Il nostro #IndieBBBCafè di aprile interamente dedicato a Exòrma Edizioni, sta per volgere al termine, ma non potevamo finire senza parlare della loro recente uscita (13 aprile 2017).
Sto parlando di Le pietre di Claudio Morandini, autore anche di Neve, cane, piede di cui vi ho parlato la settimana scorsa.
Sto parlando di Le pietre di Claudio Morandini, autore anche di Neve, cane, piede di cui vi ho parlato la settimana scorsa.
Tutto è in movimento in questo romanzo: sono sempre in giro gli abitanti del villaggio alpino di Sostigno, che salgono alle baite di Testagno e subito dopo scendono, in transumanze sempre più frequenti e frenetiche; si agita il fiume, anzi il torrente, che "certe anse se le inventa la notte, e la mattina le scopriamo come un regalo di Natale al contrario". Soprattutto, si muovono le pietre. Certo, la vallata si è formata su detriti, su instabile sfasciume; ma il dato geologico non basta a spiegare i bizzarri fenomeni che da decenni coinvolgono i paesani, quella specie di iperattività del mondo minerale che moltiplica le pietre nei campi, nelle case, ovunque.
I sostignesi, però, non se ne lamentano troppo, anzi cercano di sfruttare l'esuberanza pietresca a loro vantaggio. Gli eventi recenti si intrecciano con la storia passata dei coniugi Saponara, cittadini in pensione approdati in montagna: è proprio in una stanza della loro "Villa Agnese" che si sono materializzate dal nulla le prime pietre, accumulandosi giorno dopo giorno in un crescendo tra Ionesco e Buster Keaton.
Iride Zanardò e don Danilo, Nonno Ramaglia, Giacometti col Tarella e il Cappon sono solo alcune delle voci di un romanzo corale, nel quale si intrecciano i racconti di un'intera comunità; ed è una polifonia divertita e irrequieta quella che, come durante una lunga serata di veglia, divagando tra passato e presente, tra mondo di sopra e mondo di sotto, contaminando dramma e commedia, ghost-story e favola, rievoca l'intricato e ineludibile vincolo con le pietre.
L'inizio di questo romanzo, non so bene perché, mi ha richiamato alla mente quei lunghi monologhi divertenti di Marco Paolini. Durante la lettura dei primi capitoli, avevo in testa proprio la voce dell'attore che pronunciava quelle parole al posto mio. Poi, quando è cominciata la vera e propria storia e il romanzo ha preso il via, ha acquisito una voce propria e originale.
Mi è sembrato di ritrovarmi in una baita di montagna, con una cioccolata calda tra le mani, ad ascoltare i racconti della gente del posto. A sorridere per aneddoti così assurdi, incredibili e fuori dal comune, che a volte spaventano e inquietano, ma che non potrebbero essere più veri.
Dopo aver letto Neve, cane, piede, così duro e crudo da colpire nel profondo con la sua semplicità, Morandini resta in montagna (ambiente che conosce molto bene), ma ci sorprende con un libro divertente e ironico, che racconta molte storie al suo interno: da quelle più comuni, simpatiche e divertenti a quelle più incredibili, che sfiorano il limite della fantasia e mettono quasi paura.
Come quella che fa da cardine a tutto il libro: la storia di Agnese e Ettore Saponara, due insegnanti di città trasferiti in montagna per trascorrere la pensione tranquilli, che un giorno si ritrovano delle pietre nel soggiorno. Sempre nello stesso punto, sempre lisce e rotonde come appena raccolte dal greto di un fiume. All'inizio sono solo due o tre, ma in breve tempo le pietre aumentano di numero e i due coniugi sono costretti a chiudere il soggiorno a chiave, perché le pietre sono anche diventate "aggressive".
Alle vicende dei coniugi Saponara si collegano anche le storie degli altri abitanti di Sostigno, tutte riguardanti le pietre, perché in montagna il paese si muove e si assesta insieme alle rocce, è inevitabile, e la vita di questa piccola comunità è legata a doppio filo con esse, una sorta di legame intimo e profondo con la montagna e tutto ciò che la compone.
Tutto appare così surreale, a tratti diventa quasi una storia del terrore, per i poveri Agnese e Ettore, ma anche per gli abitanti del paese, che chiamano vicini e parenti per "indagare" sulla questione e trarre le proprie conclusioni.
E anche il lettore è spinto a trovare le proprie conclusioni alla vicenda in generale.
Raccontando i vari rapporti che le persone instaurano con le pietre che li circondano (c'è chi le osserva rotolare o, come la cuoca del paese, chi ci fa il brodo), Claudio Morandini propone diversi punti di vista, mette in luce alcune cose e da spunti di riflessione per capire perché le pietre si ribellano, si scagliano contro le persone, e perché tutto ha avuto inizio proprio nel soggiorno di Agnese e Ettore Saponara.
Sono arrivata a Morandini proprio sulla scia di questo rotolare di pietre, perché non ho ancora letto Neve, cane, piede. Ne sono rimasta piacevolmente incantata, mi ha ricordato i racconti surreali di Buzzati.
RispondiEliminaHo letto la tua recensione la settimana scorsa, mentre ancora stavo leggendo il libro, e l'associazione a Buzzati l'ho trovata subito molto azzeccata.
Elimina"Neve, cane, piede" è simile ma più crudo e diretto, mi ha colpita nel profondo, e sono sicura ti piacerà.