molti anni fa e che mi ha incantata, sono disponibili gli altri tre suoi romanzi (editi recentemente da Fazi Editore) e che devo recuperare al più presto:
- Il professore, forse la sua opera più acerba essendo il primo romanzo scritto (e l'ultimo pubblicato postumo);
- Shirley, inserito nel filone del romanzo sociale inglese di inizio Ottocento, che offre spunti di riflessione sul lavoro, sul matrimonio e sulla condizione della donna;
- Villette, una sorta di romanzo di formazione, che riflette sui dubbi e le scelte che si impongono a ciascuno di noi quando si cerca il proprio posto nel mondo.
In onore del bicentenario della nascita dell'autrice, l'anno scorso Neri Pozza ha pubblicato una raccolta di racconti a cura di Tracy Chevalier intitolata L'ho sposato, lettore mio. Sulle tracce di Charlotte Btontë. Ventuno storie, scritte da altrettante scrittrici inglesi, per celebrare Charlotte Brontë e il suo capolavoro Jane Eyre.
Una collezione di storie d'amore, diversissime per sensibilità, scrittura e intenzioni, che ruotano intorno a una medesima eroina dai mille volti: una donna determinata e coraggiosa, che combatte per vincere i pregiudizi e gli ostacoli della società. E che non ha paura di affermare la propria identità dicendo, a testa alta, con un sorriso affaticato ma fiero: io "l'ho sposato, lettore mio".
Un libro curioso e interessante, che posseggo già nella mia libreria, e al quale dedicherò una lettura a breve, per chiudere in bellezza questo sguardo sulla vita di una delle migliori scrittrici inglesi dell'Ottocento.
Una collezione di storie d'amore, diversissime per sensibilità, scrittura e intenzioni, che ruotano intorno a una medesima eroina dai mille volti: una donna determinata e coraggiosa, che combatte per vincere i pregiudizi e gli ostacoli della società. E che non ha paura di affermare la propria identità dicendo, a testa alta, con un sorriso affaticato ma fiero: io "l'ho sposato, lettore mio".
Un libro curioso e interessante, che posseggo già nella mia libreria, e al quale dedicherò una lettura a breve, per chiudere in bellezza questo sguardo sulla vita di una delle migliori scrittrici inglesi dell'Ottocento.
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